Il vertice di Washington

Dalla NATO subito gli F-16 a Kiev

Il presidente Joe Biden tenta di arginare in anticipo un possibile scossone legato all’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump e apre all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica - La Gran Bretagna laburista chiede all’Europa maggiore protagonismo
Il vertice NATO in corso a Washington. © Jacquelyn Martin
Dario Campione
10.07.2024 23:00

Le giustificazioni a posteriori con cui l’Ungheria ha tentato di minimizzare la portata istituzionale degli incontri del premier Viktor Orbán con Vladimir Putin e Xi Jinping non hanno convinto i partner europei. L’Unione non sanzionerà Budapest - d’altronde, non avrebbe potuto farlo se non attraverso una procedura contorta e dall’esito incerto - ma ribadisce quanto affermato negli ultimi giorni: con la Russia di Vladimir Putin non si tratta. Non alle condizioni dello zar. E non fuori da un perimetro che comprenda l’integrità territoriale ucraina.

Nel pomeriggio, a Bruxelles, il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’UE - in pratica, gli ambasciatori dei 27 - ha definito le visite di Orbán «strettamente bilaterali» e «non credibili» se compiute unicamente per «sondare la fattibilità e le condizioni per un cessate il fuoco». Nessuno, come detto, ha sollevato la questione della fine o della riduzione della durata della presidenza magiara dell’Unione, né sono state presentate o adottate misure concrete; ma un messaggio chiaro è stato inviato all’Ungheria: basta con le azioni estemporanee e non concordate.

Nell’era della comunicazione social, gli ambasciatori hanno anche fatto notare a Orbán come non sia ammissibile l’utilizzo ambiguo dei simboli. «Tempi, sequenza degli incontri, l’uso degli hashtag della presidenza di turno nelle comunicazioni ufficiali» sono inammissibili. Così come dimostra anche la propaganda di Putin, il quale non ha esitato un solo secondo a sfruttare a proprio vantaggio i goffi movimenti diplomatici del leader ungherese.

«I confini erano chiaramente e deliberatamente confusi, Orbán è andato contro la lettera e lo spirito delle conclusioni del Consiglio Europeo danneggiando l’unità dell’UE», ha confidato all’ANSA una fonte diplomatica. Mentre il servizio giuridico dell’UE presentava un’argomentazione «chiara e forte» sul fatto che tutti gli Stati membri sono vincolati dal principio della «cooperazione sincera», e che la presidenza di turno ha soltanto un ruolo «limitato» nella rappresentanza esterna dell’Unione.

Il post di Zelensky

Se l’Europa si è limitata a bacchettare il tentativo ungherese di dialogo con Putin, la NATO è andata molto oltre. Il vertice aperto questa sera a Washington dal presidente americano Joe Biden è stato l’ennesimo segnale di intransigenza verso la Russia. Oltremodo esplicita la bozza di comunicato finale anticipata dalla Reuters: i 32 Paesi dell’Alleanza atlantica forniranno a Kiev aiuti militari per 43,28 miliardi di dollari entro il prossimo anno. Lanciato anche un ultimatum alla Cina definita «fattore decisivo» dello sforzo bellico di Mosca e Paese che «continua a porre sfide sistemiche alla sicurezza euro-atlantica». E garantito a breve l’invio degli F-16, gli aerei da combattimento che Volodymyr Zelensky aveva richiesto negli ultimi tempi con insistenza e a più riprese. «Sono grato agli Stati Uniti, alla Danimarca e ai Paesi Bassi per aver adottato misure pratiche per raggiungere l’obiettivo di tutti gli ucraini: rafforzare la nostra Aeronautica con gli F-16 - ha scritto Zelensky su X - Prevedo che la nostra coalizione, grazie alle capacità dell’Aeronautica, sarà ulteriormente rafforzata. Gli F-16 avvicinano una pace giusta e duratura, dimostrando che il terrore deve fallire ovunque e in qualsiasi momento».

Il monito della Casa Bianca

Inevitabilmente, la campagna elettorale americana è entrata nel vertice di Washington. Preoccupata di una possibile vittoria di Donald Trump, l’amministrazione USA ha aperto all’ingresso «in tempi certi» dell’Ucraina nell’alleanza. Nel suo intervento, citando Harry Truman, il presidente Joe Biden ha detto che «la NATO è stata creata 75 anni fa nella speranza di alzare uno scudo contro l’aggressione e la paura dell’aggressione. Oggi siamo più forti di quanto non lo siamo mai stati, da quando sono alla Casa Bianca abbiamo raddoppiato il numero di gruppi tattici sul fianco orientale e sia la Finlandia sia la Svezia si sono uniti a noi. Tuttavia, dobbiamo chiederci: che cosa c’è dopo? Come possiamo continuare a rendere lo scudo più forte? La risposta - ha detto Biden - è il rafforzamento della nostra base industriale».

Secondo il leader USA, infatti, «la Russia è sul piede di guerra. Sta aumentando in modo significativo la produzione di armi, munizioni e veicoli con l’aiuto di Cina, Corea del Nord e Iran. Non possiamo quindi permettere che l’alleanza rimanga indietro».

Un riferimento diretto alla corsa presidenziale è arrivato dal neo-ministro della Difesa della Gran Bretagna, John Healey, secondo il quale «i Paesi europei all’interno della NATO dovranno assumersi maggiormente l’onere di difendere l’Occidente contro la Russia di Putin, indipendentemente dall’esito delle elezioni statunitensi del prossimo novembre. Chiunque venga eletto alla Casa Bianca, dobbiamo riconoscere che le priorità americane probabilmente si sposteranno verso l’Indo-Pacifico», ha detto Healey, facendo capire che gli Stati Uniti reindirizzeranno inevitabilmente la loro attenzione militare verso la Cina.