«E se organizzassimo una partita di hockey?»: la proposta di Vladimir Putin a Donald Trump

E se organizzassimo una partita di hockey su ghiaccio? L’idea, stando a quanto comunicato dal Cremlino, è venuta al presidente russo. Sì, durante la telefonata fra Vladimir Putin e Donald Trump – dalla quale è scaturita una tregua di trenta giorni limitata alle infrastrutture energetiche in Ucraina – c’è stato spazio per parlare (anche) di sport. Che poi, a ben vedere, non è mai solo e soltanto sport.
Banalmente, Putin ha proposto all’omologo statunitense una partita che opponga e comprenda i giocatori dei due Paesi impegnati nella National Hockey League nordamericana e nella Kontinental Hockey League russa. Dati e statistiche alla mano, parliamo di una sessantina di hockeisti russi sotto contratto in America e una dozzina di statunitensi nella massima lega russa. La proposta è stata discussa al termine della telefonata, durata un’ora e mezza.
La Russia, come in molti altri sport, è stata esclusa dalle competizioni internazionali hockeistiche «almeno» fino al 2026. Questo sport, per contro, storicamente è stato spesso teatro di sfide e accese rivalità fra le due superpotenze, in particolare all’epoca dell’Unione Sovietica e della Guerra Fredda. Alle Olimpiadi di Lake Placid del 1980, la squadra statunitense – formata da dilettanti e giocatori universitari – riuscì a battere la formazione sovietica e a conquistare un’incredibile medaglia d’oro. Un’impresa che passò alla storia con l’espressione miracle on ice. Un miracolo, già, considerando che i sovietici venivano da quattro ori olimpici consecutivi nell’hockey. Quel clamoroso 4-3, inciso, venne dipinto (certo con retorica) in un film, Miracle, con protagonista Kurt Russell.
L’impresa, e qui torniamo a Donald Trump, venne sfruttata da Donald Trump nel febbraio del 2020 a Las Vegas, quando portò sul palco alcuni giocatori di quella squadra. Il tycoon, all’epoca, nel presentare quei ragazzi-terribili-ora-cresciuti definì la partita contro l’Unione Sovietica «uno dei momenti più grandi nella storia dello sport».
Il mese scorso, per contro, l’attuale presidente degli Stati Uniti ha telefonato allo spogliatoio della nazionale americana prima di una partita contro il Canada nell’ambito di un torneo denominato 4 Nations Face-Off. Trump ha spiegato ai giocatori di nutrire grande rispetto per loro e di essere «un fan dell’hockey». La sua chiamata, certo, non ha portato fortuna dal momento che i canadesi hanno vinto all’overtime per 3-2. Una sfida, quella, carica di significato e connotazioni politiche considerando la guerra commerciale a suon di dazi e contro-dazi scatenata dallo stesso Trump contro Ottawa, per tacere delle continue rivendicazioni territoriali al grido «il Canada dovrebbe diventare il nostro 51.mo Stato». «Questa vittoria è stata diversa per i miei giocatori» l’analisi, a fine partita, dell’allenatore del canada Jon Cooper. «Non è stata una vittoria per loro stessi. È stata una vittoria per oltre 40 milioni di persone. I ragazzi lo sapevano e hanno fatto la loro parte».
D’accordo, ma la proposta di Putin verrà accolta sì o no? E quali sarebbero i termini? «Siamo appena venuti a conoscenza della conversazione tra il presidente Trump e il presidente Putin» si è limitata a dire la NHL in una dichiarazione a ESPN. «Ovviamente, non eravamo parte di quelle discussioni e sarebbe inappropriato per noi commentare in questo momento».
NHL e KHL hanno organizzato partite di esibizione in passato. Nel 2008, ad esempio, i New York Rangers hanno affrontato il Metallurg Magnitogorsk nella nostra Svizzera nell’ambito della Victoria Cup. Nel 2010, le franchigie NHL hanno giocato due partite contro le squadre della KHL russa come parte della serie Premiere Challenge. Nello specifico, i Carolina Hurricanes hanno affrontato lo SKA San Pietroburgo in Russia mentre i Phoenix Coyotes hanno affrontato la Dinamo Riga in Lettonia.
Il rapporto della NHL con la KHL e, allargando il campo, con la Russia è cambiato radicalmente dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca nel febbraio 2022. La massima lega hockeistica nordamericana ha sospeso i suoi rapporti con la KHL nel marzo 2022, ordinando alle squadre di cessare i contatti con le controparti della KHL e con gli agenti con sede in Russia. Ha anche rescisso il suo accordo di trasmissione delle partite di NHL con la televisione russa.
La Russia, dicevamo, è stata esclusa dal mondo dell’hockey immediatamente dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. È stata bandita, insieme alla Bielorussia, dai tornei internazionali di hockey dalla International Ice Hockey Federation (IIHF) dal 2022. Tale divieto è stato esteso il mese scorso fino alla stagione 2025-26, citando problemi di sicurezza. «Poiché le attuali condizioni di sicurezza non consentono di soddisfare i requisiti necessari per l’organizzazione di tornei che garantiscano la sicurezza di tutti, l’IIHF deve mantenere l’attuale status quo fino a nuovo avviso» ha affermato la stessa IIHF in una nota.
Tale divieto si estende fino alle Olimpiadi invernali del 2026 a Milano, che dovrebbero vedere la partecipazione dei giocatori della NHL per la prima volta dal 2014. Nonostante la decisione dell’IIHF, il Comitato olimpico internazionale avrà comunque l’ultima parola sulla partecipazione di Russia e Bielorussia ai Giochi e, se caso, a quali condizioni.
Detto di Trump, Putin è un noto tifoso di hockey – il suo sport prediletto assieme al judo – tant’è che, occasionalmente, il presidente scende sul ghiaccio per affrontare funzionari governativi e professionisti in pensione in partite di esibizione trasmesse, manco a dirlo, dalla televisione russa. Nel 2019, per dire, il leader del Cremlino aveva segnato otto gol in una partita contro ex stelle della NHL a Sochi. Non è mai solo sport, già.