L'intervista

«I Patriot, importanti nel conflitto e come simbolo di alleanza»

Come leggere la visita di Zelensky a Washington? Ne parliamo con Fabrizio Coticchia, professore di Scienze politiche all’Università di Genova, esperto di sicurezza internazionale
©Oliver Contreras /POOL
Paolo Galli
21.12.2022 22:00

Fabrizio Coticchia, professore di Scienze politiche all’Università di Genova, esperto di sicurezza internazionale, ci aiuta a leggere la visita di Zelensky a Washington.

Professore, che valore dobbiamo attribuire alla visita di Zelensky a Washington?
«Sono due gli aspetti rilevanti, al di là dell’elemento materiale. Il primo aspetto evidenzia l’importanza dei leader nella politica estera. Certo, c’è anche l’elemento strutturale, delle relazioni internazionali, e ci sono i fattori materiali, ma i leader continuano a contare moltissimo. E, in questo senso, Zelensky ha svolto un ruolo molto importante nei confronti della propria opinione pubblica. Nei primi momenti del conflitto mostrando la volontà di rimanere e di infondere forza alla popolazione. E poi, come in questo caso, attraverso uno sforzo di comunicazione rispetto agli attori occidentali che hanno fornito all’Ucraina un supporto in termini di intelligence, aiuti economici e militari. Eccoci quindi al secondo aspetto rilevante di questa visita: l’importanza di mantenere alto il livello di attenzione sul conflitto. Sappiamo, da decine di conflitti dimenticati, quanto sia complesso, sul lungo termine, con il perdurare della guerra, mantenere il supporto da parte dell’opinione pubblica».

I Patriot hanno una duplice valenza. Da un lato militare, dall’altro simbolica
Fabrizio Coticchia, professore di Scienze politiche all’Università di Genova

Certo, questa visita fa rumore. Anche perché, al centro, c’è anche l’elemento materiale a cui accennava. I Patriot quale ruolo avranno?
«Da parte ucraina è importante continuare ad avere un flusso di armi, tale perlomeno da permettere alle forze armate di proseguire nel loro sforzo bellico, in particolare nella difesa aerea. Specie in questo momento, in cui la Russia ha focalizzato i propri attacchi sulle infrastrutture ucraine, in tutto il Paese, danneggiando il sistema economico e produttivo di sostegno allo stesso sforzo bellico. I Patriot in questo senso hanno una duplice valenza. Da un lato militare - abbiamo visto la centralità della difesa aerea nel conflitto, e i Patriot hanno un raggio d’azione piuttosto ampio -, dall’altro simbolica. Perché, ricevendo i Patriot, l’Ucraina sottolinea come gli Stati Uniti stiano continuando a fornirle questo supporto dal punto di vista militare, e quindi come sia valida l’alleanza con Washington e l’Occidente».

È un caso che questa visita segua di pochi giorni quella di Putin a Lukashenko?
«Non so quanto sia studiata a tavolino o casuale, ma certo è rilevante che sia avvenuta con questa tempistica, e per di più prima del Natale. Da una parte Putin ha ammesso le difficoltà in Ucraina. Dall’altra Zelensky è stato ritratto a fianco di Biden, degli Stati Uniti, del suo principale alleato. Sì, Putin va in Bielorussia, Zelensky a Washington. Il ruolo di supporto degli Stati Uniti, in questo senso, è stato ed è enormemente maggiore rispetto a quello di qualsiasi altro potenziale attore. La visita insomma è avvenuta - parafrasando Von Clausewitz - all’interno di una costante relazione di gioco tra due volontà. Chiaramente, il primo viaggio ufficiale di Zelensky dall’inizio della guerra non poteva che avere gli Stati Uniti quale meta».

Con questo viaggio, Zelensky vuole rivitalizzare un approccio bipartisan degli USA al sostegno all'Ucraina
Fabrizio Coticchia, professore di Scienze politiche all’Università di Genova

Come pensa reagirà Mosca di fronte a questo nuovo sostegno USA?
«Sono due le reazioni da valutare, in questa situazione. Una è quella di Putin, sì. E la Russia lo ha già dichiarato, sottolineando il ruolo da cattivi degli Stati Uniti: i Patriot diventeranno un target militare. Questo nuovo sostegno verrà quindi tradotto come un segnale di un processo in corso di escalation da parte di Washington. E questo nonostante, per esempio nel Donetsk, la Russia stessa stia continuando ad attaccare città ucraine. Basti pensare a Bakhmut. E interessante è anche questo collegamento: dalla visita al fronte di Bakhmut, sul campo, in una zona circondata da settimane dai russi, a Washington».

Parlava di due reazioni. L’altra?
«Sì, l’altra reazione da valutare, però negli Stati Uniti, è quella dei repubblicani. Il viaggio di Zelensky va visto anche in questo senso, come un modo per rivitalizzare un approccio bipartisan al sostegno al suo Paese. Negli Stati Uniti è forte da parte repubblicana anche la critica nei confronti dell’Ucraina, certamente l’idea di non doverla sostenere con tale generosità. Sappiamo, in termini di politica estera, come sia fondamentale proprio il contesto domestico dei Paesi alleati. Così si spiega il discorso al Congresso, un elemento anche simbolico, per avvicinare un Paese estremamente polarizzato, ben al di là di una legittima politica bipartisan».

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