La Georgia ha la gola secca
La Georgia ha la gola secca. Parliamo della mitica acqua minerale Borjomi, la cui produzione è stata sospesa a causa delle sanzioni varate contro la Russia. Lo ha annunciato l’azienda IDS Borjomi ai media georgiani, ma la notizia è rimbalzata più o meno ovunque. In una dichiarazione, il produttore ha parlato di «situazione difficile». Ribadendo che, in simili circostanze, è di fatto impossibile operare.
L'annuncio
Borjomi è un fiore all’occhiello dell’ex repubblica sovietica. Ha un gusto salato e, specifica il Moscow Times, sarebbe particolarmente consigliata all’indomani di una sbronza colossale. Nonostante rappresenti un orgoglio nazionale, dal 2013 la citata IDS Borjomi è entrata nell’orbita del gruppo russo Alfa. Sì, avete capito bene: russo. Ecco perché il produttore ha parlato, come detto, di «situazione difficile».
In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, lo scorso febbraio, l’istituto finanziario controllato dal gruppo, Alfa-Bank, è finito nel mirino delle sanzioni occidentali. IDS, il 29 aprile, ha quindi annunciato la sospensione della produzione a tempo indeterminato. Citando appunto condizioni complicate e lamentando un accesso limitato ai suoi conti bancari.
Russia e Ucraina
Russia e Ucraina sono (erano) due partner commerciali importantissimi per la Georgia. Il secondo e, a seconda delle classifiche, il quinto o sesto. Nello specifico, Tbilisi esporta le sue prelibatezze culinarie così come le bevande. Il vino georgiano, non a caso, ha subito un duro colpo in seguito allo scoppio del conflitto.
Nel frattempo, tornando all’acqua, il sindacato che rappresenta i lavoratori di Borjomi sta lavorando a stretto contatto con la direzione per proteggere i dipendenti. Ha pure chiesto aiuto al governo georgiano. «Quest’acqua è il nostro ambasciatore nel mondo» ha scritto il citato sindacato in una nota, riaffermando l’importanza dell’azienda per il Paese.
Nazionalizzazione in vista?
Di soluzioni, all’orizzonte, invero ce ne sarebbero. Mamuka Khazaradze, banchiere di spicco e leader di un partito attualmente all’opposizione, ha affermato che lo Stato dovrebbe acquistare la maggioranza del pacchetto azionario di IDS Borjomi – attualmente nelle mani di Alfa – e poi «offrirla», via Borsa, al miglior offerente.
Anni fa, era il 2019, Alfa aveva dato seguito ad alcuni colloqui di massima con Nestlé per cedere questa benedetta maggioranza. Ma l’affare, valutato 630 milioni di dollari, non andò mai in porto. Anche il gruppo Coca Cola si era affacciato alla finestra. Senza successo.
Un po' di storia
Le risorse idriche di Borjomi, in una gola della Georgia centrale, furono scoperte molto, moltissimo tempo fa. Venivano utilizzate già nel primo millennio dopo Cristo. L’acqua, all’epoca, era usata anche per i bagni e non solo per soddisfare la sete.
Fra il Sedicesimo e il Diciottesimo secolo, tuttavia, le fonti finirono nel dimenticatoio. In parte a causa delle varie guerre e del conseguente spopolamento della regione.
La cosiddetta seconda vita dell’acqua Borjomi, per contro, iniziò nel 1829 quando il reggimento granatieri del governorato di Kherson, appartenente all’esercito imperiale russo, venne schierato nella zona per contrastare le forze dell’Impero ottomano. Il colonnello Popov, a comando del reggimento, incuriosito dalle sorgenti minerali trovate dai suoi soldati sulla riva destra del fiume ordinò che le citate sorgenti fossero ripulite e che l’acqua venisse imbottigliata e trasportata alla base militare.
La leggenda narra che Popov, alle prese con disturbi allo stomaco, provò prima di tutti l’acqua e, constatati gli effetti benefici, fece costruire pareti rocciose intorno alle sorgenti oltre a un bagno nelle vicinanze. Quando, nel 1837, sul posto arrivarono i granatieri georgiani il medico Amirov esaminò le componenti di quell’acqua, inviando i risultati a San Pietroburgo e a Mosca. Nel 1841, gli effetti curativi dell’acqua Borjomi erano talmente famosi che il viceré dello zar nel Caucaso, Yevgeni Golovin, la usò per curare sua figlia malata. Il marchio si sviluppò, in seguito, grazie alla dinastia dei Romanov.
In seguito alla Rivoluzione del 1917 e alla creazione della Repubblica Socialista Sovietica Georgiana, nel 1921, l’azienda che gestiva le sorgenti fu nazionalizzata. L’acqua Borjomi, da subito, divenne un prodotto di punta delle esportazioni sovietiche. Ora, si è aperto un nuovo capitolo. Il più complicato e incerto di tutti.