Lipari e Barca sono i due pp aggiuntivi
Veronica Lipari e Simone Barca sono i due nuovi procuratori pubblici che andranno a rinforzare la squadra del pg Andrea Pagani. Il potenziamento del Ministero pubblico si è infine concretizzato dopo il via libera del Parlamento dello scorso marzo al passaggio da 21 a 23 magistrati. Nessuno scossone, dunque: ieri il Gran Consiglio ha seguito li raccomandazioni della Commissione giustizia e diritti ed eletto i nomi proposti nei preavvisi firmati due settimane fa. Per quanto concerne i due magistrati aggiuntivi, entrambi designati al primo turno, Simone Barca (segretario giudiziario, di area leghista) ha ottenuto 69 preferenze su 87 schede rientrate, mentre Veronica Lipari (vicecancelliera del Tribunale penale, di area PS) 47. Nulla da fare, dunque, per il segretario giudiziario Samuele Scarpelli (37 preferenze), per l’avvocata Michela Pedroli (7) e per i segretari giudiziari Stefano Stillitano (6), Luca Guastalla e Riccardo Maiolo (zero schede).
Il plenum ha inoltre scelto con 63 voti l’avvocata Chiara Buzzi (di area PPD) per sostituire Nicola Respini, già sostituto pg e ora neo-presidente della Corte dei reclami penali. Nettamente staccati Scarpelli e Stillitano (rispettivamente 15 e 6 preferenze). Come detto, con l’elezione dei due pp si è conclusa la prima tappa del potenziamento della Procura. Da noi contattato, il pg Andrea Pagani ha salutato positivamente l’arrivo delle nomine, «che vanno a concretizzare l’atteso potenziamento del Ministero pubblico».
Il quarto giudice
Il Gran Consiglio ha scelto altre tre cariche in seno alla Giustizia ticinese. Una di queste rientra in un discorso di potenziamento della Giustizia: René Libotte sarà infatti il quarto giudice dei provvedimenti coercitivi. La vicecancelliera del Tribunale penale cantonale Orsetta Bernasconi Matti è invece stata eletta alla presidenza della Pretura penale con 81 voti. Bernasconi Matti, candidata unica, è di area PLR, la stessa del partente Marco Kraushaar. Infine, va segnalato che Emilie Mordasini è stata eletta con 78 voti quale giudice supplente del Tribunale d’appello.
Le reazioni
Tornando al potenziamento del Ministero pubblico, il voto del Gran Consiglio è stato accolto favorevolmente anche dagli avvocati Paolo Bernasconi e Renzo Galfetti. Ma con l’auspicio che si possa giungere anche alle attese riforme. «Una riforma strutturale è indispensabile e va avviata il prima possibile», premette l’ex pp Paolo Bernasconi. «Il potenziamento non è una goccia nel mare, ma a due condizioni: che i due procuratori aggiuntivi non vengano utilizzati per risolvere casi antichi e che vengano impiegati nei settori scoperti, ossia per contrastare la criminalità informatica. In dieci anni questo tipo di reati è aumentato e l’importanza del danno si è centuplicata».
«Sulle nomine c’è poco da dire, se non la positiva constatazione che sostanzialmente il Parlamento ha seguito le indicazioni degli esperti», commenta invece Galfetti. «Ancora meno da dire c’è sia sul potenziamento che è stato fatto che sulle riforme del Ministero pubblico che ancora attendono. Per la verità – prosegue – si tratta di un silenzio imbarazzato: potenziare prima di riformare non ha infatti nessuna logica. D’altra parte, recentemente tutti – nessuno escluso, dai diretti interessati al Consiglio di Stato, dal Gran Consiglio alle diverse Commissioni – in occasione del rinnovo decennale delle cariche avevano solennemente riconosciuto la necessità e pure l’urgenza di riformare la struttura del Ministero pubblico». Prosegue Galfetti: «Sembrava giunto il momento, tant’è che in Parlamento vi fu la proposta di prorogare di un solo anno il rinnovo delle cariche affinché si procedesse a riformare. Ma quella proposta fu affossata e si procedette alle nomine per dieci anni. Affossando così sia la necessità che l’urgenza declamate pochi giorni prima. Infatti per dieci anni ancora tutto non può che rimanere così com’è, con la solita illusione tipica della burocrazia che si autoriproduce di rimediare alle disfunzioni potenziando. Con il rischio di potenziare non solo l’organico ma pure le disfunzioni».
Il cantiere prosegue, la commissione si china sulla procedura
Con l’elezione dei due procuratori aggiuntivi e quella del quarto giudice dei provvedimenti coercitivi, ieri il Parlamento ha di fatto messo la parola «fine» alla prima tappa di un cantiere di cui si parla da anni: il potenziamento della Giustizia ticinese. E come detto, il plenum non ha riservato sorprese, confermando le proposte della Commissione giustizia e diritti. «Siamo ovviamente molto soddisfatti del risultato. Il Gran Consiglio ha così riconosciuto l’ottimo lavoro svolto dalla commissione negli ultimi mesi», commenta la presidente della Giustizia e diritti Sabrina Aldi (Lega) da noi raggiunta al termine delle votazioni. Ora, però, il lavoro della commissione non si ferma di certo qui: «Nelle prossime settimane ci occuperemo di altri due concorsi che verranno pubblicati a breve per sostituire alcuni partenti: uno in seno al ministero pubblico (il pp capo Arturo Garzoni lascerà a maggio 2022) e l’altro nel Tribunale di appello». Ma ovviamente, precisa Aldi, un altro importante cantiere riguarda il «mandato che il Gran Consiglio ha conferito alla commissione per rivedere il sistema di nomina dei procuratori pubblici e soprattutto l’iter che precede il rinnovo decennale delle cariche».
Con la discussa conferma decennale dei 21 procuratori uscenti (compresi i cinque preavvisati negativamente), alla fine del 2020 il Parlamento aveva infatti dato mandato alla commissione di «approfondire le problematiche di natura organizzativa e procedurale emerse nell’ambito della procedura (...) allo scopo di valutare eventuali necessità di intervento a livello organizzativo e normativo». Per fare ciò, la commissione si è avvalsa dell’esperto indipendente Claude Rouiller e ora i risultati della sua perizia sono sul tavolo dei commissari.
«Il mio augurio – prosegue Aldi – è che alla fine di questo esercizio si arrivi ad avere regole chiare e trasparenti. E ciò nell’interesse di tutti, dei candidati stessi, e più in generale della Giustizia ticinese». Su questo fronte, conclude la deputata leghista, «sentiremo prossimamente i vari attori coinvolti: il Governo, ma pure la Magistratura. Prima di prendere decisioni è importante sapere cosa ne pensa chi sarà direttamente toccato dalle nostre scelte».