L'approfondimento

Le tante e diverse opinioni di Donald Trump sull'aborto

Lo scorso aprile l'ex presidente statunitense è tornato a parlare di questo tema – Negli ultimi 25 anni ha cambiato idea al riguardo almeno 15 volte
© ANGELA WEISS / POOL
Camilla Vagnozzi
20.05.2024 06:00

Ad aprile 2024 Donald Trump è tornato a parlare di aborto, uno dei temi più controversi della politica americana. Quella che, a prima vista, potrebbe sembrare una delle tante prese di posizione politiche, in realtà ci dice molto di più sull’ex presidente americano dal momento che, negli ultimi 25 anni, Trump ha cambiato idea sull’aborto almeno 15 volte. 

Dall’essere «favorevole alla scelta» al non esserlo più

Come ricostruito dalla Cnn, tra il 1999 e il 2024 Trump si è espresso diverse volte sull’aborto riportando posizioni tra loro non solo differenti, ma anche distanti. 

Nell’ottobre del 1999, quando si ipotizzava una sua candidatura come Presidente alle elezioni del 2000, Donald Trump ha parlato pubblicamente di aborto a Meet the Press, talk show dell’Nbc. Il tycoon dichiarava «sono molto favorevole alla scelta [...]. Odio il concetto di aborto, ma credo nella scelta».

Qualche anno dopo, però, nel 2011, quando la candidatura presidenziale di Trump sembrava una reale possibilità, la posizione era più netta e il magnate americano parlava di sé come di un «pro-vita» e di una persona leale tanto che «le persone a favore della vita scopriranno che sarò molto leale nei loro confronti [...]. Nominerei giudici che la pensano come me».

Nell’agosto del 2015, quando la sua corsa alle presidenziali si stava definitivamente delineando, la posizione sull’aborto espressa nel 1999 era diventata terreno fertile per scontri e attacchi politici da parte di altri esponenti (e possibili candidati) del partito republicano, tradizionalmente conservatore e spesso anti-abortista

Si trattava di un momento importante nella carriera politica di Trump, alla ricerca della nomina del partito per correre per le presidenziali del 2016. Il magnate decise quindi di cavalcare l’onda del successo che stava ottenendo, dichiarando di essersi «evoluto» sul tema, di fatto allineandosi con il partito. Cosa gli aveva fatto cambiare idea? Stando a quanto raccontato, sarebbe successo dopo che una coppia di amici aveva deciso di portare avanti una gravidanza dando vita a un bambino che, secondo Trump, «oggi è una superstar totale, un grande, grande bambino».

Nel 2016 Trump cambia idea 3 volte in 3 ore

A marzo 2016, impegnato a conquistare la nomination repubblicana a Presidente, il tycoon ha parlato più volte di aborto, risultando, talvolta, confusionario. Un primo caso significativo è quello che ha riguardato le dichiarazioni attorno alla Planned Parenthood, collettivo di organizzazioni statunitensi che tutelano i diritti riproduttivi.

Il 1° marzo 2016 era una giornata politicamente decisiva, il Super Tuesday, giorno in cui si vota contemporaneamente in un grande numero di stati americani per eleggere i delegati a sostegno dei candidati in corsa per la Casa Bianca. Trump, proprio in occasione di un intervento tenuto quella sera, aveva affermato che «Planned Parenthood ha svolto un ottimo lavoro per milioni di donne», «ma non lo consentiremo e non lo finanzieremo, finché l’aborto sarà in concesso» presso le loro strutture, «l’ho detto forte e chiaro». Tutto secondo i piani, se non fosse che, poco dopo, ha aggiunto «vedremo cosa succede», «ho ricevuto migliaia di lettere da donne che sono state aiutate», sembrando quasi contraddirsi.

Come se non bastasse, a distanza di alcune settimane, Trump è tornato sull'argomento. Era il 30 marzo 2016, occasione in cui nel giro di 3 ore l’ex Presidente americano si è espresso sia a favore che contro le donne che si sottopongono ad un aborto, per un totale di 3 dichiarazioni differenti. 

Tutto è cominciato quando Chris Matthews, durante un’intervista della Msnbc, ha chiesto a Trump se le donne desiderose di abortire avessero, nel suo immaginario, poi dovuto affrontare delle ripercussioni nel caso in cui la procedura fosse stata considerata illegale a livello nazionale. La risposta era stata: «sì», «un qualche tipo di punizione», e aveva scatenato non poche reazioni, tanto che era stato necessario un intervento da parte dei responsabili della campagna elettorale con una dichiarazione in cui si precisava che la «questione non è chiara e sarebbe da delegare agli Stati».

Le critiche però non si placarono e che nel tardo pomeriggio dello stesso giorno Trump si era trovato costretto ad intervenire nuovamente sulla questione, rilasciando una dichiarazione in cui sosteneva che la donna, di fatto, non avrebbe subito ripercussioni in quanto «vittima, così come lo è la vita nel suo grembo». «Il medico o qualsiasi altra persona che compie questo atto illegale [l’aborto ndr] su una donna sarebbe ritenuto legalmente responsabile, non la donna». 

Candidato, Presidente e ri-candidato

Tra la campagna elettorale del 2016 e la fine del mandato da Presidente, Donald Trump ha parlato di aborto diverse volte.  Nel settembre 2016 si era impegnato, insieme ai leader anti-abortisti, a promulgare una legge che avrebbe criminalizzato gli aborti successivi alle 20 settimane, ad eccezione per alcuni casi (come la vita della madre a rischio, l’incesto o lo stupro). Il disegno di legge, conosciuto con il nome Pain-Capable Unborn Child Protection Act, è stato effettivamente redatto, trovando approvazione alla Camera ma non al Senato. 

