«In Colombia lavoriamo per la costruzione della pace»
Raccontare la verità attraverso l'arte per trovare la pace. È questa la missione di Alicia Tellez, drammaterapista partita quasi sette anni fa per la Colombia con l'organizzazione di cooperazione internazionale Comundo. Lì, in quelle terre stravolte dai conflitti e dalla violenza, la donna lavora per un’associazione locale che offre lezioni di circo e teatro alle vittime di queste sofferenze. Di passaggio a Lugano nelle scorse settimane, l'abbiamo intervistata per scoprire cosa stia realmente accadendo in Sud America e come l'arte sia in grado di guarire anche i dolori più marcati.
Un quartiere molto vulnerabile
Alicia, luganese di adozione, ha vissuto 34 anni in Ticino. Originaria del Messico, ci parla della sua professione con entusiasmo. «Sono una drammaterapista e regista di teatro, e lavoro con le vittime di violenza in Colombia, sia sostenendole che contribuendo alla costruzione di leadership fra giovani e anziani». La donna ci parla infatti di una realtà a molti sconosciuta: quella del conflitto colombiano. «Lavoro in una delle aree più vulnerabili del Paese, ossia ad Aguablanca, un quartiere di 750.000 abitanti, fondato dalle persone sfollate dalle zone di guerra, dove il conflitto armato era più pesante. Chi vive qui vive in condizioni estremamente precarie».
Proprio in questo territorio, considerato al giorno d'oggi uno dei più pericolosi dell'intera Colombia, Alicia lavora per un’associazione locale che offre lezioni di teatro a bambini e ad anziani, per aiutarli a esternare il proprio dolore e a lasciarlo andare. «Spesso realizziamo spettacoli col fuoco, performance di carattere sociale o spettacoli per bambini. Io mi occupo della regia, loro invece sono gli attori. Sostengo anche i miei colleghi colombiani affinché si professionalizzino sempre più, assicurando un futuro all’organizzazione. Lo scopo, alla fine del mio interscambio, è che possano continuare da soli questo lavoro importantissimo».
L'arte di lasciar andare
L'idea alla base del lavoro di drammaterapia, come anticipavamo, è proprio quella di riuscire a dare voce alla propria sofferenza, raccontando una verità che troppo spesso fa fatica a essere ascoltata. «L'arte come terapia è uno strumento per riuscire a vedere un po' più da lontano il proprio vissuto. Trasformando le tue esperienze in spettacoli riesci poi a lasciarle andare. Da un certo punto di vista, l'esperienza stessa della creatività è ciò che porta a resilienza nella vita», ci confessa Alicia, quando le chiediamo quali sono i benefici e gli impatti dell'arte sulle vite di queste persone.
Ma quali sono le vicissitudini che vengono messe in scena durante questi spettacoli? «Nel 2021 la Colombia è stata invasa dalle sommosse dopo una serie di riforme sociali che hanno portato a uno sciopero generale. Questi avvenimenti sono stati molto gravi e hanno isolato il nostro quartiere. Quello che abbiamo fatto, dunque, è stato iniziare con un percorso di drammaterapia a smaltire il danno nella psiche e nello spirito, causato da questi eventi. Successivamente abbiamo realizzato uno spettacolo molto potente. Una performance che ancora oggi portiamo per le strade del Paese, raccontando l'impatto che le sommosse hanno avuto nella vita delle persone». Una volta ultimati gli spettacoli di Alicia, le persone si esibiscono tra le strade del quartiere, sotto le case. In alcuni casi, riescono a portare il loro progetto anche in altre città della Colombia, fuori dal quartiere di Aguablanca. «Un altro esempio di spettacolo andato in scena recentemente è quello realizzato con la commissione della verità. È stato creato insieme a 100 anziani vittime del conflitto, di cui 50 si sono anche esibiti. Il senso di questo progetto era raccontare che cosa voglia dire essere sfollati. Ricordo ancora che, al termine dell'esibizione, una di queste persone si è avvicinata a me e mi ha detto: "Sono proprio soddisfatta, perché finalmente la verità è stata detta"».
