Animali

Mattanza dei delfini, le Isole Faroe si danno un limite

Nel settembre 2021 le immagini del massacro di 1.428 esemplari avevano fatto il giro del mondo – Il Governo limiterà per due anni la controversa Grind consentendo l'uccisione di un massimo di 500 esemplari l'anno
Jenny Covelli
12.07.2022 06:00

Le Isole Faroe limiteranno la controversa mattanza dei delfini, consentendo l'uccisione di un massimo di 500 animali l'anno. Lo scrive la BBC. Una (magra) consolazione, che giunge dopo la bufera per l'abbattimento di oltre 1.400 esemplari nel 2021. Il governo locale delle Isole Faroe, territorio autonomo danese nel Mare del Nord, lo scorso 15 febbraio aveva annunciato di aver avviato discussioni sul futuro della «tradizionale» caccia ai delfini. Proprio il giorno seguente alla consegna di quasi 1,3 milioni di firme per chiederne la messa al bando. Tanto che sui media si era parlato di possibile «svolta». Ma così non è stato. O non proprio. Perché secondo la direttrice di Sea Shepherd Svizzera, Natalie Maspoli Taylor, si tratta comunque di «un grandissimo passo avanti».

Una macabra tradizione

Sea Shepherd si batte dagli anni Ottanta per fermare i «Grind» (o Grindadráp), i «tradizionali» massacri di balene e delfini nelle isole Faroe. Ogni anno, fino a 1.000 globicefali e delfini vengono infatti cacciati e brutalmente uccisi nel protettorato danese. La pratica consiste nel trascinare a riva i mammiferi per massacrarli con coltelli e distribuire la loro carne alla popolazione. «Grind» si riferisce alle balene, «drap» significa macello, o uccisione. Una «tradizione» come viene definita. Pur dipendendo dalla Danimarca per quanto riguarda gli affari esteri, le Isole Faroe sono una nazione autonoma dal 1948 e sono situate in un punto estremamente isolato rispetto al continente europeo, a metà circa tra la Scozia e l'Islanda, nel nord dell'Oceano Atlantico. In passato le importazioni erano meno frequenti e per il sostentamento la popolazione si affidava a pesce, uccelli marini e carne di balena, che in queste zone veniva cacciata già molti secoli fa e che rappresentava una fonte importante di sostentamento. Ma oggi le cose sono cambiate. Di fatto, la Grindadrap attualmente ha quindi a che fare molto più con la tradizione che con la necessità.

Le modalità, poi, sono alquanto discutibili. Tanto che ogni anno le immagini con le baie tinte di rosso inorridiscono il mondo. I cetacei non vengono cacciati in mare aperto, bensì trascinati a riva per poi essere uccisi. Le regole in vigore alle Faroe stabiliscono che gli animali debbano essere uccisi nel modo più veloce possibile, per ridurne al minimo la sofferenza. Vengono spinti da un gruppo di barche verso le acque poco profonde, fino a farli spiaggiare. Muniti di coltello, i «cacciatori» recidono loro il midollo spinale interrompendo il flusso sanguigno verso il cervello. La carne, «il bottino», viene suddivisa tra i partecipanti alla caccia e distribuita alla comunità locale.

Attenzione, immagini esplicite

Il massacro del 2021

Il 12 settembre 2021 un enorme branco di 1.428 delfini atlantici (lagenorinco acuto – Lagenorhynchus acutus) è stato spinto da motoscafi e moto d’acqua per molte ore e per circa 45 chilometri fino alle acque basse della spiaggia di Skálabotnur nelle Isole Faroe, dove uno per uno sono stati uccisi. Sea Shepherd l'ha definita come «la più grande battuta di caccia al delfino o al globicefalo nella storia delle Isole Faroe» (la seconda in termini di grandezza fu di 1.200 globicefali nel lontano 1940), e con ogni probabilità «la più grande mattanza di cetacei mai registrata a livello mondiale». Le immagini hanno fatto il giro del mondo e «il massacro di delfini è stato così brutale e così mal gestito che numerose critiche sono giunte dai media locali e persino da molte persone apertamente pro-caccia, nonché dai politici delle Isole Faroe». Le immagini condivise dagli abitanti del posto mostravano la violazione di numerose leggi locali che regolano la Grind. «Il fatto che una battuta di caccia di tale portata avvenga nel 2021, in una comunità insulare europea così ricca, a sole 230 miglia dal Regno Unito, senza che ci sia alcun bisogno di quell’enorme quantità di carne contaminata, è vergognoso», aveva commentato Rob Read , direttore operativo di Sea Shepherd UK. Questa mattanza è avvenuta verso la fine dell’estate, dopo che i feringi avevano già ucciso 615 esemplari di globicefali, portando così il totale dei cetacei uccisi nel 2021 nelle Isole Faroe alla cifra di 2.043.

