Stati Uniti

Che cosa si cela dietro dei dazi del 125% (anzi, del 145%) imposti alla Cina

Il Wall Street Journal e la Casa Bianca hanno fatto chiarezza in merito alla misura annunciata ieri da Donald Trump nei confronti di Pechino
Red. Online
10.04.2025 16:30

(Aggiornato) Al di là della retorica, del linguaggio usato e, in ultima istanza, della possibilità di arrivare a un accordo – «Xi Jinping sa benissimo che cosa deve fare, ci faremo una telefonata e sarà tutto risolto» ha detto al riguardo Donald Trump – la Cina, a oggi, si ritrova con dazi al 125%. Anzi, come ha precisato in seguito la Casa Bianca, del 145%. Una percentuale monstre che, vista da fuori, spaventa. E pone seri interrogativi sul futuro dell'economia mondiale. Ma come è arrivata, la Casa Bianca, a questa cifra? Quale, insomma, il ragionamento di fondo? Il Wall Street Journal ha provato a fare chiarezza.

Quest'anno, leggiamo, il presidente degli Stati Uniti ha già imposto dazi del 20% sulle importazioni cinesi per il ruolo che Pechino avrebbe avuto nel commercio del Fentanyl. Lo scorso febbraio, Washington ha affermato che le sostanze chimiche per la versione illegale dell'analgesico provengono dalla Cina. Secondo la Casa Bianca, le autorità cinesi non hanno intrapreso le necessarie azioni per frenare questa piaga. Pechino, dal canto suo, ha più volte spiegato di non essere a conoscenza di un traffico illegale di Fentanyl. Nello specifico, l'America ha imposto una tariffa del 10% a febbraio cui ne è seguita una seconda, a marzo, sempre del 10%.

La scorsa settimana, invece, il tycoon ha dichiarato che avrebbe imposto un'ulteriore tariffa del 34% alla Cina nell'ambito dei dazi reciproci. Portando il totale al 54%. La Cina, in tutta risposta, ha dichiarato che avrebbe risposto alla politica tariffaria aggressiva di Washington. Scatenando, a sua volta e nuovamente, l'amministrazione Trump, che ha reagito imponendo un ulteriore 50% all'introduzione, mercoledì, del cosiddetto regime tariffario reciproco. Facendo la somma, la Casa Bianca è così arrivata a un totale di 104%. Di nuovo, Pechino ha annunciato dazi vendicativi dell'84% sui beni statunitensi a partire da giovedì, con Washington che a quel punto è salita al 125% riducendo, al contempo, le tariffe al 10% per il resto del mondo.

I dazi del 125% si aggiungeranno a quelli già in vigore all'inizio del secondo mandato di Trump, come le tariffe specifiche per prodotto istituite nel primo mandato e ampliate dal presidente Joe Biden durante i suoi quattro anni di presidenza. Prima dell'ultima escalation, scrive sempre il Wall Street Journal, il Peterson Institute ha stimato che l'aliquota tariffaria media, effettiva, sui beni cinesi era del 104% circa: l'organizzazione, tuttavia, non ha aggiornato la sua analisi perché l'ordine esecutivo di Trump, con le tariffe aggiornate, non è ancora stato pubblicato.

Nel tardo pomeriggio, la Casa Bianca ha chiarito che la tariffa del 125% si aggiunge proprio al 20% imposto per via del Fentanyl. Di conseguenza, da quando Trump è entrato in carica le tariffe imposte contro Pechino sono del 145%. 

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