La verità, ci spiega infatti Alicia, è la chiave. «Lo spettacolo teatrale, in quale modo, filtra il vissuto personale e le emozioni, consentendoci di vederle anche da fuori. La verità non può essere lasciata da parte, perché altrimenti il perdono, la riconciliazione e la non ripetizione dei fatti non possono verificarsi. La verità, in tutti i processi di pace, è l'elemento più importante. E lo dimostrano anche tutte le testimonianze delle persone, che alla fine di un'esperienza teatrale ti dicono che raccontare la verità è stato l'elemento fondamentale, di tutto il processo creativo».
Fondamentale l'ascolto dalla Svizzera
Lavorare a progetti di questo tipo, chiaramente, pone anche delle sfide. Secondo la drammaterapista, la cosa più importante, come persona che offre il suo aiuto e il suo sostegno alle vittime, è avere sempre cura di sé stessi. «Si ha una grande responsabilità di ascolto e fiducia. Le storie di queste persone, dopotutto, sono abbastanza gravi. Per trovare un equilibrio, quindi, è fondamentale anche avere cura di sé stessi, occuparsi di sé. Perché questo è un lavoro a lungo termine, non un intervento di poche settimane. Generalmente, accompagniamo queste persone per sei mesi, o addirittura un anno. Per questo motivo, si deve resistere. E devi avere anche qualcuno che ti ascolti. In tutto questo processo, avere un riferimento in Svizzera, per me, è essenziale per poter parlare, condividere e sentirmi capita».
In questo momento, ci spiega Alicia, per i cooperanti, l'obiettivo è uno solo: costruire la pace. «È un momento importante, difficile, particolare, che ha bisogno di ascolto della comunità internazionale per essere capito. È un momento prezioso per la Colombia, perché stiamo lavorando alla costruzione della pace, ma dall'altra parte c'è chi cerca di ostacolare questo processo».
Se tra le vittime c'è anche l'Amazzonia
Ma torniamo
a parlare di quanto sta accadendo in Colombia. La situazione alla base di
queste violenze, per molti, soprattutto in Europa, è ancora poco conosciuta.
«Stiamo affrontando un'inflazione molto alta dovuta alla pandemia e alla guerra
tra Russia e Ucraina. I prezzi di qualunque cosa sono aumentati notevolmente, e
questo ha impoverito la maggior parte della popolazione. Il governo ora è
socialdemocratico ma, nonostante la povertà, il presidente viene ancora
ascoltato e rispettato. Tuttavia, l'economia è in mano alla destra, e questo
porta a qualche problema». Ma non è tutto. «Nel mio quartiere e nella mia
città, la pericolosità è ormai la stessa di sempre, che parte dal microtraffico
di droga alla criminalità. La guerra, infatti, non si sviluppa mai nelle città,
ma fuori, nelle zone rurali o periferiche. Proprio per questo motivo siamo
invisibili, per certi versi. La guerra è durata tanto e non ha avuto tanta
visibilità, perché nelle città non succede niente». La realtà, però, è
un'altra, e Alicia ce la spiega molto bene. «Nel frattempo, in Colombia
continuano a venire assassinati i leader politici e, soprattutto, continuano a
disboscare l'Amazzonia». Il polmone verde della Terra, infatti, è uno degli
aspetti al centro delle tensioni. «I leader ambientali dell'Amazzonia, in
Colombia, rischiano la morte. Ma il problema non è solo questo. A molti non è
chiaro che quello che succede in Colombia, ma anche in Brasile, concerne tutto
il mondo. Ogni giorno vengono abbattuti tantissimi alberi nella foresta. È
davvero importante portare l'attenzione a questa parte del mondo, perché
l'Amazzonia non è solo un problema colombiano: è il polmone verde di tutto il
mondo».
Maggiori
informazioni su www.comundo.org/it/colombia.