E il 15 ottobre è stata lanciata una coalizione globale multistakeholder: «Stop the Grind». La missione è di fare pressione sul governo delle isole Faroe per vietare la caccia Grind sia ai delfini che alle balene. La coalizione sostiene che – nonostante la sua importanza culturale e storica nelle isole Faroe – «la caccia Grind è crudele, insostenibile dal punto di vista ambientale, poco regolamentata, viola gli standard europei e faroesi sul benessere degli animali ed è altamente dannosa per la salute degli abitanti delle Faroe stesse a causa dei livelli tossici di mercurio nella carne di delfino e balena». Ogni anno vengono uccisi un migliaio di globicefali e altri cetacei per mantenere viva un’antica tradizione e ogni anno Sea Shepherd viaggia alle Isole Faroe per fotografare e testimoniare la carneficina al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale. 

«Un grandissimo passo avanti»

Il Governo delle Isole Faroe, dicevamo all'inizio, limiterà (almeno per i prossimi due anni) la controversa caccia ai delfini dalla coda bianca, consentendo l'uccisione di un massimo di 500 esemplari l'anno. Il governo dell'arcipelago ha riconosciuto che il numero di cetacei abbattuti lo scorso anno è stato «insolitamente alto», una cifra che «è improbabile sia sostenibile nel lungo termine». Il governo ha voluto sottolineare che i cetacei catturati costituiscono un «importante supplemento al sostentamento della popolazione delle Isole Faroe» e, pur fissando un limite provvisorio di 500 capi all'anno, ha osservato che anche una quota annuale di circa 825 delfini sarebbe «ben al di sotto dei limiti sostenibili». Dopo il parere del comitato scientifico della North Atlantic Marine Mammal Commission, previsto per il 2024, le autorità delle Faroe riesamineranno il tetto. Il governo ha assicurato anche che prenderà in esame le procedure utilizzate per uccidere i delfini. Ma il provvedimento, limitato nel tempo, riguarda solo la caccia ai delfini, non l'intera tradizione del Grind.

Non bisogna mollare, dobbiamo continuare a mettergli molta pressione

«Ah, il deal è a 500? Una cosa assurda - è stata la prima reazione di Natalie Maspoli Taylor, direttrice di Sea Shepherd Svizzera -. I "cacciatori" non possono contare gli esemplari. Una volta che viene trovato un gruppo di delfini». Ma, poi, ha razionalizzato: «Per anni l'attenzione pubblica è stata ignorata dal Governo. Dicevano "nostre isole, nostra cultura, nostra tradizione, facciamo quello che vogliamo". Invece questo, seppur piccolo e legato solo ai delfini, è un cambiamento positivo». Che si traduce in «un grandissimo passo avanti». Ecco perché «non bisogna mollare, dobbiamo continuare a mettergli molta pressione, opporsi a questa mattanza crudele che non è per niente sostenibile, come invece la definiscono loro, anche perché la carne non viene quasi più mangiata dalla popolazione».

Per Maspoli Taylor quello odierno è «un punto a favore della battaglia» portata avanti da Sea Shepherd. «Io sono stata alle Faroe due volte - conclude -. La seconda volta ho avuto l'occasione di parlare con alcuni giovani locali. E "l'ampio consenso" di cui parla il Governo, citando il fatto che i cetacei hanno sfamato per secoli la popolazione, nella realtà non è così ampio. Inoltre, il loro desiderio è che le isole diventino una destinazione turistica a pieno titolo e la Grind di certo non è un bello spettacolo. Non ci fermeremo. Dobbiamo continuare a essere sul posto e documentare queste mattanze crudeli e inutili».

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