Guerra commerciale

Dazi, ora Xi Jinping cerca alleati in Asia

Il presidente cinese si appresta a effettuare il primo viaggio all'estero con tappe in Vietnam, Malaysia e Cambogia – «Il protezionismo non porterà da nessuna parte e una guerra tariffaria non avrà vincitori»
© KEYSTONE (Athit Perawongmetha/Pool Photo via AP)
Red. Online
14.04.2025 09:02

La Cina registra un export in aumento annuo del 4,5% verso gli Stati Uniti nei primi tre mesi del 2025, a dispetto delle tensioni commerciali e dei dazi di Donald Trump saliti al 145% ad aprile su tutto il made in China e delle pronte ritorsioni mandarine al 125% sui beni made in USA. In base ai dati diffusi dall'Amministrazione generale delle Dogane, il surplus di Pechino verso Washington si attesta nello stesso periodo a 76,6 miliardi di dollari, di cui 27,6 miliardi riferiti solo al mese di marzo. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione dei beni cinesi per singoli Paesi, con spedizioni nel trimestre pari a 115,6 miliardi.

Le esenzioni su smartphone, computer, chip e altri prodotti elettronici annunciate sabato da Washington sono «un piccolo passo per correggere le sue errate pratiche multilaterali», ha commentato il ministro del Commercio di Pechino. Aggiungendo però che serve «un grande passo», cioè «abolire del tutto le tariffe reciproche e tornare al giusto metodo di risolvere le differenze attraverso rispetto reciproco e dialogo tra uguali». Ma la mannaia dei dazi statunitensi tornerà a colpire. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che nuovi dazi sui semiconduttori «entreranno in vigore in un futuro non lontano». Alla domanda su quale sarebbe stata l'aliquota, ha risposto: «Lo annuncerò la prossima settimana». «Nessun Paese si salva» dai dazi americani per gli «ingiusti squilibri commerciali e le barriere non tariffarie che sono stati usati contro di noi, soprattutto dalla Cina», aveva in precedenza affermato Trump. Il segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, lo ha ribadito: «Non possiamo fare affidamento sulla Cina per le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno». E smartphone, computer e altri dispositivi, al momento esentati dai «dazi reciproci», possono essere inclusi in quelli per i semiconduttori. Anche se è improbabile che i dazi su smartphone e chip alla fine siano al livello di quelli «reciproci».

La strategia cinese

Pechino intende mostrarsi ferma ma anche moderata e responsabile, difensore della globalizzazione e del multilateralismo. Il Dragone sta cercando di presentarsi come un'alternativa stabile e affidabile rispetto all'imprevedibilità di Trump che ha prima annunciato e poi in gran parte congelato per 90 giorni i dazi a decine di partner commerciali ad eccezione, appunto, della Cina. Quanto sia importante il fronte internazionale è evidente dall’agenda di Xi Jinping e di tutta la leadership, impegnati in una vera e propria offensiva diplomatica.

Il presidente cinese si appresta oggi a effettuare il suo primo viaggio all'estero con tappe in Vietnam, Malaysia e Cambogia per rafforzare i legami commerciali regionali. In un articolo sul principale quotidiano vietnamita Nhan Dan, Xi ha esortato i due Paesi a «salvaguardare con forza il sistema commerciale multilaterale, la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali e un ambiente internazionale aperto e cooperativo».

Xi ha inoltre ribadito la linea di Pechino secondo cui «una guerra commerciale e una guerra tariffaria non produrranno vincitori e il protezionismo non porterà da nessuna parte», in base al testo rilanciato dal network statale CCTV. E ha chiesto una maggiore cooperazione con il Vietnam nelle catene di approvvigionamento industriali e una più ampia collaborazione nei settori emergenti attraverso le varie iniziative regionali come la Cooperazione dell'Asia orientale e la Cooperazione Lancang-Mekong.

Xi ha pure insistito che Pechino e Hanoi potrebbero risolvere i relativi problemi attraverso il dialogo. «Dobbiamo gestire adeguatamente le divergenze e salvaguardare la pace e la stabilità nella nostra regione. Con una visione lungimirante, siamo pienamente in grado di risolvere adeguatamente le questioni marittime attraverso consultazioni e negoziati», ha aggiunto il leader cinese.

Bloccato l'export di diverse terre rare

Pechino ha pure però sospeso l'export di diversi elementi critici delle terre rare, metalli e magneti, minacciando il blocco delle forniture all'Occidente di componenti essenziali per l'industria bellica, elettronica, automobilistica, aerospaziale, dei semiconduttori e di una vasta gamma di beni di consumo. Il governo cinese, riferisce il New York Times, sta elaborando un nuovo sistema di regolamentazione che, una volta entrato in vigore, potrebbe impedire definitivamente alle forniture di raggiungere alcune aziende, tra cui gli appaltatori militari americani.

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