«I turisti? Bisognerebbe chiudere le frontiere»
«Bisognerebbe mandarli via tutti». E, soprattutto, «chiudere le frontiere». A Barcellona, verrebbe da dire, la misura è colma. I turisti sono tanti. Anzi, troppi. E i residenti, beh, cominciano a non poterne più. Tant'è che nel capoluogo catalano è stato coniato un termine: turismofobia. Ovvero, la paura dei turisti. Frammista all'odio, già. Sentimenti, questi, che stanno accomunando la Spagna nel suo insieme. Iniziative per ingannare il forestiero, d'altronde, spopolano. A Barcellona, ad esempio, alcuni residenti del quartiere El Carmel hanno manomesso i cartelli che indicavano la strada per i vecchi bunker sulla collina Turó de la Rovira, da dove si può godere di una vista panoramica mozzafiato sulla città. Lo hanno fatto perché, banalmente, quel luogo era diventato un punto di ritrovo per tiktoker, amanti di Instagram e, in generale, turisti. I media locali hanno riferito più volte di scontri con i locali, stufi della musica ad alto volume e del chiasso. «È sempre peggio» ha sentenziato una residente in zona Parco Güell, citata dal Blick.
A disturbare, al di là della presenza massiccia di turisti, è il fatto che queste persone si comportino tendenzialmente male. Bloccando strade, portoni, passaggi. E facendo, appunto, rumore, al di là della sporcizia. Molti barcellonesi, non a caso, stanno cercando di vendere o hanno venduto le proprie abitazioni. Meglio lasciarla, una città oramai invasa. C'è chi, addirittura, ha sentenziato: «Siamo stranieri in casa nostra». O, peggio, «qui oramai si parla solo inglese».
Tanto la politica quanto l'economia sono consapevoli della dimensione, a tratti drammatica, del sovraturismo. Barcellona, fra le altre cose, sta agendo con forza per limitare il cosiddetto turismo di giornata. Quello delle crociere, per intenderci. Altrove, la questione è sul tavolo da tempo. «La fobia per il turismo nelle Isole Canarie sta diventando preoccupante», aveva ad esempio dichiarato il nuovo ministro regionale del Turismo Jessica de León. Una polemica che, tuttavia, sarebbe alimentata ad arte da alcuni parti interessate. Jordi Valls, consigliere comunale responsabile dello sviluppo economico di Barcellona, ha invece fatto alcune ammissioni in un'intervista al quotidiano La Vanguardia: «C'è un limite al turismo a Barcellona? Sì, c'è. Abbiamo raggiunto questo limite? Probabilmente sì».
Una cosa, ad ogni modo, appare chiara: i flussi turistici, almeno nell'immediato, non cesseranno. Secondo le previsioni delle autorità, infatti, quest'anno la Spagna firmerà un nuovo record con, pensate, qualcosa come 85 milioni di turisti. Si tratta di un volume superiore (+1,3 milioni) rispetto al picco registrato nel 2019, l'ultimo anno prima della pandemia. Il turismo, da solo, rappresenta il 12% del Prodotto interno lordo spagnolo. In singole regioni, come le Canarie o le Baleari, vale perfino un terzo.
Eppure, la questione va affrontata. Presto, anche. Pedro Marín, il presidente dell'Associazione degli albergatori di Playa de Palma, a Maiorca, è stato chiarissimo al riguardo: «Non è accettabile che i residenti abbiano paura di fare una passeggiata qui», ha dichiarato al quotidiano Última Hora. «Quest'estate ci sono stati stupri, accoltellamenti, furti, droga... Un disastro». Ascrivibile ai troppi turisti. Di qui la richiesta di soluzioni, come una maggior presenza di polizia.
Anche il Ticino, concludendo, ha sofferto e soffre di sovraffollamento turistico. Con conseguenze, diciamo, curiose. Prendete la Verzasca: sovraffollata d'estate, il resto dell'anno combatte contro lo spopolamento. E così, mentre i turisti aumentano, come ha scritto Davide Ilarietti nel suo reportage, con 9.597 pernottamenti l'anno scorso, gli abitanti nel 2023 sono scesi a 785 secondo l'USTAT. Nel 2000, per dire, erano 954. E chissà che cosa direbbero i residenti di Barcellona se, catapultati in valle, vedessero certe scene estive.