Il caso

La dura detenzione di Cecilia Sala in Iran: «Dorme per terra al freddo e non vede nessuno»

La giornalista italiana è riuscita a parlare con i genitori e il compagno: si trova in isolamento, le hanno confiscato gli occhiali e non ha ricevuto il pacco contenente beni per l'igiene personale
Red. Online
02.01.2025 11:45

Emergono inquietanti dettagli sulle condizioni di detenzione in Iran di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata lo scorso 19 dicembre. La 29.enne si trova in isolamento nel carcere di Evin, con l'accusa generica di aver «violato la legge della Repubblica islamica dell'Iran».

Le nuove informazioni disponibili arrivano dai genitori della giornalista e dal compagno Daniele Raineri, i quali hanno potuto parlare telefonicamente con lei, dopo che pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affrontato la questione nel suo discorso di fine anno.

Cecilia Sala, riportano i media italiani, è detenuta in una cella angusta, non ha un materasso ed è costretta a dormire a terra su una coperta. Una seconda coperta viene utilizzata dalla donna per proteggersi dal freddo pungente di Evin. Le sono stati confiscati pure gli occhiali da vista e non vede nessuno dal 27 dicembre, giorno in cui ha incontrato l’ambasciatrice italiana in Iran Paola Amedei, per 30 minuti.

Secondo il Post, Sala non ha ancora ricevuto il pacco consegnato sabato dall’ambasciata alle autorità del carcere iraniano, il quale conteneva articoli per l’igiene, quattro libri, sigarette, un panettone e una mascherina per coprire gli occhi. Quest’ultimo oggetto, in particolare, avrebbe permesso alla giornalista di proteggersi da un faro sempre acceso. Le guardie carcerarie le passano il cibo, soprattutto datteri, da una fessura della porta, limitando al minimo i contatti umani. La cella d’isolamento - sottolinea ancora il Post - è un metodo di detenzione usato per fare pressione psicologica sui detenuti. La totale solitudine per periodi di tempo prolungati genera infatti sofferenza, ansia e una forte sensazione di disagio.

Dopo l’arresto, le autorità iraniane avevano garantito un trattamento dignitoso per la reporter italiana, ma a quanto pare le cose non stanno andando proprio così. «A Sala è riservato lo stesso trattamento delle prigioniere politiche che affollano le celle del carcere simbolo della repressione della Repubblica islamica. Il metodo è identico: senza dignità», sottolinea il Corriere della Sera.

L'Italia negli scorsi giorni aveva chiesto a Teheran «garanzie totali sulle condizioni di detenzione di Cecilia Sala» e la «liberazione immediata» della giornalista del Foglio e di Chora Media. Una richiesta che si inserisce nel lavoro che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sta portando avanti con la premier italiana Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per arrivare a una rapida e positiva soluzione della vicenda. La stessa giornalista, sin dal giorno dell'arresto, ha chiesto alle autorità italiane di fare presto.

«I tempi e le modalità di detenzione della cittadina italiana Cecilia Sala saranno una indicazione univoca delle reali intenzioni e dell'atteggiamento del sistema iraniano nei confronti della Repubblica italiana», hanno affermato fonti del Ministero degli Esteri.

Cecilia Sala potrebbe esser stata fermata in seguito all’arresto dell’iraniano Mohammad Abedini-Najafabad, un ingegnere esperto di droni detenuto in Italia dal 16 dicembre per conto degli Stati Uniti. Il Corsera fa notare come però in realtà ci siano molte differenze tra le loro storie e - soprattutto - le loro detenzioni: «Abedini ha un materasso, delle coperte, dei libri, dei vestiti, contatti umani. Ha la certezza di un sistema giudiziario che gli garantirà un trattamento giusto, secondo le leggi del diritto internazionale. Sala è ostaggio di un Paese illiberale che sta mostrando tutta la sua ferocia nei confronti di una cittadina straniera che è andata in Iran per fare il suo lavoro con un visto giornalistico regolare», si legge sul quotidiano italiano.

L'Italia chiede spiegazioni

Dopo la diffusione della notizia sulle severe condizioni imposte a Cecilia Sala, l'Italia intende chiedere spiegazioni all'Iran: «Ho dato mandato al segretario generale della Farnesina di convocare l'ambasciatore iraniano a Roma», ha scritto su X il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani, aggiungendo che «l'incontro avverrà alle ore 12. Il governo, come dal primo giorno dell'arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli».

«Il giornalismo non è un reato»

Anche l'Alta rappresentante per la politica estera UE Kaja Kallas è intervenuta, chiedendo «l'immediata liberazione della reporter italiana»: «Nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un reato. Ogni giornalista deve avere la libertà di fare reportage senza paura di essere arrestato o perseguitato. Mentre il mondo affronta la crisi, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai», ha sottolineato Kallas.

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