Ucraina

Cassis da Zelensky, la politica svizzera si divide

Come è stata vissuta la visita lampo del presidente della Confederazione a Kiev? Marco Chiesa: «Viaggio inutile e anche controproducente» – Damien Cottier: «Neutralità non significa vivere fuori dal mondo»
Ignazio Cassis ha visitato i sobborghi di Kiev per vedere le conseguenze della guerra e le prime tracce della ricostruzione. © EDA/Pascal Lauener
Luca Faranda
20.10.2022 23:00

Una visita a sorpresa. La prima dallo scoppio della violenta guerra in Ucraina, ma Ignazio Cassis ha voluto essere a Kiev per vedere di persona «le atrocità subite e la sofferenza della popolazione ucraina» e anche per trasmettere la solidarietà della Svizzera agli sforzi per la ricostruzione del Paese.

«La visita testimonia ancora una volta che non è possibile rimanere neutrali quando ci sono sfide enormi a livello di sicurezza per tutta l’umanità e il nostro continente», ha esordito Volodymyr Zelensky, accogliendo il presidente della Confederazione, mentre nel Paese continuano gli scontri e si susseguono le allerte di raid aerei. «Ringrazio la Svizzera per la ferma condanna all’annessione illegale dei nostri territori da parte della Russia. Ci attendiamo che la Confederazione condanni anche il sostegno iraniano in ambito militare», ha aggiunto Zelensky, ringraziando «i veri amici dell’Ucraina» per la visita.

Un viaggio programmato da tempo ma tenuto nascosto fino all’ultimo e che Cassis ha svelato solo questa mattina, affidandosi a un tweet. L’obiettivo della trasferta? «Farmi un quadro della guerra, della situazione umanitaria e dei lavori preparatori per la ricostruzione del Paese», ha scritto Cassis, sottolineando poi di essere «inorridito dalla guerra di aggressione contro le infrastrutture civili e - allo stesso tempo - toccato dalla resilienza dell’Ucraina».

«Nonostante le immagini drammatiche che ci arrivano - e che vediamo tutti i giorni - solo una visita di persona permette di farci un’idea delle atrocità e della sofferenza. Arrivo in un Paese - ha aggiunto davanti ai media a Kiev- diverso da quello che avevo visto quasi esattamente un anno fa», ricordando però il processo di ricostruzione dell’Ucraina che è stato «innescato con la Conferenza di Lugano» di inizio luglio e che proseguirà la prossima settimana con una conferenza a Berlino. «La Svizzera è un paese neutrale, ma neutralità non significa indifferenza», ha ribadito Cassis, precisando che sin dall’inizio Berna ha fermamente condannato l’aggressione russa, prendendo misure immediate per sostenere l’Ucraina.

«Obiettivi irrealistici»

«Sono molto scettico, anzi direi che questo viaggio si situa tra l’inutile e il controproducente», ha criticato il presidente dell’UDC Marco Chiesa. «Inutile perché gli obiettivi descritti o non sono chiari, oppure sono irrealistici. Temo però che si riveli oltremodo controproducente per la nostra neutralità e l’attitudine della Svizzera in questa situazione. Sembra che vogliamo farci riconoscere sempre di più come parte del conflitto e non della soluzione. Ormai il nostro Paese non è più credibile quale mediatore, a maggior ragione con queste iniziative. Ma vogliamo davvero lasciare iniziative di cessate il fuoco a Erdogan?», si chiede il «senatore» ticinese, che bolla il viaggio come «una pantomima». «Questa - aggiunge Chiesa - è la famosa neutralità cooperativa, un concetto che stravolge 200 anni di storia svizzera».

Iniziare subito a ricostruire

Di tutt’altro avviso il consigliere nazionale Damien Cottier (PLR/NE), secondo cui «neutralità non significa vivere fuori dal mondo: la Svizzera deve discutere con le due parti».

A suo avviso, il viaggio di Cassis è importante in ottica ricostruzione: «Bisogna iniziare subito. In un territorio esteso come l’Ucraina ci sono molte zone che sono state colpite all’inizio della guerra, ma che ora sono relativamente calme. Le persone che vivono in queste regioni devono poter tornare ad avere un tetto e dei servizi», afferma il presidente del gruppo PLR alle Camere federali. Lo stesso Cottier, a fine giugno, si era recato a Irpin e in altri luoghi distrutti dal conflitto con una delegazione del Consiglio d'Europa: «Essere sul posto ti permette anche di avere scambi con le autorità locali, parlare con la gente e di farti un’idea ascoltando le persone che vivono in quelle zone. Ma va anche oltre ciò che vedi. È scioccante, da rimanere senza parole. Trovo che sia importante, e penso sia un bene che il ‘ministro’ degli esteri sia andato a vederlo di persona. Anche se è chiaro che si corre un rischio, ma la politica implica talvolata anche un certo coraggio fisico». Già a fine aprile una delegazione parlamentare guidata dalla presidente del Consiglio nazionale Irène Kälin (Verdi/AG), si era recata a Kiev e nei suoi dintorni.

Piccola delegazione

Arrivato in treno dalla Polonia, Cassis è stato accolto alla stazione di Kiev dall'ambasciatore svizzero Claude Wild, dal viceministro degli Esteri Yevhen Perebyinis e da altre autorità ucraine. Nella delegazione che ha intrapreso il viaggio verso est - e che proseguirà in Moldova - c’erano pure la consigliera nazionale Marianne Binder (Centro/AG) e il «senatore» Mathias Zopfi (Verdi/GL). Assieme a loro anche Patricia Danzi, responsabile della Direzione dello sviluppo e della cooperazione in seno al DFAE e Dominique Paravicini, delegato del Consiglio federale per gli accordi commerciali. Chiesa, vice-presidente della Commissione di politica estera e membro di quella delle istituzioni politiche di cui Zopfi è presidente, era all’oscuro: «Non eravamo al corrente di questo viaggio e non se n’è mai parlato nelle commissioni».

La visita di Cassis - accompagnato da membri delle forze speciali del Distaccamento d’esplorazione dell’Esercito 10 - è giunta all’indomani dell’annuncio del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier di rinunciare alla trasferta verso Kiev «per motivi di sicurezza».

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