Stati Uniti

Fra i Dem senza voce, qualcuno è pronto a parlare contro Trump: ecco Chris Murphy

Il senatore del Connecticut è dappertutto: sui social ha raddoppiato i propri follower dopo un'ingente spesa volta a pubblicizzare i propri contenuti – «Dobbiamo creare un movimento: la nostra democrazia è a rischio»
© AP Photo/Alex Brandon (Keystone)
Giacomo Butti
04.03.2025 10:30

Ordini esecutivi, riunioni con funzionari, incontri con capi di Stato. Donald Trump non ha perso tempo in questi primi mesi di secondo mandato. Dichiarazioni forti o pesanti scontri in mondovisione hanno sin qui attirato l'attenzione del mondo sulla politica estera del nuovo (vecchio) inquilino della Casa Bianca. Ma è probabilmente sul fronte interno che il tycoon sta promuovendo i più grandi cambiamenti, smantellando le agenzie che hanno sin qui costituito il governo americano e alimentando manovre finanziarie controverse.

Mentre Kamala Harris, ancora, si lecca le ferite dopo la pesante sconfitta di novembre – e dopo l'uscita di scena di Biden –, il partito democratico si ritrova senza voce. Chi parlerà per l'opposizione? Un nome, in queste ultime settimane, sembra emergere più forte degli altri: quello del senatore del Connecticut Chris Murphy.

Presenza social

Nato nel 1973 a White Plains, cittadina nello Stato di New York, Murphy è entrato nella politica che conta nel 2007, quando ha assunto il ruolo di membro della Camera dei rappresentanti per il Connecticut. Eletto senatore nel 2012 – l'anno del massacro alla scuola elementare di Sandy Hook – il democratico si è, negli anni, creato la reputazione di politico disposto a cercare accordi bipartisan per affrontare i temi più complessi come, appunto, una regolamentazione più severa sulle armi. Non a caso risulta fra i contributori della stesura dell'importante legge sulla sicurezza delle armi firmata da Joe Biden nel 2022, il Bipartisan Safer Communities Act. Nonostante il suo attivismo su temi importanti, tuttavia, negli anni il suo profilo ha fatto fatica ad emergere tra le forti personalità presenti in Senato. Descritto dal New York Times come un politico «non esattamente carismatico», ma cerebrale e serio, Murphy negli ultimi due mesi – dal ritorno di Trump alla Casa Bianca – ha deciso di cambiare marcia.

Come? Sostanzialmente, grazie all'ubiquità. Tiktok, Instagram, YouTube, Facebook: Murphy è dappertutto. Solo nel mese di febbraio, si legge in un'analisi pubblicata da NBC News in collaborazione con il Programma di ricerca sulle opinioni e studi elettorali dell'Università della Pennsylvania, il politico del Connecticut ha speso più di un milione di dollari in pubblicità sulle piattaforme Meta: una cifra che supera quanto da lui sborsato negli ultimi cinque anni messi insieme. Secondo un'altra analisi del New York Times, dal 1. gennaio Murphy ha raddoppiato il suo seguito su Instagram, sia sul suo account privato ufficiale sia su quello politico.

Lotta a Trump

Per quale ragione investire così tanto se elezioni di mid-term sono ancora lontane (e ancor di più le presidenziali 2028)? In una parola: Trump. Fra gennaio e febbraio, Murphy ha utilizzato i social per condurre un attacco frontale a Donald Trump e al miliardario Elon Musk sostenendo che stanno «prendendo illegalmente il potere»: tanti, tantissimi i video registrati nel suo studio di Capitol Hill. In un'intervista rilasciata a NBC News la scorsa settimana, Murphy ha spiegato l'urgenza di  creare un «movimento in tutto il Paese» per mobilitarsi contro «il sequestro del governo da parte dei miliardari e la distruzione della nostra democrazia». Conosciuto proprio per la sua disponibilità a soluzioni bipartisan, ora Murphy non accetta mezze misure: «Può sembrare un po' schizofrenico, ora, usare un linguaggio molto duro nei confronti dei miei colleghi repubblicani. Ma quando qualcuno cerca di prendere il potere, quando qualcuno cerca di distruggere la democrazia, trae vantaggio da persone che sono statiche, che si rifiutano di essere mobili». Secondo Murphy, è necessario agire, e subito: «Non abbiamo un altro anno per combattere questo fenomeno. La nostra democrazia potrebbe sparire in sei mesi». Il concetto è stato ribadito da Murphy a tu per tu con altri media americani, che in questi giorni, uno dopo l'altro, si stanno aprendo alla possibilità che il 51.enne diventi il prossimo volto – e primo interlocutore – del Partito democratico. «In questo momento c'è la possibilità concreta che non ci siano elezioni libere ed eque nel 2028, e tutto il nostro lavoro è volto a garantire che ciò non accada».

Critica ai Dem

Ma la presenza social di Murphy non è rivolta esclusivamente a creare un'opposizione nei confronti del tycoon. Un obiettivo del senatore del Connecticut, emerge nelle interviste rilasciate nell'ultima settimana è anche indurre una presa di coscienza su ciò che di sbagliato hanno fatto i Democratici per giocarsi la Casa Bianca, e aprire una discussione sui cambiamenti necessari per tornare a essere il partito del popolo. «Siamo il partito del cambiamento, il partito del trasferimento del potere da persone potenti a persone che non hanno potere», ha spiegato NBC News. «Ora, invece, sembriamo il partito dello statu quo». Il ritorno di Trump alla Casa Bianca, ha argomentato il senatore, ha spinto i Dem a una discussione: «C'è sicuramente un dibattito interno: dovremmo conservare le forze e attaccare quando il momento è giusto? O usare la tattica di "flood the zone", la stessa utilizzata da Donald Trump, per inondare i media? Sono dell'idea che si debba combattere ogni giorno e che se non lo si fa, la gente non penserà che sia un momento di allarme rosso».

Ma la sconfitta di novembre 2024 è dovuta a circostanze uniche o una debolezza sistemica del partito democratico? Murphy è convinto della seconda ipotesi. «I Democratici hanno sbagliato, nel 2020, a trattare i progressisti quali Warren e il senatore Bernie Sanders come una minaccia per il partito. È passato il messaggio che i Democratici stessero sostenendo una versione della democrazia inclinata verso interessi aziendali e miliardari». Il messaggio, dunque, è di inclusione nei confronti delle altre correnti dem: «Bisogna ripensare gli approcci convenzionali alla politica».