La Russia, le obbligazioni e lo spettro del default
Mentre la guerra vera in Ucraina prosegue, c’è un’altra guerra silenziosa e sotterranea. Tra sanzioni e grandi addii alla Russia, l’Occidente sta combattendo su un altro fronte: quello economico. E mentre anche Marks & Spencer si ritira dalla Russia e nuove sanzioni europee in risposta all’invasione si affacciano sullo scacchiere internazionale, la Russia potrebbe avvicinarsi a un grave default sul debito estero per la prima volta dalla rivoluzione del 1917. Lo spettro di questa crisi incombente è il risultato anche delle sanzioni che hanno immobilizzato molte delle riserve in valuta estera della Russia, mettendo alla prova la capacità del Paese di effettuare rimborsi obbligazionari in dollari.
Più e più volte lo spettro del default russo è stato argomento di discussione, anche se ancora non si è verificato. Questa volta le cose potrebbero essere diverse, ma la Russia potrebbe trovare uno stratagemma per arginare anche gli ultimi blocchi.
La mossa americana sulle obbligazioni russe
Martedì, l'Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro americano ha compiuto un passo importante per spingere la Russia verso un default, annunciando che non avrebbe più consentito al Cremlino di effettuare pagamenti sul debito dovuti agli obbligazionisti americani a partire da mercoledì 25 maggio.
L’amministrazione Biden ha, di fatto, lasciato scadere una licenza che permetteva agli investitori di continuare a ricevere attraverso banche americane i pagamenti di interessi sui bond della Banca Centrale Russa, del fondo sovrano per gli investimenti e dal ministero delle Finanze. Il Cremlino aveva usato JPMorgan Chase e Citigroup come canali per onorare i suoi debiti con gli investitori obbligazionari internazionali. La decisione era abbastanza prevedibile e c’erano già stati dei segnali. La settimana scorsa, infatti, Janet Yellen, segretario al tesoro USA aveva dichiarato che la concessione esisteva «per consentire una transizione ordinata» e per permettere agli investitori di «vendere i titoli». L’aspettativa era che questa licenza «fosse limitata nel tempo».
Però, la maggior parte degli investitori internazionali accorti ha già probabilmente provveduto a liquidare le proprie partecipazioni, sapendo a cosa potrebbe andare incontro.
Questa è l'ultima sanzione contro quel paese da parte degli Stati Uniti in risposta all'invasione russa dell'Ucraina. In pratica, è scaduto quel lasciapassare che aveva consentito a Mosca di continuare a effettuare i pagamenti sulle obbligazioni. Questo aveva consentito alla Russia di rispettare le precedenti scadenze di pagamento del debito, sebbene fosse stata costretta ad attingere alle riserve di valuta estera accumulate per effettuare pagamenti.
Le agenzie come Standard & Poor's e Moody's avevano già abbassato il rating del Paese: il debito russo era stato declassato a marzo. Ciò già squalifica acquisti dei principali investitori e rende già di per sé difficile per il Paese ricevere fondi sui mercati internazionali.
L’amministrazione americana ha imposto sanzioni alla banca centrale russa, ma aveva emesso questa licenza speciale che esentava i pagamenti sulle obbligazioni, consentendo alla Russia di continuare a onorare i pagamenti. Quella licenza, ovvero quella clausola, doveva scadere questa settimana, ma il Dipartimento del tesoro afferma che tale licenza non sarà rinnovata. In pratica, significa che le banche americane non saranno in grado di elaborare i pagamenti quando la Russia proverà a inoltrarli. Tale mossa aumenta le probabilità che la Russia vada in default sul suo debito. Una violazione degli impegni, cosa che Mosca ha cercato di evitare dall’inizio della guerra in Ucraina, sembra più prossima.
Le mosse della Russia
Ad ora, la Russia ha anticipato il pagamento di due titoli in scadenza, cercando di arginare ancora una volta lo spettro del default. La cosa era già nell’aria e Mosca ha cercato di arginare il problema. I pagamenti delle due scadenze obbligazionarie su due titoli (uno in dollari e l’altro in euro) previsti per il 27 maggio sono stati, infatti, anticipati a venerdì 20 maggio, per arginare il blocco del 25 maggio, anche se ancora non si sa se siano andati a buon fine. Le prossime scadenze sui debiti sono due pagamenti dovuti entro il 23 di giugno. Anche se si tratta di obbligazioni che possono fare conto sul periodo di grazia di 30 giorni. Ciò significherebbe che, se la Russia non riuscirà ad arginare il problema, la questione del default sarebbe rimandata entro la fine di luglio.
L’effetto delle sanzioni
Le sanzioni occidentali imposte dopo l'invasione e le contromisure di Mosca hanno reso più complicato il trasferimento di denaro attraverso i confini, anche se la Russia si è impegnata a continuare a pagare gli obbligazionisti. Le attività della banca centrale russa sono state congelate, per impedire che utilizzi i suoi 630 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Questo aveva provocato un crollo del rublo del 22%, facendo al contempo aumentare il prezzo delle merci importate e causando un’inflazione maggiorata al 14%. Il rublo, poi, si è ripreso in seguito a manovre russe per supportarlo. Le principali banche del Paese erano state rimosse dal sistema Swift dei pagamenti e molte aziende hanno lasciato il Paese. Sanzioni e blocchi, alla lunga, potrebbero influire non solo sulla Russia, nel suo complesso, ma anche sulla fiducia di altri Paesi, come la Cina.
Scenari
Sebbene colpita da sanzioni finanziarie dalla fine di febbraio, la Russia ha -fino ad ora- provveduto ai suoi obblighi nei confronti degli obbligazionisti internazionali. Ma se gli obbligazionisti, chiaramente, non riceveranno i soldi, la Russia potrà diventare inadempiente sul debito. Il Paese dovrebbe così cercare metodi e percorsi alternativi per effettuare i pagamenti, ma il punto è se sarà in grado di farlo o meno.
Chiaramente, la Russia aveva già valutato questo scenario come «artificiale» e la prossima mossa russa potrebbe essere quella di affidarsi alle vie legali, sostenendo che la possibile inadempienza non dipenda dal Paese, ma da circostanze che esulano dalla sua capacità effettiva di ripagare i debiti. Alla Russia la liquidità non manca: continua a ricevere pagamenti per gas e petrolio. Questa probabilmente sarà la versione russa: possibile che Mosca dichiari di essere inadempiente perché il pagamento non sarà stato possibile nonostante il Paese abbia i fondi necessari. «Siamo in grado di pagare e pagheremo gli stranieri in rubli, come ultima possibilità, se le infrastrutture occidentali ci vengono chiuse», aveva già detto infatti il ministro delle finanze Anton Siluanov il 18 maggio. E ancora: «non dichiareremo alcun default, abbiamo i soldi».
La situazione della Russia è abbastanza differente dal consueto processo di default di uno Stato. Essendo la Russia già tagliata fuori dai mercati finanziari internazionali, un default russo potrebbe non avere un impatto devastante sull’economia globale.