Il punto

Dopo Putin, Zelensky: Trump fa ballare (ancora) il telefono

Il presidente degli Stati Uniti si è detto soddisfatto del colloquio telefonico avuto con l'omologo di Kiev – Russia e Ucraina, intanto, si lanciano accuse reciproche in merito agli attacchi alle infrastrutture energetiche
Red. Online
19.03.2025 18:30

È stato, sin qui, un mercoledì movimentato. Tanto la Russia quanto l’Ucraina, per cominciare, hanno accusato la controparte di aver violato l’intesa raggiunta ieri, al telefono, da Donald Trump e Vladimir Putin, ovvero una tregua di trenta giorni limitata alle infrastrutture energetiche (secondo il Cremlino) o alle infrastrutture «in generale» (secondo gli Stati Uniti).

Lo scambio di prigionieri fra Mosca e Kiev, per contro, si è svolto senza intoppi mentre il presidente degli Stati Uniti, dopo il colloquio con il suo omologo russo, ha chiamato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo stesso Trump, nel commentare quanto discusso, ha parlato di un’ottima telefonata. I due, inciso, non si parlavano direttamente dall’incontro-scontro dello Studio Ovale, il 28 febbraio scorso. L’obiettivo del tycoon, oggi, era uno soltanto: «allineare sia la Russia sia l’Ucraina in termini di richieste e necessità».

Ieri, Putin ha respinto – con astuzia – la proposta di un cessate il fuoco completo di trenta giorni, come aveva domandato Trump, dicendosi tuttavia disponibile a una tregua limitata alle infrastrutture energetiche. Oggi, mercoledì, la realtà ha fatto a pugni, e non poco, con quanto pattuito da Mosca e Washington. L’Ucraina ha colpito un deposito di petrolio in territorio russo; la Russia da parte sua ha colpito obiettivi civili e ha interrotto l’alimentazione di alcune ferrovie. Zelensky, al riguardo, ha spiegato che i continui attacchi di Mosca dimostrano quanto le parole del Cremlino siano lontane dalle azioni dell’esercito e, allargando il campo, che la Russia non è pronta per la pace. «Se i russi non colpiranno le nostre strutture, allora noi non colpiremo le loro» ha dichiarato Zelensky durante un briefing a Helsinki insieme al presidente della Finlandia, Alexander Stubb.

Il Cremlino, dal canto suo, ha detto di aver interrotto gli attacchi pianificati alle infrastrutture energetiche ucraine, anche abbattendo sette droni diretti nel Paese invaso. Al contempo, ha accusato Kiev di non aver annullato i propri attacchi in quello che ha definito un tentativo di sabotare l’accordo di ieri.

Trump, come noto, da tempo ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina, in corso da oramai oltre tre anni. Il suo avvicinamento a Putin, tuttavia, ha innervosito e non poco tanto Kiev quanto gli alleati europei. I quali, ora, temono un’inversione di rotta dopo ottant’anni segnati da una politica estera americana incentrata sulla difesa dell’Europa e dell’espansionismo russo. Alcuni leader europei, tornando ai fatti di queste ore, hanno affermato che il rifiuto di Putin rispetto a una tregua totale è la prova che Mosca, in realtà, non vuole la pace. L’offerta di sospendere temporaneamente gli attacchi alle strutture energetiche ucraine non conta «nulla» e, analogamente, Trump avrebbe dovuto ottenere maggiori concessioni, secondo quanto affermato dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. «Gli attacchi alle infrastrutture civili nella prima notte dopo questa presunta grande telefonata non sono diminuiti» ha dichiarato il ministro all’emittente tedesca ZDF. «Putin sta chiaramente giocando una partita e sono sicuro che il presidente americano non potrà stare a guardare ancora a lungo».

Altri alleati, per contro, si sono detti più fiduciosi. La telefonata Putin-Trump è stata «un primo passo, poi vedremo quando inizieranno i negoziati» ha indicato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, sottolineando che le parti hanno concordato di discutere le proposte di tregua durante gli incontri in Arabia Saudita.

Gli attacchi alle infrastrutture energetiche sono stati una parte importante della guerra, anche perché parliamo di attacchi che hanno colpito e colpiscono lontano dalle linee del fronte. In questi ultimi tre anni, la Russia ha attaccato senza sosta la rete elettrica ucraina, sostenendo che le infrastrutture civili sono un obiettivo legittimo perché facilitano le capacità belliche di Kiev. Gli ucraini, per contro, ritengono che tali attacchi sono diminuiti negli ultimi mesi, con i generatori di energia di riserva che un tempo affollavano le strade di Kiev diventati meno importanti dalla fine del 2024.

Da parte sua, Kiev ha costantemente sviluppato capacità per sferrare attacchi a lungo raggio verso la Russia, utilizzando spesso droni per colpire siti petroliferi e di gas in profondità nel territorio russo. Siti che, a suo dire, forniscono carburante alle truppe russe e introiti per finanziare la guerra.

Negli attacchi subiti questa notte, le autorità regionali ucraine hanno dichiarato che i droni russi hanno danneggiato due ospedali nella regione nord-orientale di Sumy, costringendo all’evacuazione di pazienti e personale. Vicino a Kiev, un uomo di 60 anni è stato ferito mentre gli attacchi aerei hanno colpito case e aziende nel distretto di Bucha, a nord della capitale. Mercoledì gli attacchi hanno danneggiato i sistemi di alimentazione delle ferrovie a Dnipropetrovsk, nel sud del Paese.

Le autorità della regione meridionale russa di Krasnodar hanno dichiarato che un attacco di droni ucraini ha causato un incendio in un deposito di petrolio vicino al villaggio di Kavkazskaya. Nessuno è rimasto ferito nell’incendio, che si è esteso su 3.700 metri quadrati. Il deposito in questione è un terminale ferroviario per le forniture di petrolio russo a un oleodotto che collega il Kazakistan al Mar Nero. Un rappresentante dell’operatore del Consorzio dell’oleodotto del Caspio ha dichiarato che i flussi di petrolio erano stabili; due fonti industriali hanno affermato per contro che l’attacco potrebbe ridurre le forniture russe all’oleodotto.