Nell’ottobre del 2016, durante un dibattito con l’allora candidata democratica Hillary Clinton, Trump ha detto di voler riorganizzare la Corte Suprema degli Stati Uniti - la più importante istituzione giudiziaria del Paese - con la presenza di candidati, di fatto, «a favore della vita» e conservatori (cosa che, effettivamente, ha fatto). 

E, una volta eletto Presidente, che cosa è successo? Tra le prime attività della presidenza Trump c’è stato un memorandum in grado di impedire che con i fondi dei contribuenti si finanziassero organizzazioni che offrivano la possibilità di abortire. Nei mesi successivi è stato poi firmato un disegno di legge che consentiva agli Stati di trattenere i fondi federali dalle organizzazioni che praticano l’aborto, contrariamente a quanto era stato stabilito dalla presidenza Obama.

Nel 2020, con la campagna di rielezione in corso, Donald Trump ha partecipato al raduno March for Life, protesta annuale che si tiene a Washington contro l’aborto. In quell’occasione il tycoon ha difeso duramente le posizioni anti-aborto, con numerose evocazioni cristiane e portando avanti l’impegno a favore della vita, dichiarando che «i bambini non ancora nati non hanno mai avuto un difensore più forte alla Casa Bianca».

Le prese di posizione durante la presidenza Biden

Durante la presidenza Biden, Trump ha comunque trovato delle occasioni per far parlare di sé e della sua posizione sull’aborto. Nel giugno 2022, ad esempio, ha ampiamente celebrato il caso Dobbs contro Jackson Women’s Health, dopo che la Corte Suprema ha posto fine al diritto federale all’aborto. Di fatto, semplificando una vicenda in realtà molto complessa, la maggioranza di giudici della Corte Suprema (tra cui alcuni nominati direttamente da Trump) ha negato l’esistenza di un diritto costituzionale all’interruzione di gravidanza. Stando alla ricostruzione di Trump, un simile risultato sarebbe stato possibile «solo perché ho mantenuto tutto come promesso».

Nel gennaio 2023, dopo che le conseguenze della decisione di Dobbs hanno, probabilmente, contribuito alle sconfitte tra i repubblicani nelle elezioni di metà mandato, Trump ha incolpato gli estremisti anti-aborto, sostenendo: «Non è stata colpa mia se i repubblicani non sono stati all’altezza delle aspettative», «è stata la ‘questione dell’aborto’, mal gestita da molti repubblicani, soprattutto quelli che insistevano fermamente su nessuna eccezione, anche nel caso di stupro, incesto o vita della madre, a perdere un gran numero di elettori».

Qualche giorno dopo, le critiche di Trump si sono rivolte ai leader evangelici, recentemente rifiutatesi di sostenere la sua candidatura a presidente. Il tycoon ha affermato che «nessuno ha mai fatto più di Donald Trump per il diritto alla vita».

Infine, andando avanti di nove mesi, arriviamo a settembre 2023 quando durante le primarie presidenziali repubblicane Trump ha evitato di esporsi sulla legislazione federale in tema di aborto. 

Ora Trump ha deciso da che parte stare?

Forse, nel 2024, possiamo dire che Donald Trump ha preso una posizione sull’aborto. Ma si tratta, visti i precedenti, solo di un’ipotesi. 

Negli ultimi mesi non sono mancate dichiarazioni sull’argomento, anche in questi casi piuttosto altalenanti. A marzo 2024 l’ex presidente sembrava favorevole a sostenere il divieto federale di aborto a 15 settimane (con alcune eccezioni), posizione probabilmente presa - secondo quanto ricostruito dalla Cnn - a causa di pressioni esercitate dai sostenitori.

Ad aprile 2024, dopo alcune sentenze della Corte suprema dello Stato della Florida, Trump si è trovato costretto a dire, nuovamente, la sua sull’aborto. In Florida due recenti sentenze hanno, da un lato, vietato l’aborto dopo la sesta settimana di gravidanza e, dall’altro, sancito un referendum in programma a novembre per inserire il diritto all’aborto fino a 24 settimane nella Costituzione dello Stato. 

Se, inizialmente, il tycoon ha evitato di rilasciare commenti, l’8 aprile Trump ha affermato che «gli Stati determineranno tramite voto o legislazione o forse entrambi» il futuro accesso all’aborto in America. Il 10 aprile ha dichiarato che non firmerà un divieto nazionale di aborto, se eletto presidente. Ad Atlanta, un giornalista gli ha espressamente chiesto se avrebbe firmato un divieto nazionale di aborto se fosse passato al Congresso: «no» è stata la risposta. Rincalzata da un «non lo firmerebbe?», «no» ha ribadito l’ex presidente. 

Staremo a vedere se questa sarà l’ultima (e definitiva) posizione sull’argomento. Bisogna sicuramente notare che le recenti parole di Trump non gli hanno facilitato future discussioni sull’argomento. Se, da un lato, sono state l’occasione per Joe Biden per additare Trump come il responsabile del caos in materia di aborto, dall’altra l’associazione antiabortista Susan B. Anthony pro-life America ha espresso «profonda delusione» verso l’ex Presidente.