«L’energia che costa meno è quella che non utilizziamo»
L’UDC e alcune organizzazioni ambientaliste sono contrarie, mentre Governo e Parlamento dicono chiaramente sì alla legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili. Il primo partito in Svizzera però è diviso, così come le associazioni che tutelano la natura. Tra i favorevoli alla nuova legge, alle urne il prossimo 9 giugno, c’è anche il consigliere federale Albert Rösti, a capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). Lo abbiamo intervistato.
I biotopi di importanza cantonale, regionale o locale potranno essere «sacrificati» a vantaggio di impianti eolici o solari. Quali garanzie può dare che il paesaggio non sarà deturpato?
«Ma non si tratta assolutamente di “deturpare il paesaggio”! Questa legge pone le basi per poter produrre più energia da fonti rinnovabili in Svizzera. Se vogliamo rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico è necessario produrre più energia qui, da noi. I pannelli fotovoltaici sui tetti e sulle facciate offrono il maggiore potenziale di produzione e la legge li promuove. In inverno però, quando la nebbia ricopre l’Altipiano, abbiamo bisogno di altre fonti di elettricità. Ed è qui che entrano in gioco le fonti di energia idroelettrica, solare alpina ed eolica. Per quanto riguarda le garanzie, la legge assicura un equilibrio tra la necessità di produrre energia e la protezione della natura».
E per quanto riguarda i biotopi di importanza nazionale?
«I biotopi di importanza nazionale godranno anche in futuro di un’ampia protezione. Inoltre, i Cantoni dovranno indicare quali zone si prestano alla produzione di energia e la legge impone loro di tenere conto degli interessi relativi alla protezione del paesaggio, delle foreste e dei terreni coltivabili. Organizzazioni come il WWF, Pro Natura, BirdLife e Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio sostengono la legge: sono sicuro che hanno analizzato la situazione prima di prendere la loro decisione. Anche per me è fondamentale che si proteggano i nostri paesaggi, la nostra natura e il nostro Paese».
Non ritiene che l’autonomia dei comuni, in questo ambito, possa essere limitata?
«Assolutamente no. La legge non modifica i diritti di partecipazione democratici: le votazioni popolari a livello comunale o cantonale relative ai nuovi parchi solari o eolici resteranno possibili. L’unica eccezione interessa le 16 centrali idroelettriche citate nella legge. Per questi impianti non è più necessario elaborare un piano di utilizzazione. Tutte le altre procedure democratiche, compresi i diritti di ricorso, rimangono tuttavia possibili, anche per queste 16 dighe».
In Svizzera i prezzi dell’energia come cambieranno con un sì alla legge sull’elettricità?
«La legge permette di stabilizzare i prezzi per le famiglie e le PMI. Obbliga i distributori ad acquistare l’elettricità per i clienti fissi - che non sono liberi di scegliere il loro fornitore di energia elettrica - in modo strutturato e a lungo termine. Ciò consente di ridurre i rischi di notevoli fluttuazioni dei prezzi. Il potenziamento delle energie rinnovabili avverrà senza imporre nuove tasse ai consumatori. Il supplemento rete resta fisso a 2,3 centesimi per chilowattora. Ci saranno ovviamente dei costi, ad esempio per il mantenimento e lo sviluppo della rete del trasporto dell’elettricità, ma a prescindere da questa legge. Rifiutare questa legge non ridurrà i costi, al contrario».
Nel 2017, durante la campagna sulla Strategia energetica 2050, l’allora titolare del DATEC Doris Leuthard aveva detto che la fattura dell’energia per un’economia domestica sarebbe aumentata solo di 40 franchi all’anno. Con questa legge, con cifre concrete, i costi dell’energia di quanto potrebbero variare?
«Fare previsioni sull’ammontare di una fattura futura non ha molto senso. Il prezzo di una fattura dipende infatti da numerosi fattori, in particolare dalla strategia di acquisto dei fornitori di energia elettrica sul mercato all’ingrosso. Questi fornitori sono generalmente di proprietà dei Comuni o dei Cantoni. È vero tuttavia che la trasformazione del nostro sistema energetico, in corso anche nei Paesi vicini, influisce pure sui prezzi. La cosa certa è che la legge non comporta alcuna tassa aggiuntiva».
