Stati Uniti

Che cosa c'entra la politica con il disastro di Washington?

Donald Trump ha attaccato a muso duro i Democratici e le cosiddette politiche DEI, senza tuttavia fornire prove – Nel frattempo, le scatole nere dell'aereo scontratosi con il Black Hawk sono state ritrovate
© AP/Evan Vucci
Marcello Pelizzari
31.01.2025 07:30

L’attacco, politico, è arrivato. Puntuale, verrebbe da dire. Lo scontro fra un aereo di linea e un elicottero militare, a Washington, secondo Donald Trump sarebbe stato provocato, da un lato, dall’incompetenza dell’ex Segretario dei Trasporti Pete Buttigieg e, dall’altro, dai programmi di diversità, equità e inclusione della Federal Aviation Administration, la FAA, ovvero l’agenzia che regola ogni aspetto riguardante l’aviazione civile negli Stati Uniti. Nello specifico, durante l’era Biden sarebbero stati assunti come controllori di volo persone non qualificate, con handicap fisici o mentali.

Saranno le indagini, evidentemente, a stabilire le cause dell’incidente, costato la vita a 67 persone. In questo senso, le registrazioni audio del controllo del traffico aereo – condivise online – hanno dato un primo indizio: l’equipaggio del Black Hawk dell’esercito statunitense aveva visto il volo AA 5342 di American Airlines. O, quantomeno, aveva affermato di averlo visto. L’attenzione degli investigatori, secondo i media statunitensi, si sta concentrando altresì sui visori notturni indossati dai piloti dell’elicottero mentre le due scatole nere del Bombardier CRJ700 sono state recuperate nelle gelide acque del Potomac. Oltre quaranta, per contro, i corpi individuati e recuperati dai soccorritori.

Chi sono, davvero, i controllori di volo?

Dicevamo di Trump. E dell’aspetto politico. Il presidente degli Stati Uniti in un secondo momento ha ammesso di non avere prove, concrete, di un legame fra le cosiddette iniziative DEI (Diversity, equity, and inclusion) e l’incidente. A precisa domanda, Trump ha risposto di aver incolpato la precedente amministrazione e i Democratici «perché ho buon senso e, sfortunatamente, molte persone non lo hanno». Non solo, a distanza di ore dalle sue prime dichiarazioni su quanto accaduto il tycoon ha firmato un memorandum che ordina una valutazione immediata della sicurezza aerea e, parallelamente, ordina di elevare la «competenza» rispetto ai programmi per la diversità, l’eguaglianza e l’inclusione. «Alla luce dei danni arrecati alla sicurezza aerea dalle politiche DEI e woke dell’amministrazione Biden, questo memorandum presidenziale ordina al Segretario dei Trasporti e all’amministratore della FAA» di «assicurarsi sostanzialmente che stiamo attivamente annullando tutti quei danni», si legge nel provvedimento. Axios, dati alla mano, ha smentito Trump ricordando che il 71% dei controllori di volo si identifica come «bianco non ispanico».

Il cielo sopra Washington

Al di là delle sparate di Trump, la questione sicurezza rimane centrale, se non centralissima. Che i cieli di Washington siano trafficati è noto, ma con il passare delle ore e grazie al lavoro dei media statunitensi stanno emergendo nuovi particolari. Ad esempio, ventiquattro ore prima dell’incidente un altro aereo in arrivo all’aeroporto Reagan – volo Republic Airlines 4514 – ha dovuto effettuare un secondo avvicinamento dopo aver notato un elicottero militare lungo la rotta. Una conferma, se vogliamo, di quanto sia complicato gestire al contempo operazioni civili e militari.

Nonostante la congestione, l’anno scorso il Congresso ha votato per aumentare il numero di voli giornalieri in partenza dal Reagan. Un voto in controtendenza rispetto alle raccomandazioni di alcuni legislatori e dei leader del settore dell’aviazione, come spiega Vox. Il senatore Tim Kaine, un Democratico, nel riferire di una quasi collisione lo scorso maggio e pensando all’aumento di voli in partenza aveva detto: «Sempre più aerei su questa pista, la più trafficata degli Stati Uniti, non faranno altro che aumentare la possibilità di un incidente significativo».

La mancanza di fondi e di personale

I cieli congestionati, leggiamo, sono una parte dell’equazione. L’altra, almeno a giudicare dall’allarme lanciato da molte compagnie aeree, è legata alla carenza «critica» di controllori di volo negli Stati Uniti. Una carenza legata a doppio filo ai tagli effettuati durante la pandemia e alla conseguente sospensione dei programmi di formazione di nuovi controllori. Sebbene le assunzioni siano aumentate nel 2024, la FAA lo scorso maggio stava affrontando una carenza di circa 3 mila persone in tutto il Paese. È già stato detto, riguardo all’incidente, che al controllo del traffico aereo al momento dello scontro non c’era abbastanza personale.

La carenza di manodopera, detto della pandemia, è dovuta in parte anche alla cronica mancanza di finanziamenti. La FAA, proprio per questo motivo, non è riuscita ad aggiornare le strutture e i sistemi tecnologici.

Visto dall'Europa

Dall’Europa, concludendo, negli ambienti dei piloti si parla molto del «vizio» di molti controllori del traffico statunitensi. I quali, quando un aereo è in fase di atterraggio, offrono la possibilità di un cosiddetto visual approach. In sostanza, l’equipaggio procede con riferimento visivo e senza nuvole verso l’aeroporto e, ancora, deve sempre avere la pista o l’aereo precedente in vista. «Ma è un modo – affermano alcuni – per scaricare la responsabilità della separazione fra velivoli agli equipaggi». A proposito di separazione, c’è chi ha avanzato l’ipotesi che dall’elicottero abbiano dato risposta positiva al contatto visivo ma con l’aeroplano sbagliato. Ma, per dirla con il National Transportation Safety Board, è ancora presto per capire che cosa sia successo, davvero, sopra i cieli di Washington.