Bitcoin addio, o quasi: El Salvador si è svegliato dal suo cripto-sogno?
Il governo di El Salvador ha deciso che il Bitcoin non è più considerato valuta legale. Detto in altri termini, non è più obbligatorio accettarlo come mezzo di pagamento. Una vera e propria battuta d'arresto, considerando che il Paese – con cui la Città di Lugano aveva firmato un accordo di cooperazione economica nel 2022 – aveva investito parecchio nella criptovaluta per eccellenza, a immagine del suo presidente Nayib Bukele considerato una sorta di messia della comunità cripto. Alla base della decisione, leggiamo, le pressioni del Fondo monetario internazionale (FMI). L’FMI, riassumendo al massimo, aveva subordinato un prestito di 1,4 miliardi di dollari all’adozione di misure che «mitigassero i rischi del Bitcoin». Logico, verrebbe da dire, dal momento che, come tutte le criptovalute, il Bitcoin è più volatile delle valute tradizionali.
Di per sé, la svolta potrebbe sembrare tutto fuorché epocale: individui e aziende, nel Paese, possono ancora accettare Bitcoin. Ma non saranno più obbligati a farlo. E ancora: gli sportelli bancomat non devono più convertire i Bitcoin in dollari statunitensi. E le tasse andranno pagate in maniera tradizionale. Concretamente, dunque, la rivoluzione cripto del piccolo Stato centroamericano si è fermata o, quantomeno, ha subito una brusca frenata. Il governo, per intenderci, aveva investito oltre 200 milioni di dollari in infrastrutture digitali, fra cui bancomat Bitcoin e un portafoglio digitale chiamato Chivo Wallet.
L'euforia per le criptovalute di Bukele, tuttavia, non ha mai toccato veramente la popolazione. Per incentivarne l'utilizzo, il governo ha regalato 30 dollari a chiunque installasse il portafoglio Chivo. Secondo l'istituto di ricerca Ludop, per contro, un anno dopo il lancio solo il 21% della popolazione aveva utilizzato Chivo Wallet. Nel 2024, la quota era scesa all'8,1%. Quando Bukele aveva introdotto il Bitcoin come moneta legale, nel settembre 2021, i sondaggi avevano rivelato che il 71% dei cittadini era contrario. Molte persone, nel Paese, non hanno un conto in banca mentre la connessione Internet è spesso troppo debole per effettuare transazioni digitali.
I casi di corruzione, per certi versi, hanno fatto il resto. Sono stati scoperti falsi account utente per riscuotere il bonus di 30 dollari, violazioni delle leggi internazionali contro il riciclaggio di denaro e un errore tecnico nel portafoglio Chivo che ha consentito il furto di 840 mila dollari. Secondo il sito web governativo Bitcoin Office, El Salvador possiede attualmente Bitcoin per un valore di oltre 630 milioni di dollari. Non è ancora chiaro chi gestisce gli asset Bitcoin e se questi asset verranno un giorno venduti. Le informazioni del governo, al riguardo, sono estremamente scarse.
Nayib Bukele, detto ciò, rimane un presidente altamente popolare, soprattutto per le sue dure politiche di repressione contro le bande criminali. Con il Bitcoin, voleva reinventare El Salvador. Trasformandolo da un Paese disperatamente povero e problematico a uno Stato fiorente e altamente tecnologico. Una parte importante del suo piano era la cosiddetta Bitcoin City, che Bukele vorrebbe costruire nell’est del Paese, al confine con l’Honduras e il Nicaragua. Da progetto, Bukele vorrebbe sfruttare l'energia geotermica del vulcano Conchagua per fornire alla città l'elettricità necessaria per «estrarre» Bitcoin, come si dice in gergo. Il riferimento è ai calcoli complessi utilizzati per generare nuove unità della criptovaluta utilizzando un elevato consumo di energia.
Il megaprogetto futuristico, si chiede fra gli altri il Tages-Anzeiger, è ancora attuale? Non è dato saperlo. Né Bukele ha fornito ulteriori informazioni. In ogni caso, la battuta d'arresto del Bitcoin non ha lasciato alcuna traccia in termini di autostima. Su X, ad esempio, si fa chiamare il «Re Filosofo». Di recente, invece, ha condiviso delle statistiche sul social network di Elon Musk che dimostrano come sia il capo di Stato con il più alto tasso di approvazione al mondo, superando persino il dittatore russo Vladimir Putin.