Stati Uniti

Il giornalista da 100 milioni di dollari, ora, vuole combattere Donald Trump

Stephen A. Smith, opinionista della NBA, si è detto stufo del «disordine» attuale e, più o meno apertamente, ha manifestato il proprio interesse a candidarsi alle presidenziali del 2028
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Red. Online
25.04.2025 12:00

Stephen A. Smith, 57 anni, ne ha abbastanza. Del «disordine», spiega il diretto interessato. O, meglio, della politica aggressiva di Donald Trump. Il giornalista e opinionista sportivo americano, grande esperto di NBA, è arrabbiato. Con il «suo» Partito Democratico, innanzitutto, reo di aver puntato su un «messaggio progressista» invece di contrastare, con forza, le minacce su cui il tycoon ha impostato la campagna elettorale. Su X, alcuni giorni fa, Smith è passato – metaforicamente ma nemmeno troppo – all'azione. O, meglio, all'attacco. «È ora di smettere di scherzare» ha tuonato. «La vita è bella. Soprattutto alla ESPN/Disney. Odio l'idea di fare il politico. Ma sono stufo di questo casino».

Tradotto: il giornalista, fresco di un nuovo contratto da 100 milioni di dollari con ESPN, sta seriamente prendendo in considerazione l'ipotesi di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti nel 2028. Non solo, domenica – intervenendo a This Week sulla ABC – Smith ha spiegato di avere già molti sostenitori. Fra questi, anche il suo pastore. A conferma, per usare le parole del giornalismo, che fare il presidente o, almeno, provarci «è ciò che Dio ha pianificato per me». E ancora: «Non ho scelta, perché i rappresentanti eletti sono venuti a trovarmi. Gli esperti sono venuti a trovarmi. Persone molto ricche, miliardari e altri mi hanno parlato di comitati esplorativi e cose del genere». Ovvero, c'è interesse – all'interno e all'esterno del Partito Democratico – per Smith. Detto ciò, il giornalista ha chiarito: «Spero che qualcuno più qualificato di me si candidi, ma se tocca a me decidere, ci penserò. Sì, lo farò, perché l'idea di combattere con queste persone di destra o di sinistra non mi disturba affatto. A essere sincero, mi fanno tutti schifo».

Che entrambi gli schieramenti, al momento, lo disgustino è palese. Ma, appunto, è fin troppo evidente che Stephen A. Smith piaccia al Partito Democratico. Al punto che il giornalista si è fatto largo fra i vari candidati in vista delle primarie, almeno stando ai sondaggi dove viaggia attorno al 2%. I rivali interni?  Tim Walz, Gavin Newsom, Pete Buttigieg e Gretchen Whitmer. Se Kamala Harris, in termini di gradimento, sta al 33%, Smith ha quasi colmato il gap con nomi quali Josh Shapiro e il citato Walz (entrambi 3%) e potrebbe puntare con decisione ad Alexandra Ocasio-Cortez (6%), Newsom (7%) e Buttigieg (9%). 

Sia quel che sia, da diverse settimane la star del piccolo schermo, un «orgoglioso capitalista» come ama definirsi, fa il bello e il cattivo tempo. Ha denunciato i «veri» politici di ogni tipo e appartenenza, giurando di non volerci mai e poi mai diventare come loro ma ammettendo di «vedersi» molto bene come «presidente». Alle presidenziali del 2024, aveva votato Kamala Harris. Invano, verrebbe da dire. All'interno della NBA, per contro, Smith si è fatto più di un nemico. Uno, in particolare: sua maestà LeBron James, che non ha gradito granché le critiche rivoltegli dal giornalista in seguito a un alterco avuto in campo. «Deve piantarla di ripetere sempre la stessa cosa, pare sia in tournée con Taylor Swift» ha detto la stella dei Los Angeles Lakers. 

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