Il punto

Casa Bianca, mercati e guadagni sospetti: che cosa c’è dietro il caso Schwab?

Continua a far discutere il video, diventato virale, di Donald Trump che rivolgendosi all'imprenditore dice: «Oggi ha guadagnato 2,5 miliardi di dollari»
Marcello Pelizzari
14.04.2025 20:30

Un invito alla Casa Bianca può trasformarsi in un autogol, volendo ricorrere a un'abusata metafora calcistica. O, peggio, in un uragano mediatico carico di accuse e insinuazioni. Riavvolgiamo il nastro: mercoledì scorso, Charles Schwab ha pranzato con Donald Trump. L'imprenditore, con un patrimonio di 11,2 miliardi di dollari secondo Forbes, è il 203.mo uomo più ricco del mondo. Secondo i più, durante il pasto Schwab si sarebbe appellato al presidente degli Stati Uniti. Della serie: basta con questa storia dei dazi. Mentre il mercato azionario crollava, molti dirigenti di Wall Street hanno sfogato la propria frustrazione in televisione o su X. Altri, invece, hanno cercato di fare pressioni sull'amministrazione Trump. Schwab, per contro, si è accomodato al tavolo con il tycoon. Un privilegio.

Il punto, spiegano gli esperti, è ciò che è successo prima e dopo il citato pranzo. Al mattino, come nei giorni precedenti d'altronde, i titoli borsistici hanno continuato la loro discesa. Quindi, Trump ha annunciato una sospensione di 90 giorni dei dazi. Di qui la considerazione: chiunque, sapendolo in anticipo o sospettando una svolta del genere, avrebbe potuto guadagnare una fortuna in poche, pochissime ore. E questo perché, grazie all'annuncio, i titoli sono tornati a salire. Toccando, metaforicamente parlando, le stelle. Ora, i media statunitensi, e non solo, insistono nel dire che, fra i beneficiari del saliscendi, ci sia proprio Schwab. Lo dicono, evidentemente, perché in un video diventato presto virale, girato nello Studio Ovale da un assistente di Trump, il presidente degli Stati Uniti tira in ballo, apertamente, i guadagni fatti da Schwab. Così Trump, indicando l'imprenditore: «Quello è Charles Schwab. Ha guadagnato 2,5 miliardi di dollari oggi». Sarà vero? O, forse, il tycoon si è semplicemente esibito in un esercizio narrativo? Al momento, lo stesso Schwab ha mantenuto un certo riserbo sulla vicenda. In molti, per contro, hanno sentenziato: siamo di fronte a un episodio di insider trading. L'espressione, parentesi, indica la compravendita di titoli (azioni, obbligazioni e via discorrendo) da parte di chi dispone di informazioni riservate e non ancora pubbliche riguardanti una determinata società quotata in Borsa. In molti Paesi, come Stati Uniti e Svizzera, l’insider trading è punito severamente con sanzioni pecuniarie e/o detentive. E questo perché, nello specifico, chi acquista o vende titoli sfrutta informazioni privilegiate per ottenere un vantaggio economico, violando così i principi di trasparenza e parità d’accesso alle informazioni tra tutti gli investitori.

Schwab, 87 anni, è un volto noto. A suo tempo, aveva combattuto battaglie importanti a Wall Street a favore dei cosiddetti piccoli investitori. Non solo, negli anni Settanta aveva democratizzato il settore finanziario statunitense, aprendo il mercato all'americano comune. Grazie a lui, gli Stati Uniti avevano scoperto di poter acquistare azioni al telefono. Schwab, successivamente, aveva pure fondato una banca a suo nome. Oggi, leggiamo, sono 36 milioni gli americani che detengono un portafoglio azionario strettamente collegato all'imprenditore. 

Californiano, dal 2008 Schwab utilizza la sua ricchezza e la sua influenza per indirizzare, alla bisogna, la politica. George W. Bush lo aveva corteggiato, offrendogli il posto di segretario al Tesoro, ma il diretto interessato aveva gentilmente declinato l'offerta. Nel corso degli anni, ha donato 87 milioni di dollari ai politici di entrambi gli schieramenti, sebbene un'indagine di Open Secrets abbia rivelato che, di recente, Schwab si è orientato piuttosto sui candidati del Partito Repubblicano. Detto dell'offerta di Bush, Trump ha cercato più volte l'imprenditore e miliardario per consigli e strategie. A fine 2024, durante la distribuzione di incarichi e competenze in vista del ritorno alla Casa Bianca del tycoon, l'attuale segretario al Commercio, Howard Lutnick, ha chiesto espressamente a Schwab quali fossero i candidati più adatti. 

Nel Paese in cui Wall Street detta spesso più legge della politica, un pranzo può valere miliardi. Ma quando il confine tra influenza e privilegio sfuma, hanno scritto alcuni osservatori, non è solo la Borsa a tremare: è la fiducia pubblica a pagare il conto.

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