Donald Trump annuncia i dazi e i tifosi fischiano l'inno statunitense
Fischiare lo Star-Spangled Banner, l'inno nazionale degli Stati Uniti? È successo. Più di una volta. Tant'è che, in Canada, è diventata quasi una moda. L'ultimo episodio in questo senso, domenica, è legato a una partita dei Toronto Raptors, unica franchigia canadese della NBA di basket, contro i Los Angeles Clippers. In precedenza, sabato sera, nella NHL di hockey i tifosi hanno fischiato l'inno americano a Ottawa e Calgary. Si tratta di una prima, intensa risposta ai dazi annunciati da Donald Trump. Fischi sono piovuti, sempre in NHL, a Vancouver, domenica sera, quando i Canucks hanno ospitato i Detroit Red Wings. Patrick Kane, attaccante dei Red Wings, dopo il successo di Detroit si è soffermato proprio sui fischi: «È un peccato, si può capire il punto di vista dei tifosi ma, appunto, è un peccato. E sembra che questa cosa oramai stia succedendo in tutto il Canada».
Trump, sabato, ha dichiarato di voler di tassare le merci provenienti da Canada, Cina e Messico. A molti prodotti in arrivo dai due Paesi confinanti con gli Stati Uniti, Canada e Messico, verrà applicata una sovrattassa del 25%. Le merci provenienti dalla Cina saranno invece soggette a un'imposta del 10%. Rimanendo al Canada, l'energia importata – fra cui gas, petrolio ed elettricità – sarà tassata al 10%. Le nuove regole entreranno in vigore domani a mezzogiorno.
Dicevamo dei fischi: a Chris Boucher, cittadino canadese e giocatore dei Raptors, è stato chiesto un commento dopo quanto successo. «Non avevo mai vissuto un'esperienza simile» ha ammesso. Per poi aggiungere: «D'altra parte, hai visto come ci tasseranno?». Già. Un tifoso presente alla partita, Joseph Chua, ha spiegato ad Associated Press che le tariffe lo colpiranno in modo «abbastanza diretto» visto che lavora come importatore. Tuttavia, ha detto di non ritenere che fischiare sia «la cosa giusta da fare in questa situazione». «Ho un gruppo di familiari americani, amici che vivono negli Stati Uniti e che sono americani, viaggiamo sempre in America, per questo ho pensato che cantare O Canada sarebbe stata una posizione più appropriata» ha detto Chua. «Di solito rimango in piedi. Sono sempre rimasto in piedi durante entrambi gli inni. Mi sono tolto il cappello per mostrare rispetto all'inno nazionale americano, ma oggi ci sentiamo un po' amareggiati. Stavamo già parlando di quali aziende sono canadesi, nello specifico, di quali sono americane, nello specifico, di cosa evitare. Quando andrò a fare la spesa, cercherò sicuramente di evitare prodotti e generi alimentari americani».
I fischi all'inno nazionale statunitense in Canada, storicamente, sono rari. All'inizio degli anni Duemila, i tifosi canadesi avevano fischiato lo Star-Spangled Banner per dimostrare la loro disapprovazione nei confronti della guerra contro l'Iraq condotta dagli Stati Uniti. La NBA, di suo una lega molto politicizzata, è spesso stata teatro di proteste e prese di posizione (anche) importanti. La stella dei Clippers Kawhi Leonard, che vinse un titolo NBA con Toronto nel 2019, e l'allenatore della franchigia losangelina Tyronn Lue non hanno voluto commentare i fischi del pubblico. Lue, in ogni caso, ha detto di apprezzare O Canada: «Ho sentito questo inno molte volte nei playoff, quindi lo conosco a memoria».