Gli obiettivi di espansione sono troppo elevati da raggiungere al ritmo attuale. L’approvvigionamento energetico sarà davvero garantito? Oppure bisognerà cercare altre vie per assicurare la corrente a prezzi accessibili?
«Ma no, prendiamo ad esempio i dati del fotovoltaico: la crescita registra un record dopo l’altro! La nuova legge crea le condizioni per favorire gli investimenti nelle energie rinnovabili qui in Svizzera. Se vogliamo garantire una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento energetico dobbiamo produrre più elettricità nel nostro Paese, è chiaro. In passato abbiamo fatto troppo affidamento sulle importazioni: la guerra in Ucraina e le centrali nucleari fuori servizio in Francia l’anno scorso ci hanno mostrato che il rischio di penuria di energia elettrica è notevole se dobbiamo contare sugli altri. Questa legge ci permetterà di garantire un migliore approvvigionamento energetico a breve e a medio termine. Tuttavia, entro il 2050, la legge dovrà essere modificata in base all’evoluzione tecnologica e alle necessità del Paese».
La porta del nucleare è da tenere chiusa?
«Le centrali nucleari esistenti potranno continuare a produrre elettricità fintanto che sarà garantita la loro sicurezza. Per il resto, nel 2017 il Popolo ha votato il divieto di costruire nuove centrali nucleari. Sarà probabilmente chiamato a pronunciarsi nuovamente sulla questione a seguito dell’iniziativa «Stop al blackout», che chiede il ritorno al nucleare e che è stata depositata lo scorso febbraio».
A essere particolarmente oggetto di critiche è la creazione di impianti eolici. Secondo una sua stima, entro il 2035 come si svilupperà il mercato dell’eolico?
«La legge non fissa obiettivi specifici per quanto concerne l’energia eolica. È difficile fornire cifre precise sull’evoluzione futura. Gli specialisti dell’Ufficio federale dell’energia stimano che entro il 2035 saranno in servizio in Svizzera tra i 150 e i 200 impianti eolici. Oggi ce ne sono una cinquantina».
La consigliera nazionale Magdalena Martullo-Blocher ha definito il progetto «una fregatura», poiché non consentirebbe davvero di garantire l’approvvigionamento energetico. La sua collega di partito si sbaglia?
«L’UDC è un partito democratico, il più grande in Svizzera. È legittimo che alcuni dei suoi membri abbiano talvolta opinioni divergenti. Per quanto mi riguarda, in qualità di consigliere federale, voglio fare tutto il possibile per garantire che il nostro Paese abbia energia a sufficienza e non soffra di penuria energetica. Una penuria sarebbe catastrofica per la nostra economia e per la nostra popolazione».
Per l’UDC solo le società elettriche traggono vantaggio dalla nuova legge sull’elettricità. È così?
«La legge è sostenuta da innumerevoli organizzazioni, come già detto anche ambientaliste, da partiti, Cantoni, città e da svariati settori. Per quanto concerne le società elettriche, la legge impone loro di mettere in atto misure di efficienza energetica, il che richiederà uno sforzo al settore. Ma l’efficienza energetica è il nostro futuro. L’energia più pulita e che costa meno è quella che non utilizziamo».
Nel giro di pochi mesi c’è stato il ridimensionamento dei progetti alpini di Grengiols e Gondo, nonché alcune battute d’arresto come il Solarexpress nel canton Vallese. Per l’auspicata transizione energetica ci vorrà più tempo del previsto?
«Lei parla di solare alpino, che è un aspetto molto specifico della transizione energetica. Sì, ci sono alcuni freni, è vero, ma ciò dimostra che il Popolo ha voce in capitolo. Ma perché guardare sempre il bicchiere mezzo vuoto? Potrei dirle ad esempio che il progetto Morgeten Solar, nell’Oberland Bernese, è appena stato approvato. Otto progetti di impianti solari alpini sono stati depositati pubblicamente e altri quindici sono stati approvati dal Comune di ubicazione».
Che cosa succede in caso di bocciatura alle urne?
«Credo che il Popolo svizzero si sia reso conto dell’importanza della posta in gioco e che dia valore alla sicurezza dell’approvvigionamento. Un rigetto sarebbe un freno importante alla transizione energetica. Sarebbe inoltre in contraddizione con la volontà espressa dal Popolo appena un anno fa di abbandonare le energie fossili e di arrivare all’obiettivo di emissioni nette pari a zero entro il 2050».