Il caso

Ma Coca-Cola ha abbandonato i suoi impegni in favore di imballaggi riutilizzabili?

Gli ambientalisti accusano la multinazionale di Atlanta di aver architettato una grande operazione di greenwashing abbandonando l'idea di contenitori riutilizzabili in favore di bottiglie e lattine prodotte con materiale riciclato
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Red. Online
05.12.2024 09:00

Ma Coca-Cola ha abbandonato il suo obiettivo di raggiungere il 25% di imballaggi riutilizzabili entro il 2030? È quanto denunciano, riporta il Guardian, alcuni attivisti che accusano la multinazionale di una grande operazione di greenwashing.

Nel 2022, infatti, l'azienda di Atlanta aveva promesso che entro il 2030 il 25% delle sue bevande sarebbe stato venduto in bottiglie di plastica o di vetro riutilizzabili o restituibili o in contenitori che possono essere ricaricati in apposti distributori Coca-Cola. Poco prima del vertice mondiale sulla plastica, tuttavia, la multinazionale ha cancellato la pagina del suo sito web che riportava questa promessa. Non solo, ad oggi Coca-Cola non indica più alcun obiettivo riguardo agli imballaggi riutilizzabili.

Rispetto al proprio impegno in favore della preservazione dell'ambiente, la multinazionale di Atlanta precisa di mirare a utilizzare dal 35% al 40% di materiale riciclato negli imballaggi primari (plastica, vetro e alluminio). Coca-Cola vorrebbe poi aumentare l'uso di plastica riciclata a livello globale al 30-35%. Meglio che niente, potrebbero pensare alcuni. In realtà non è così perché anche su questo fronte la multinazionale ha fatto un passo indietro rispetto a quanto precedentemente dichiarato. Fino a qualche tempo fa, infatti, l'obiettivo era di utilizzare il 50% di materiale riciclato negli imballaggi entro il 2030. Non bisogna poi dimenticare che, secondo il rapporto 2023 dell'ONG Break Free From Plastic, Coca-Cola è, per il sesto anno consecutivo, l'azienda al mondo che genera più inquinamento per quanto attiene alla plastica. Il dato trova conferma da un'altra ricerca: quella pubblicata nell'aprile di quest'anno da Science e intitolata Global producer responsibility for plastic pollution.  A ciò si aggiunga poi che, secondo il rapporto Brand Footprint stilato nel 2023 da Kantar, Coca-Cola è l'azienda alimentare i cui prodotti sono i più acquistati al mondo. Sui 416 miliardi d'acquisti analizzati nella ricerca, 6,6 miliardi riguardavano un marchio della Coca-Cola Company. Per rendere l'idea, ogni secondo la multinazionale di Atlanta vende nel mondo 17.360 bottiglie, per un totale di 547,5 miliardi all'anno.  

Il riorientamento della strategia ambientale di Coca-Cola lascia perplessi anche gli attivisti per il clima per i quali è più importante puntare su imballaggi riutilizzabili piuttosto che su bottiglie e lattine riciclate e riciclabili. A detta di chi si batte per la salvaguardia del pianeta, infatti, il più delle volte gli imballaggi riciclati o riciclabili finiscono comunque per inquinare l'ambiente. «L'ultima mossa di Coca-Cola è una masterclass di greenwashing: ha abbandonato gli obiettivi di riutilizzo annunciati in precedenza e ha scelto di inondare il pianeta con altra plastica che non è nemmeno in grado di raccogliere e riciclare efficacemente. Questo non fa che rafforzare la reputazione dell'azienda come primo inquinatore di plastica al mondo», denuncia Von Hernandez, coordinatore globale della campagna Break Free from Plastic.

Coca-Cola, comunque, ha promesso che contribuirà a garantire la raccolta del 70-75% di bottiglie e lattine immesse sul mercato.

Contattata in merito alla questione dal Guardian, Coca-Cola non ha per ora fornito una presa di posizione. In dichiarazioni rilasciate precedentemente alla testata britannica, la multinazionale di Atlanta aveva detto: «Ci preoccupiamo dell'impatto di ogni bevanda che vendiamo e ci impegniamo a far crescere la nostra attività nel modo giusto».

Sponsorizzazione criticabili (e criticate)

Per Coca-Cola finire al centro delle polemiche a causa del suo impatto a livello di inquinamento globale non è comunque una novità. A creare malumori, recentemente, era stata la sponsorizzazione da parte della multinazionale delle Olimpiadi di Parigi. Ad alcuni, infatti, non era andato giù che uno dei maggiori produttori di rifiuti al mondo fosse associato alla rassegna sportiva a cinque cerchi.

Nel novembre del 2022, invece, a far storcere il naso di numerose associazioni che si battono per la preservazione dell'ambiente fu il fatto che l'azienda fosse partner della COP27. In quel caso, il problema fu che uno dei più grandi inquinatori al mondo fosse legato al summit che si concentra proprio sui cambiamenti climatici e sulle strategie da adottare per contrastarli, tra cui la riduzione dell'impiego di combustibili fossili i quali vengono utilizzati per la produzione di bottiglie in plastica.

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