Il Giappone trema e rivive il trauma del 2011
Fukushima. Una parola sinonimo di tragedia. Tornata prepotentemente d'attualità oggi, quando la parte centrale del Giappone è stata scossa da pesanti, pesantissime scosse di terremoto e da un'allerta tsunami, poi parzialmente rivista. Le riunioni in famiglia per Capodanno, all'improvviso, sono state interrotte. Le scosse, riferiscono le agenzie, sono state avvertite fino a Tokyo. A oltre trecento chilometri dall'epicentro.
L'Agenzia meteorologica nazionale, subito, ha emesso un'allerta maremoto mentre i canali televisivi, a cominciare dall'emittente pubblica NHK, sono passati in modalità emergenza. Rispolverando la grafica che tutti, nel Paese, temono: una mappa multicolore dell'arcipelago con i colori a indicare le possibili altezze delle onde in ogni regione. Giallo, rosso e viola. A seconda della gravità. La stessa mappa era stata utilizzata in quel terribile 11 marzo 2011. Sebbene molto tempo sia passato da allora, il ricordo di quei momenti continua a perseguitare il Giappone. Tanto politicamente quanto fra le pieghe della società.
Un presentatore di NHK, con fare agitato, ha lanciato con forza una serie di appelli. «Non avete tempo, andate via immediatamente»; «Andate in un terreno più alto»; «Immediatamente, per favore!». E ancora: «Siamo consapevoli che le vostre case e i vostri beni vi sono cari, ma le vostre vite sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Correte nelle zone più alte possibili».
La preoccupazione, al di là delle vite umane, con quattro vittime finora confermate, si è subito concentrata sui reattori nucleari. Sono numerosi, lungo le coste interessate dall'allerta tsunami. Mentre scriviamo queste righe, e dopo un totale di ventuno scosse di magnitudo 4.0 o superiore registrate in poco più di un'ora e mezza, il governo ha spiegato tramite un portavoce che non sono state rilevate anomalie. Di certo, la notte – nel frattempo calata sull'arcipelago – sarà lunga. E complicata. Ad aggravare le cose il fatto che, questo 1. gennaio, molte persone fossero in vacanza. È uno dei rari, rarissimi giorni in cui, solitamente, il Giappone si ferma. Di qui la mancanza di personale nei rifugi.
All'incrocio di quattro placche tettoniche, nella cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico, il Giappone negli anni ha inasprito e di molto le leggi di costruzione. La popolazione, generalmente, è abituata a gestire situazioni di questo tipo. Ma dopo il 2011, appunto, niente è più come prima. L'emotività, oggi, ha preso il sopravvento. Normale. All'epoca, un terremoto di magnitudo 9 e un conseguente tsunami, con onde di decine di metri, fecero circa 19 mila morti. Provocarono, altresì, il disastro alla centrale nucleare di Fukushima, il peggiore dopo Chernobyl nel 1986: i sistemi di raffreddamento di tre reattori della centrale di Fukushima Daiichi, nello specifico, subirono danni gravissimi. Causando una triplice fusione che riversò la ricaduta radioattiva su ampie zone del territorio circostante.
Gli avvertimenti dei media e l'allerta lanciata dalle autorità, oggi, hanno fatto ripiombare un intero Paese nell'incubo. Facendo riaffiorare un trauma nazionale proprio nel giorno in cui, per tradizione, le persone si augurano il meglio per il nuovo anno. Un trauma di cui, ancora oggi, il Giappone porta il segno. A distanza di oltre dieci anni, alcune persone non sono ancora tornate nelle città e nei villaggi attorno all'impianto. E proprio attorno all'impianto la bonifica è ancora in una fase iniziale. La scorsa estate, il governo ha annunciato che avrebbe cominciato a rilasciare le acque reflue radioattive trattate nell'Oceano, lungo un arco di trent'anni. Un piano conforme agli standard di sicurezza stabiliti dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ma contestati sia da alcuni scienziati sia da alcuni pescatori della regione, secondo cui una simile pratica potrebbe danneggiare la loro attività. Per tacere delle tensioni con i governi cinese e sudcoreano.
Fukushima. Una parola sinonimo di tragedia. Tornata a rimbombare, oggi, nella testa dei giapponesi.