Tensioni

L'America si sta preparando a una guerra con la Cina, ecco dove

La base di Tindal, in Australia, è stata ampliata e ammodernata affinché possa ospitare i bombardieri B-52 e gli stealth statunitensi
Red. Online
22.10.2024 16:30

C'è una base militare, in Australia, che si sta preparando a una catastrofe globale. Si trova nel deserto e, riferisce il Times, avrà un ruolo centrale se, o quando, l'Occidente si troverà in guerra contro la Cina. Scenari, certo, apocalittici. Ma concreti, verrebbe da dire. La base è quella di Tindal ed è gestita dalla Royal Australian Air Force (RAAF). Nello specifico, un piccolo nucleo di militari ha preparato e sta preparando la base, un tempo non presidiata, per l'arrivo di bombardieri B-52 in grado di trasportare armi nucleari e, in un secondo momento, di bombardieri stealth americani. Finora, è stata ampliata la pista di decollo e atterraggio, proprio per accogliere aerei militari più grandi. Sono poi stati completati enormi bunker che contengono 14 milioni di litri di carburanti e, presto, inizierà la costruzione di nuovi piazzali per parcheggiare fino a sei B-52. La cui apertura alare è di 56 metri.

Non solo, nei bunker troveranno posto attrezzature informatiche, centinaia di letti e sistemi di alimentazione. Il tutto verrà gestito da grandi, grandissimi generatori di emergenza Rolls-Royce, costati milioni. Molti degli stealth australiani, parliamo degli F-35A, sono già basati a Tindal, trecento chilometri a sud di Darwin, nell'estremo nord dell'Australia, ma sono gli Stati Uniti, ora, coprire la maggior parte dei costi (2,3 miliardi di dollari) per trasformare questa base dell'Outback australiano in una punta di diamante della difesa militare. Pronta, se caso, alla guerra.

Il deputato repubblicano Michael McCaul, presidente del Comitato per gli affari esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, ha descritto l'Australia come «la base centrale delle operazioni» per le forze armate americane in caso di aggressione cinese nell'Indo-Pacifico. E il motivo è presto detto: la presenza americana in Australia, in forte, fortissima espansione, è una questione (anche) di contingenza. Detto in altri termini, le altri basi statunitense vicine alla Cina, Guam nel Pacifico occidentale e Okinawa nel sud del Giappone, sono nel raggio d'azione dei missili balistici cinesi. L'Australia, insomma, funge da polizza assicurativa per Washington. Sul come, da Tindal, l'America potrebbe eventualmente colpire la Cina le teorie e le strategie si sprecano. Volando verso nord, ogni B-52 potrebbe sganciare fino a 20 missili da crociera contro le strutture cinesi. Siano esse centri di comando, centrali elettriche o basi militari. Non finisce qui, perché grazie ai lavori di ammodernamento da Tindal potranno partire anche i più moderni stealth B-2 e, ancora, il B-21, che ha effettuato il suo volo inaugurale lo scorso anno.

Salutata positivamente dal primo ministro Anthony Albanese e dal ministro della Difesa e vice primo ministro Richard Marles, la presenza americana in Australia è fortemente criticata da ex membri di governo. Bob Carr, ministro degli Esteri fino al 2013, e Paul Keating, già primo ministro, hanno espresso parole tutto fuorché concilianti nei confronti di Washington. Così Carr al Times: «In una guerra tra Stati Uniti e Cina saremo presi di mira. Trovo stupefacente e assolutamente riprovevole che al riguardo non ci sia stata alcuna trasparenza con il popolo australiano». E ancora: «Abbiamo militarizzato il nord dell'Australia e garantito che saremmo stati immediatamente reclutati per la guerra». Keating e Gareth Evans, pure lui ex ministro degli Esteri, stanno guidando una «crociata» contro l'acquisto di tre sottomarini a propulsione nucleare di seconda mano dagli Stati Uniti. Keating, in particolare, dubita che l'abbraccio sempre più stretto fra Australia e America, in termini militari, possa ancora garantire a Canberra la necessaria autonomia. 

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