Il caso

Donald Trump vorrebbe spedire chi brucia le Tesla nelle prigioni di El Salvador

Così il presidente degli Stati Uniti su Truth: «Non vedo l’ora di vedere questi malati terroristi ricevere condanne a 20 anni di carcere per quello che stanno facendo a Elon Musk»
©Ben Curtis
Red. Online
21.03.2025 15:30

Donald Trump non ha usato giri di parole. Come d’abitudine, del resto. Il presidente degli Stati Uniti ha suggerito che, qualora venissero condannati, i responsabili degli atti violenti contro Tesla – un fenomeno in aumento in America – potrebbero finire in un noto carcere di El Salvador.

Parole, queste, che fanno seguito agli sforzi del governo americano e dello stesso Trump nel difendere l’azienda di Elon Musk, stretto alleato e consigliere del presidente. Un’azienda, Tesla, che ha visto crollare tanto le vendite quanto la sua quotazione in Borsa.

Dopo aver promesso di trattare i crimini contro le vetture e le strutture di Tesla come domestic terrorism, ovvero come terrorismo interno, il Dipartimento di Giustizia ieri ha formalmente accusato tre persone. Colpevoli, leggiamo, di aver lanciato molotov per bruciare macchine e showroom di Tesla.

Gli inquirenti hanno affermato che gli incidenti sarebbero legati al movimento #TeslaTakedown, che ha preso di mira l’azienda simbolo di Musk in mezzo per via del ruolo occupato dal miliardario nell’amministrazione Trump. Quello, cioè di responsabile del DOGE, il Dipartimento dell’efficienza governativa. Gli autori di questi atti violenti rischiano dai 5 ai 20 anni di prigione se condannati, ha fatto sapere sempre il Dipartimento di Giustizia.

Così Trump su Truth: «Non vedo l’ora di vedere questi malati terroristi ricevere condanne a 20 anni di carcere per quello che stanno facendo a Elon Musk e Tesla. Forse, potrebbero scontare le pene nelle carceri di El Salvador, che di recente sono diventate famose per le loro condizioni così belle». Una citazione, quella del tycoon, tutto fuorché casuale: gli Stati Uniti, infatti, hanno appena firmato un accordo con il governo di El Salvador. In sostanza, il Paese centroamericano accoglie le persone deportate dagli Stati Uniti. La destinazione finale? La controversa e discussa prigione anti-terrorismo CECOT. Nei documenti depositati in tribunale, Human Rights Watch ha denunciato abusi diffusi nella struttura, tra cui la mancanza di accesso al cibo e all’assistenza sanitaria.

Gli esperti sostengono che l’eventuale invio di cittadini statunitensi a scontare pene detentive in El Salvador violerebbe l’ottavo emendamento della Costituzione: «Non si potranno richiedere cauzioni eccessive, né imporre ammende eccessive, né infliggere pene crudeli e inusitate». La mossa, inoltre, potrebbe entrare in contrasto con il cosiddetto First Step Act che Trump firmò nel 2018 e che, leggiamo, impone che i detenuti, per quanto possibile, vengano incarcerati entro 500 miglia di guida da dove risiedono normalmente.

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