Il profilo

Chi è Scott Bessent, l'«adulto» alle spalle di Donald Trump

Analisti ed esperti non hanno dubbi: il ruolo del segretario al Tesoro degli Stati Uniti è stato centrale nel convincere il presidente degli Stati Uniti ad annunciare una pausa sui dazi
© AP/CHRIS KLEPONIS /POOL
Red. Online
11.04.2025 12:30

Mercoledì, quando Donald Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni sui dazi, Scott Bessent era al suo fianco. In piedi, silenzioso, defilato eppure centrale. Un soldato, quasi. Al pari di Howard Lutnick, segretario al Commercio, il segretario al Tesoro degli Stati Uniti è una presenza fissa in questi giorni concitati e particolari. Nominato fra i primi se non primissimi, lo scorso novembre, in vista del ritorno del tycoon alla Casa Bianca, Bessent ha guadagnato fama e riflettori soltanto adesso, in piena guerra commerciale. Finanziere navigato, ma anche imbarazzato, ha avuto l’onore (e soprattutto l’onere) di spiegare al mondo che cosa significassero quelle aliquote apparentemente illogiche e insensate.

Bessent è un prodotto di Wall Street. Deve il suo successo in parte a George Soros e in parte a un proprio fondo speculativo, Key Square, specializzato nei movimenti di mercato su larga scala. Chi lo conosce, parla di un uomo riservato e, al contempo, di uno scommettitore audace in campo economico. Donald Trump, in un certo senso, lo teneva d’occhio da tempo. Non tanto, o non solo, perché Bessent in passato ha sostenuto le campagne di candidati democratici, fra cui Al Gore e Barack Obama, ma perché nel 2016 spinse lo stesso tycoon verso la Casa Bianca a suon di milioni. Otto anni più tardi, malgrado i guai giudiziari di Trump, Bessent non ha avuto la minima esitazione: ha scommesso, di nuovo, sul tycoon. Intimamente convinto, scrive fra gli altri Watson, che al pari di un titolo azionario le cattive notizie avrebbero presto lasciato spazio a cieli più sereni facendo schizzare il valore alle stelle.

La scommessa, manco a dirlo, si è rivelata vincente: il cigno «arancione» di Bessent, un chiaro riferimento al cigno nero, una delle metafore più note in economia, relativa a eventi imprevedibili che sconquassano i mercati, è tornato a guidare gli Stati Uniti. Sconfiggendo i sondaggi e gli scettici. La fedeltà di Bessent è stata ricompensata. Trump ha premiato «uno dei pochi sostenitori di Wall Street» – per dirla con lo stesso Bessent – affidandogli una delle cariche più importanti: quella di mantenere a galla e far rifiorire la più grande economia del mondo.

Trump, di lui, dice solo cose buone: agli occhi del presidente il segretario al Tesoro è «uno degli uomini più brillanti di Wall Street», è «rispettato da tutti» e, ancora, «un bell’uomo». Bessent, detto che è un finanziere navigato, è cresciuto in una piccola città della Carolina del Sud: sua mamma, una donna d’affari, si è sposata cinque volte. Il padre, un investitore immobiliare, è finito in bancarotta. Un fatto, questo, che ha scombussolato gli equilibri famigliari e spinto il giovane Scott a cercare e trovare un lavoro già all’età di 9 anni. Più tardi, Bessent ha valutato di entrare nell’Accademia navale ma ha preferito iscriversi a Yale e, in seguito, dedicarsi alla finanza anche perché, in Accademia, avrebbe dovuto mentire sul suo orientamento sessuale. Sposato con l’ex procuratore di New York, John Freeman, e padre di due figli, Scott Bessent oggi siede su una fortuna personale stimata in centinaia di milioni di dollari. La coppia vive a Charleston.

Difficile, venendo alla cronaca recente, capire e stabilire se questo finanziere di lungo corso, con 35 anni di esperienza alle spalle, abbia in qualche modo contribuito all’inversione a U annunciata giorni fa da Trump. Bessent, ai giornalisti, ha spiegato che la sospensione sui dazi era una «strategia fin dall’inizio». Sia quel che sia, mercoledì il segretario al Tesoro era lì, alle spalle di Trump, impettito, durante l’annuncio. Esperti e analisti, in queste ore, riconoscono a Bessent un ruolo «adulto» rispetto alla spinta, definita infantile, di Peter Navarro, consigliere di Trump e fervente sostenitore della politica tariffaria, e Howard Lutnick, altrettanto aggressivo. Bessent, riassumendo, avrebbe garantito un approccio più misurato alla materia. Un’altra scommessa vincente, verrebbe da dire: l’opinione di Bessent ha guadagnato sempre più peso. «C’è stato un cambiamento nell’ordine gerarchico» ha detto una fonte a Reuters.

Anche se, come ha osservato mercoledì Stephen Moore, consigliere ed economista di lunga data di Trump, «il presidente è colui che, alla fine, ha cambiato la sua strategia», il ruolo e l’influenza di Bessent non sono minimamente in discussione. «Penso sia stato Scott ad aver cercato di opporsi ai protezionisti della Casa Bianca, che facevano sempre pressione su Trump per andare oltre sui dazi». Scott Reed, stratega del Partito Repubblicano, intercettato da Politico si è spinto oltre: «Scott Bessent ha dato a Trump i migliori consigli politici ed economici questa settimana». L’episodio chiave, scrive sempre Watson, si sarebbe consumato domenica, in volo, durante un trasferimento dal quartier generale di Trump a Mar-a-Lago a Washington. Il segretario al Tesoro, riassumendo al massimo, avrebbe detto al presidente di adottare un approccio più strutturato alla guerra commerciale e, tralasciando la questione Cina, di aprire ai negoziati con i vari Paesi. Ora, sarà interessante capire le prossime mosse. Di Bessent e, in seconda battuta, di Trump: Wall Street, ieri, è crollata sotto il peso del timore di un conflitto a suon di dazi e controdazi fra Cina e Stati Uniti. Chissà se il segretario al Tesoro, insomma, interverrà su quel +145% inflitto a Pechino e, di rimando, sul +125% sui beni USA annunciato dal Dragone