Il punto

Donald Trump e caso Daniels, che cosa sappiamo finora?

Dai 34 capi d'accusa alla presenza di una seconda donna, Karen McDougal, passando per le parole del procuratore generale e quelle del tycoon pronunciate in Florida
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Marcello Pelizzari
05.04.2023 10:00

Donald Trump e caso Stormy Daniels: è il momento di un riassunto, che dite? Bene, riavvolgiamo il nastro. L’ex presidente degli Stati Uniti, martedì, si è presentato al tribunale di Manhattan, New York, per essere messo in stato di fermo a margine dell’incriminazione del gran giurì. Incriminazione legata a un presunto pagamento illegale all’attrice porno Stormy Daniels.

Trump, come abbiamo riportato nel nostro articolo live, è stato rilasciato subito dopo essersi dichiarato «non colpevole» per i 34 capi d’accusa per i quali è stato incriminato. Si tratta, in ogni caso, di un evento storico: nella lunga storia degli Stati Uniti e dei suoi presidenti, infatti, mai era successa una cosa simile.

Due donne e 34 capi d'accusa

Trump, come detto, è stato accusato di 34 capi d’imputazione. Il tycoon, in particolare, avrebbe falsificato documenti aziendali e pagato due donne prima delle presidenziali del 2016, allo scopo di impedire la rivelazione e la pubblicazione dei rapporti intrattenuti con lo stesso Trump.

Mai un ex presidente o un presidente in carica aveva dovuto affrontare accuse penali. Trump, leggiamo, avrebbe cercato di nascondere una violazione delle leggi editoriali durante la sua campagna. Le due donne coinvolte nella vicenda sono Stormy Daniels, di cui avevamo parlato qui, e l’ex playmate Karen McDougal.

«Un'interferenza elettorale»

Sguardo cupo, aria di sfida, Donald Trump si è dichiarato «non colpevole» davanti al giudice. Ha dato risposte molto brevi quando gli è stato chiesto se comprendesse o meno la sua posizione e i suoi diritti. Al termine dell’udienza preliminare, durante la quale gli sono stati letti i capi d’accusa, Trump ha lasciato l’aula senza rilasciare commenti o dichiarazioni.

Rientrato in Florida, presso il suo buen retiro a Palm Beach, Mar-a-Lago, Trump si è rivolto alla sua famiglia e ai suoi sostenitori. Rilanciando la solita litania di lamentele contro investigatori, procuratori e rivali politici. Ha bollato le accuse legate alla vicenda Daniels come un’interferenza elettorale, riferendosi alla sua (ri)discesa in campo in vista del 2024.

La legge è uguale per tutti

Chris Conroy, assistente procuratore distrettuale, ha dichiarato che Trump ha falsificato i registri aziendali per comprare il silenzio delle due donne. La mossa, è stato detto, faceva parte di una cospirazione per minare l’integrità delle elezioni del 2016.

La falsificazione di documenti aziendali, nello Stato di New York, di per sé è un reato minore. Punibile con, al massimo, un anno di carcere. Anni che, tuttavia, possono diventare quattro se la falsificazione serve per commettere un altro reato, come violare la legge elettorale.

Il procuratore generale Alvin Bragg, in una conferenza stampa post udienza, ha difeso le accuse formulate a Trump. Riportiamo alcune sue dichiarazioni: «Oggi sosteniamo la nostra solenne responsabilità di assicurare che tutti siano uguali davanti alla legge. Nessuna quantità di denaro e nessuna quantità di potere possono cambiare questo principio americano».

Uno degli avvocati di Trump, Todd Blanche, ha assicurato un’opposizione robusta alle accuse. Aggiungendo che, per quanto sia frustrato, turbato e sconvolto per quanto successo, l’ex presidente è pure motivato.

Se ne può parlare

Trump, al termine dell’udienza, è stato rilasciato senza restrizioni pre-processuali. La prossima udienza è stata fissata a dicembre, mentre il processo vero e proprio inizierà a gennaio 2024. Il giudice Juan Merchan ha stabilito di non imporre un divieto di divulgazione, ovvero un’ordinanza di silenzio riguardo alla vicenda Trump-Daniels. Tuttavia, ha richiesto alle due parti coinvolte di evitare dichiarazioni che potrebbero scatenare disordini civili.

Detto questo, né l’incriminazione né un’eventuale condanna possono impedire, legalmente, a Trump di candidarsi alla presidenza per il 2024.

La foto segnaletica? No, ma...

Stando a due funzionari delle forze dell’ordine, infine, la foto segnaletica di Trump, mugshot nel gergo americano, non è stata scattata martedì. I sostenitori dell’ex presidente, per contro, ne hanno creata una. L’obiettivo? Vendere t-shirt con la finta foto segnaletica e ribadire, una volta di più, che il loro idolo sarebbe vittima di persecuzione.