La chiamata ai riservisti e la fuga dei civili
I voli per lasciare la Russia sono andati esauriti in poche ore dopo che Vladimir Putin ha annunciato la «mobilitazione militare parziale», senza specificare quante migliaia di uomini sarebbero stati obbligati a gettarsi nelle trincee ucraine. Tanto che il Cremlino ha dovuto decretare il divieto di espatrio per tutti i maschi adulti senza una preventiva autorizzazione delle autorità. Il passo di Putin precede la convocazione dei referendum nei territori occupati, da domani al 27 settembre. Quattro giorni per raccogliere la scelta della popolazione a cui è chiesto se è favorevole all’annessione. Se l’esito fosse positivo, il Cremlino potrà considerare il contrattacco ucraino nel Donbass come un’azione militare diretta sul territorio russo. Per favorire il successo della consultazione elettorale è stato distribuito agli ufficiali sul campo un vademecum con tutti gli stratagemmi per persuadere la popolazione a sostenere l’annessione. Se occorre anche inviando nelle abitazioni private degli elettori i soldati armati incaricati di «raccogliere la libera espressione di voto». In Russia sono scese in piazza centinaia di persone, in segno di protesta contro l’escalation militare che farà altre migliaia di lutti nel Paese che per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale dovrà richiamare in servizio gli ex militari di leva. Il timore, soprattutto tra i giovani, è che sia solo un primo passo per arrivare a uno stato di guerra vero e proprio anche se il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, si è affrettato a dire che nessuna decisione è stata presa su un’eventuale proclamazione della legge marziale.
Lo spetto dell’atomica
Putin ha affermato, senza fornire prove, che funzionari degli Stati della NATO hanno minacciato di usare armi nucleari contro la Russia, ma dovrebbero sapere che «la banderuola può girare contro di loro», dato che la Russia dispone di «varie armi di distruzione». Quando all’integrità territoriale, «se sarà minacciata useremo certamente tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il nostro popolo. Non è un bluff», ha concluso con il tono di un avvertimento. Da New York il presidente Biden, in un discorso ai leader mondiali durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha reagito confermando che «la Russia ha anche diversi mezzi di distruzione» e che «ancora una volta il presidente Putin ha rivolto esplicite minacce nucleari contro l’Europa». Dal suo canto il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito di ritenere improbabile che Putin possa usare armi nucleari, «non credo che il mondo glielo permetterà». Il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha dal canto suo definito «non accettabile» l’annunciata «mobilitazione». Anche i referendum sull’annessione dei territori occupati in Ucraina, ha detto Cassis, sono illegali e non saranno riconosciuti dalla Svizzera: «Questa guerra si concluderà solo con una soluzione diplomatica».
«Retorica pericolosa»
In un Paese che conta milioni di ex militari di leva come riservisti, il decreto di «mobilitazione parziale» di Putin non precisa quali categorie di ex militari verranno convocati. Il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha spiegato che inizialmente verranno richiamate 300 mila persone su una platea di 25 milioni di potenziali combattenti. In un’intervista all’agenzia Reuters, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha parlato di «retorica pericolosa e sconsiderata», segnalando come il piano di mobilitazione dimostri che i piani militari russi non stiano andando avanti. Nessun ripensamento L’annuncio del Cremlino era atteso martedì sera, ma da Mosca è stato deciso un rinvio senza alcuna spiegazione. Un giallo che ha creato scompiglio nelle cancellerie internazionali. I più ottimisti speravano in un ripensamento, ma le parole pronunciate dal presidente russo mentre i leader mondiali si riunivano nel corso dell’assemblea ONU a New York sono suonate come una sfida in campo aperto, ben al di fuori del perimetro degli scontri. «Noi agiremo passo dopo passo, secondo i nostri piani. Sono sicuro che libereremo il nostro territorio», ha detto Zelensky, in un’intervista alla tedesca Bild, rilasciata dopo il discorso di Vladimir Putin.
Negoziato impossibile?
Nonostante la Borsa di Mosca abbia fatto registrare una nuova caduta dopo l’annuncio di Putin, il rublo ha continuato a riprendersi dai minimi di due mesi fa. Intanto la Germania ha nazionalizzato l’importatore di gas Uniper e la Gran Bretagna ha fissato un tetto al costo all’ingrosso dell’elettricità e del gas per le imprese. I tagli russi alle forniture di gas all’Europa sono una ritorsione in risposta alle sanzioni occidentali. I Governi europei hanno già stanziato quasi 500 miliardi di euro per il riscaldamento invernale nell’ultimo anno e per proteggere i cittadini e le imprese dall’aumento dei prezzi di gas ed elettricità. Ma che il negoziato non sia senza speranza lo conferma il continuo scambio di prigionieri tra i due Paesi. Nelle stesse ore in cui Putin minacciava di fare ricorso «a qualsiasi mezzo» contro Kiev e i suoi alleati, la Russia ha rilasciato 10 prigionieri di guerra stranieri catturati in Ucraina, a seguito di una mediazione del controverso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Un funzionario saudita ha dichiarato che si tratta di 5 britannici, 2 americani, un croato, un marocchino e uno svedese. Alcuni di essi erano stati condannati a morte da un tribunale dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk.