La storia

Dalla barca a vela alla bici, continuano le fughe «fantasiose» dei russi

Le storie di chi cerca di scappare dalla mobilitazione voluta da Vladimir Putin si accavallano: c’è chi ha raggiunto addirittura la Corea del Sud
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Red. Online
10.10.2022 11:59

Mentre Kiev e altre città ucraine si sono svegliate (di nuovo) sotto una pioggia di missili russi, le notizie di cittadini della Federazione alle prese con fughe più o meno eroiche si accavallano. L’obiettivo è uno soltanto, ed è sempre quello: evitare di finire nelle maglie dell’esercito di Mosca ed essere spediti, più o meno tempo zero, in Ucraina. Meglio, molto meglio partire. Anche a costo di rischiare tanto. Se non tutto. Lo abbiamo visto giorni fa, quando la notizia di due russi «spiaggiati» in una remota isola dell’Alaska, nel mezzo dello stretto di Bering, ha fatto il giro del mondo. E riacceso i riflettori sulla lotta alla mobilitazione parziale, che poi tanto parziale non è. C’è chi, forte anche di una certa posizione economica, è riuscito a trasferirsi senza problemi. Ad esempio in Kazakistan, dove i russi stanno confluendo in grandi numeri. Ma c’è anche chi, appunto, ha preso poche cose e cercato, anche con mezzi di fortuna, di andarsene come meglio poteva.

Fino in Corea del Sud

A fine settembre, ad esempio, otto velisti russi hanno lasciato Vladivostok, il cui nome letteralmente significa «dominatrice dell’Est», per raggiungere via mare la Corea del Sud. Ne ha dato notizia il servizio in russo della BBC, specificando che il gruppone aveva pianificato il viaggio fra qualche mese ma, visto l’andazzo, ha deciso di anticipare nettamente i tempi. La traversata è durata cinque giorni, anche perché bisognava evitare le acque nordcoreane. Non esattamente le più amiche del mondo.

Altrove, sono comparsi cartelli e pubblicità che sponsorizzano e vendono viaggi sola andata dai porti russi del Mar Nero. Destinazione? Turchia. Un biglietto da Yalta, città della Crimea occupata, a Sinop in questi giorni costava 1.500 franchi circa.

In bicicletta

C’è chi, con fantasia e, come detto, una dose estrema di coraggio ha tentato strade ancora più assurde. E complicate. Da Murmansk, città di rilevanza strategica per Vladimir Putin e, in tempi di pace, meta di pellegrinaggi turistici per vedere l’aurora boreale in inverno, un ragazzone di 27 anni, Ilya, ha preso la sua bicicletta per un viaggio di quasi 250 chilometri per raggiungere la città di frontiera Kirkenes,

Ilya, ha spiegato il Guardian, si è procurato una bici di seconda mano all’indomani dell’annuncio di Vladimir Putin. Quindi, ha trovato posto su un treno notturno che da Mosca lo ha condotto a Murmansk, nella baia di Kola. Lassù, a nord-ovest. «Per fortuna – ha detto – mi stavo allenando per un triathlon prima che scoppiasse la guerra».

Conosciuta come una cittadina tranquilla, Kirkenes è stata presa d’assalto (in senso buono) da tanti cittadini della Federazione in fuga. Hotel al completo, idem i voli per Oslo. Tutto, pur di non finire in Ucraina. A combattere una guerra che nessuno di questi russi voleva.

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