«Lo spostamento a destra dell'asse politico europeo c'è già»

Cinzia Sciuto insegna Filosofia politica al mediacampus Frankfurt, in Assia, ed è direttrice di MicroMega, una delle più importanti riviste italiane di cultura e politica sul cui ultimo numero, uscito da pochi giorni e intitolato Fine del sogno europeo?, dialoga con lo scrittore spagnolo Javier Cercas sul tramonto di quella «Utopia ragionevole» che i padri dell’unità del Vecchio continente avevano, con ostinata determinazione, perseguito dopo gli anni tragici del secondo conflitto mondiale. A proposito del probabile esito del voto tedesco e della crescita evidente della destra in tutta Europa, l’analisi di Cinzia Sciuto è molto lineare: «Lo spostamento dell’asse politico è già in atto - dice al CdT - Dopo le elezioni europee, ad esempio, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha frenato su alcune scelte che ne avevano caratterizzato la precedente azione. Una su tutte: il Green Deal, che ha subìto grandi battute d’arresto. Nella stessa campagna elettorale tedesca, lo spostamento a destra si percepisce in maniera eclatante: il 23 febbraio avremo la conferma della forza e del consenso di Alternative für Deutschland (AfD), che in alcuni Länder sarà il primo partito. Ma il movimento di Alice Weidel, pur senza governare, sta già determinando le scelte dell’Esecutivo. Pensiamo ad alcune iniziative puramente simboliche del cancelliere Olaf Scholz, come chiudere le frontiere per due settimane, prese pochi giorni prima delle elezioni nei due Länder orientali della Turingia e della Sassonia dove l’AfD è molto forte». Una decisione «del tutto scollegata dai problemi strutturali della Germania - sottolinea Sciuto - e anche fallimentare dal punto di vista della strategia politica, dato che produce un effetto contrario a quello desiderato. Intestarsi le cornici interpretative dell’AfD serve unicamente a legittimare quest’ultima e la integra nell’arco costituzionale, dandole un potere d’influenza».

La recente riunione dei «Patrioti» a Madrid, ovvero delle destre europee apertamente filotrumpiane, osserva ancora Sciuto, è un ulteriore, paradossale, elemento di riflessione. «La retorica del MAGA (Make America Great Again) e la retorica del MEGA (Make Europe Great Again, slogan coniato da Elon Musk, ndr), se vogliamo prenderle sul serio, sono incompatibili. Il MAGA di Trump presuppone infatti che gli Stati Uniti possano dominare ogni interlocutore. Un’Europa forte di fronte agli USA di Trump e Musk è, quindi, pura retorica. E d’altronde, questa destra, in realtà, è sempre stata nettamente antagonista al progetto europeo, nato in completa antitesi con il totalitarismo che condusse al conflitto mondiale». La destra che vede l’Europa come una camicia di forza, continua Cinzia Sciuto, «sta tuttavia modificando gradualmente il proprio racconto. Nessuno vuole più uscire dall’Unione, la lezione della Brexit a qualcosa è servita. Ma si cambia la narrazione. Si tenta di parlare di “Europa delle Nazioni”. Di una Unione intesa come dispensatrice di servizi e di soldi». Sono tre, dice la direttrice di MicroMega, i «banchi di prova» su cui si misurano le scelte delle nuove destre in relazione all’Europa culla dello Stato di diritto: «l’immigrazione, il rapporto tra potere politico e magistratura e il rapporto con il dissenso e l’informazione. Tre àmbiti sui quali, non a caso, lo stesso Trump, oltre a tornare di continuo, è subito intervenuto all’inizio del mandato». A fronte di tutto ciò, conclude Sciuto, c’è una sinistra incerta e incapace di essere antagonista. «Dalla caduta del Muro, la sinistra non ha più un orizzonte di riferimento forte, credibile e alternativo. Offre soluzioni limitate e soltanto apparentemente in contrasto con il sistema. E, per questo, sembra non saper conquistare consenso».