«Meglio sospendere il telelavoro dei frontalieri»
Dal primo febbraio niente più accordo amichevole sul telelavoro dei frontalieri. La decisione - comunicata dalla Segreteria di Stato per le questioni finanziarie a dicembre - è stata confermata a inizio settimana alle parti sociali ticinesi. L'Associazione industrie ticinesi (AITI), a questo punto, ha inviato una comunicazione alle imprese associate AITI - Farma Industria Ticino (FIT) e Associazione ticinese industria orologiera (ATIO): «È ragionevole sospendere o comunque non mettere in atto il telelavoro per i lavoratori frontalieri».
Le motivazioni? L’Agenzia italiana delle entrate ha stabilito che, dal 1. febbraio 2023, se un frontaliere residente nei comuni di frontiera effettuerà anche un solo giorno intero di telelavoro, esso diventerà tassabile in Italia sull’intero ammontare del reddito, perdendo di fatto lo statuto fiscale di frontaliere. Faranno eccezioni i giorni parzialmente lavorati da casa, cioè quei giorni nei quali il frontaliere valicherà comunque il confine e si recherà in Svizzera per lavorare. In sintesi e in particolare, la porzione di reddito dei giorni lavorati da remoto in Italia viene assoggettata a tassazione esclusiva in Italia. Per quanto riguarda le aziende, inoltre, rimane aperta pure la questione relativa all’assoggettamento al fisco italiano quale stabile organizzazione.
Per AITI, l’auspicio «era e rimane quello che Svizzera e Italia sottoscrivano un nuovo accordo amichevole per regolare il telelavoro fra i due paesi, impedendo fra l’altro penalizzazioni dal punto di vista fiscale sia dei lavoratori frontalieri sia delle imprese svizzere (in particolare: dichiarazione di stabile organizzazione e assoggettamento al fisco italiano)».