Presidenziali in Russia

La candidatura di Duntsova respinta «per errori di battitura»: «Ricorrerò, non disperate»

La Commissione elettorale centrale russa non ha accettato i documenti presentati dalla 40.enne pacifista contraria alla guerra in Ucraina — «Voglio credere che potremo avere un'altra possibilità»: ora Duntsova potrebbe correre con il partito liberale Jaklobo
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Red. Online
23.12.2023 14:00

Lo avevamo detto giorni fa, presentando il suo profilo. Quella di Yekaterina Duntsova era un'impresa titanica, irrealizzabile. Ma la 40.enne – giornalista e pacifista – ci ha provato lo stesso: presentare la propria candidatura e opporsi a Putin nelle elezioni presidenziali russe del prossimo anno.

Ebbene, è notizia di oggi che Duntsova non potrà nemmeno giocarsela alle urne. La Commissione elettorale centrale russa (CEC) ha respinto i documenti di candidatura presentati dalla donna: il suo nome, dunque, non potrà nemmeno comparire sulle schede elettorali che verranno stampate per il voto di marzo.

«Errori di battitura»

Durante la riunione odierna, riporta il Moscow Times citando il canale Telegram Ostorozhno Novosti, la Commissione elettorale centrale (CEC) ha respinto i documenti di Duntsova, affermando di aver trovato oltre 100 errori «di battitura e di altro tipo». Il membro della CEC Yevgeny Shevchenko, citato dalla BBC, ha affermato: «Abbiamo studiato attentamente i documenti e abbiamo l'impressione che siano stati compilati in fretta e furia, senza rispettare gli standard legali».

L'accettazione dei documenti era un passo fondamentale per aver accesso a una delle ultime, importantissime, tappe: la raccolta – entro il 31 gennaio – di 300 mila firme di elettori in almeno 40 regioni della Russia.

Ricorso

Al termine dell'incontro della CEC, riportano i media locali, Yekaterina Duntsova ha già annunciato di voler ricorrere in tribunale contro la decisione della Commissione. Non solo: sin qui candidata indipendente, Duntsova ha chiesto di poter entrare nella lista del partito liberale filo-occidentale Jabloko. Ma i tempi, appunto, stringono. E il 31 gennaio si avvicina.

«Voglio che tutti noi crediamo che potremo avere un'altra possibilità. Non perdete la fede, non perdete la speranza», ha detto.

Opposizioni

La campagna di Duntsova non è mai stata una passeggiata. Poco dopo averne annunciato l'avvio, Duntsova è stata invitata a recarsi all'ufficio del pubblico ministero nella sua città natale di Rzhev, nella regione di Tver, dove gli agenti di polizia le hanno chiesto di spiegare le varie dichiarazioni che aveva fatto nel suo post su Telegram, nel quale aveva motivato la sfida nei confronti di Putin. Non solo. Dopo che la sfidante di Putin ha annunciato di accettare anche donazioni individuali per il finanziamento della campagna, il suo conto bancario alla VTB, istituto controllato da Mosca, è stato congelato. Ria Novosti – agenzia controllata dal Cremlino – ha affermato, senza portare prove, che Duntsova sarebbe sostenuta da Mikhail Khodorkovsky, imprenditore e oligarca russo in esilio bollato come «agente straniero». 

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