Tensioni

Chi sono gli Houthi e perché Stati Uniti e Regno Unito li hanno attaccati?

Secondo i funzionari statunitensi sono state colpite oltre una dozzina di posizioni dei miliziani sciiti nell’ovest dello Yemen
© SGT LEE GODDARD/BRITISH ROYAL AI
Red. Online
12.01.2024 09:15

Stati Uniti e Regno Unito, nella notte, hanno lanciato attacchi aerei contro un dozzina e oltre di postazioni Houthi nello Yemen, secondo quanto riferito da funzionari statunitensi. Si tratta della risposta militare più significativa alla persistente campagna del gruppo armato sciita, sostenuto dall'Iran, contro le navi commerciali nel Mar Rosso. Campagna avviata dopo lo scoppio della guerra fra Hamas e Israele a Gaza. Ma chi sono, davvero, gli Houthi? E come sono nati questi attacchi anglo-americani? Proviamo a fare chiarezza.

Chi sono gli Houthi?

Gli Houthi sono un gruppo di miliziani yemeniti. Si chiamano così per via del loro fondatore, Hussein Badreddin al-Houthi, e rappresentano il ramo Zaidi dell'Islam sciita. Emersero negli anni Novanta in contrapposizione all'influenza religiosa sempre più marcata dell'Arabia Saudita nello Yemen. Il gruppo, oggi, conta circa 20 mila combattenti e «occupa» la parte occidentale del Paese, gestendo dunque la costa del Mar Rosso.

Che cosa c'entra l'Iran? E Gaza?

Gli Houthi sono sostenuti dall'Iran nel conflitto di lunga data contro l'Arabia Saudita e, di riflesso, appoggiano Hamas nella guerra di Gaza contro Israele. Poco dopo il massacro compiuto dai miliziani palestinesi il 7 ottobre scorso, l'attuale leader degli Houthi, Abdul Malik Al-Houthi, ha dichiarato che le sue forze erano «pronte a muoversi in centinaia di migliaia per unirsi al popolo palestinese e affrontare il nemico».

Che cosa fanno gli Houthi nel Mar Rosso?

Il Mar Rosso, uno dei canali di navigazione più trafficati al mondo, si trova a sud del canale di Suez, la più importante via d'acqua che collega l'Europa all'Asia e all'Africa orientale. Lo Yemen si trova lungo la costa sud-orientale di questo mare, dove incontra il Golfo di Aden.

Poco dopo l'inizio della guerra di Gaza, gli Houthi hanno iniziato a lanciare attacchi con missili e droni contro le navi commerciali nel Mar Rosso, la maggior parte dei quali è stata intercettata dalle contromisure statunitensi e israeliane.

La situazione è degenerata il 19 novembre scorso, quando i militanti hanno utilizzato un elicottero per sequestrare una nave da trasporto noleggiata da una compagnia giapponese e legata a un uomo d'affari israeliano, rapendo l'equipaggio. Gli Houthi hanno dichiarato che tutte le imbarcazioni percepite come legate a Israele o ai suoi alleati «diventeranno un obiettivo legittimo per le forze armate».

Da quel giorno, gli attacchi alle navi, per lo più senza successo, si sono moltiplicati. Spingendo e costringendo molte compagnie di navigazione a evitare la rotta del Mar Rosso e deviare intorno al Capo di Buona Speranza in Sudafrica, con un notevole aumento dei tempi e dei costi di viaggio.

E gli Stati Uniti come hanno reagito, dunque?

Il 18 dicembre gli Stati Uniti hanno annunciato la formazione dell'operazione Prosperity Guardian in risposta agli attacchi degli Houthi. Washington, idealmente, voleva evitare un confronto diretto con i miliziani. Il 31 dicembre, tuttavia, gli elicotteri della US Navy hanno sparato contro un gruppo di piccole imbarcazioni che tentavano di abbordare una nave container che aveva richiesto protezione. La morte di 10 militanti ha segnato una nuova fase della crisi.

Il 9 gennaio, navi da guerra statunitensi e britanniche hanno abbattuto 21 droni e missili lanciati dagli Houthi, in quello che Londra ha definito il più grande attacco di questo tipo nell'area. Il 10 gennaio, Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha dichiarato che nuovi attacchi avrebbero richiesto e comportato una risposta militare occidentale.

Ma qual è la situazione in Yemen?

Gli Houthi hanno ottenuto il sostegno degli yemeniti sciiti all'inizio del secolo, stufi della corruzione e della crudeltà del presidente Ali Abdullah Saleh, a lungo etichettato come autoritario e alleato dei sauditi, in particolare all'indomani dell'11 settembre e dell'invasione statunitense dell'Iraq. Le proteste popolari e diversi tentativi di omicidio hanno costretto Saleh a dimettersi nel 2012.

Nel 2014 gli Houthi si sono alleati con il loro ex nemico Saleh per conquistare la capitale, Sana'a, rovesciando così il nuovo presidente, Abd Rabbu Mansour Hadi, un anno dopo. Dopo che Hadi è stato costretto a fuggire, il governo yemenita in esilio ha chiesto ai suoi alleati in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti di lanciare una campagna militare per scacciare gli Houthi.

Ne è seguita una guerra civile catastrofica che, secondo le stime delle Nazioni Unite, ha causato 377 mila morti e 4 milioni di sfollati (questi i dati alla fine del 2021).

Gli Houthi hanno di fatto vinto la guerra. Il cessate il fuoco dell'aprile 2022 ha provocato un calo significativo della violenza e i combattimenti sono rimasti in gran parte in sospeso nonostante la scadenza ufficiale della tregua a ottobre.

Come ha reagito la regione agli attacchi degli Houthi?

Molti yemeniti considerano le operazioni degli Houthi nel Mar Rosso come un mezzo legittimo per esercitare pressione su Israele e i suoi alleati in difesa dei civili palestinesi. Non solo, gli analisti affermano che l'intervento degli Houthi ha contribuito a rafforzare il loro sostegno interno. I militanti ritengono inoltre che gli attacchi nel Mar Rosso possano renderli un attore globale più significativo e influente: l'obiettivo è arrivare a rappresentare l'intero Yemen nonostante la presenza di un governo riconosciuto a livello internazionale nel sud del Paese. Nel frattempo, i sauditi stanno cercando di normalizzare le relazioni con l'Iran e di finalizzare un accordo di pace che potrebbe riconoscere il controllo degli Houthi sul nord dello Yemen.