Macron, Le Pen, Zemmour e gli altri, la maxi guida alle elezioni
Domenica ci sarà il primo turno di votazioni per le elezioni presidenziali francesi del 2022, previste per il 10 e il 24 aprile. Mentre Jean-Luc Mélenchon fa un uso singolare di ologrammi e Marine Le Pen fa leva sulla questione del costo della vita per colmare il divario nei sondaggi, l’attuale presidente sta limitando le sue apparizioni pubbliche prima del primo round di elezioni. La sua strategia è stata quella di evitare il più a lungo possibile il confronto politico diretto per creare un’immagine di candidato meno popolare e più presidenziale. La Francia concederà a Macron altri cinque anni di presidenza o manderà un nuovo presidente all’Eliseo?
I candidati al primo turno delle elezioni presidenziali francesi sono dodici. Il vincitore, scelto tra quattro donne e otto uomini, avrà la possibilità definire il ruolo chiave della Francia per i prossimi cinque anni. Macron appare ancora il favorito.
Se a fine 2021 le elezioni francesi sembravano essere un momento catalizzatore, ora i riflettori sono puntati sull’Ucraina. Le priorità sono cambiate rapidamente: la diplomazia e gli armamenti sono entrati a far parte del dibattito internazionale. Macron si è mosso a grandi passi sulla scena internazionale e la situazione sta lavorando a suo favore.
I programmi dei candidati sono molti diversi e così le loro posizioni politiche. Macron è sempre in cima alle classifiche, ma i sondaggi d'opinione suggeriscono che la sua principale rivale, Marine Le Pen, ha ridotto il suo divario e rappresenta una grande sfida per Macron nel ballottaggio del 24 aprile. Il voto potrebbe essere più combattuto rispetto all’ultima volta che i due candidati si sono scontrati nel 2017.
Macron e Le Pen
Macron, che si candida per la seconda volta, ha svolto un ruolo di primo piano nella risposta dell'Europa all'invasione russa dell'Ucraina. Il presidente è stato anche il capo del Consiglio europeo di questo semestre, in rappresentanza dei 27 governi dell'UE. E anche se l’attenzione dell’Europa è concentrata sulla guerra in Ucraina, queste elezioni sono rilevanti per la politica francese all’interno del contesto europeo. Se Macron va forte sugli sforzi diplomatici durante la guerra in Ucraina, gli elettori sono preoccupati dai costi delle bollette. La Le Pen fa leva appunto sull’aumentato costo della vita. Il suo dialogo con Putin durante la guerra in Ucraina gli ha portato sia benefici che contestazioni. A differenza di cinque anni fa, il Presidente attuale rappresenta l’establishment e non è più la novità.

Macron
Macron, durante la campagna elettorale del 2017, aveva promesso di fare politica in modo diverso. Eletto all’età di 39 anni, aveva colto i segnali di disagio degli elettori verso politici e partiti politici tradizionali. Questa leva è stata fondamentale per la sua ascesa e conseguente elezione: Macron aveva infatti attratto molti volontari e attivisti nel suo movimento En Marche, allettati dalla prospettiva di costruire una piattaforma politica in modo collaborativo e condiviso. Nonostante durante il suo mandato ci siano state le proteste dei gilet gialli, il pieno sostegno di Macron a un'Unione Europea ambiziosa e autonoma gli ha fatto guadagnare rispetto all'estero e ha aumentato il suo consenso geopolitico in patria. «L'affare McKinsey», che riguarda la società di consulenza americana che il governo ha spesso utilizzato durante il suo mandato, ha creato un inaspettato problema di immagine per la campagna di rielezione di Macron. Questi per Macron sono stati cinque anni molto densi: dalle massicce proteste antigovernative dei Gilet Gialli, ai grandi scioperi contro la riforma delle pensioni, alla pandemia di Covid-19, alla guerra in Ucraina e al ritiro delle truppe francesi dal Mali.

Le Pen
Le Pen in passato aveva mostrato simpatia per il presidente Vladimir Putin (si sono incontrati a Mosca nel 2027) e si è mostrata apertamente scettica sull'Unione europea. Nonostante queste posizioni, la Le Pen è stata abbastanza abile nell’evitare le critiche sui suoi passati legami con la Russia, concentrandosi su messaggi sulla lotta verso un aumentato costo della vita. Sebbene abbia ancora una posizione anti-immigrazione e rimanga una candidata di estrema destra, l'ammorbidimento dei suoi toni su argomenti come l'Islam e l'euroscetticismo appare come uno sforzo per conquistare elettori al di fuori della sua base elettorale. Dopo aver perso nel ballottaggio nel 2017 e dopo la Brexit, Le Pen non sta più facendo una campagna per l'uscita dall'UE o dall'euro, anche se non si sa cosa succederà una volta eletta: potrebbe cambiare la posizione internazionale della Francia o innescare conflitti populisti all’interno dell’UE. La 53.enne, madre di tre figli, gareggia per una rivincita nel 2022.
Suo padre, Jean-Marie Le Pen, fondò il Front National di estrema destra. Nel 2011 è succeduta al padre come leader del Front National e nel 2012 si è candidata per la prima volta alla presidenza, guadagnando il 17,9% dei voti al primo turno, un record del partito. Nel 2017, dopo aver rinominato il partito «Rassemblement National», ha ottenuto il 21,3% al primo turno per arrivare al ballottaggio, così come suo padre nel 2002.

Zemmour come leva per Le Pen?
Eric Zemmour, autore ed esperto televisivo di estrema destra, era stato a lungo pubblicizzato come possibile contendente presidenziale. Giornalista a Le Figaro dal 1996, Eric Zemmour si è fatto conoscere per le sue apparizioni in televisione e alla radio a partire dagli anni 2000. Conosciuto per le sue posizioni intransigenti sull'Islam e sull'immigrazione, è stato condannato due volte per incitamento all'odio razziale e per violazione del copyright.
Le opinioni forti di Zemmour sull’Islam e sull’immigrazione fanno sembrare l’approccio di Le Pen un più soft. Il contrasto con il nazionalismo spinto di Zemmour pare abbia ha aiutato Le Pen a costruire un’immagine più moderata rispetto al passato.
Zemmour, dall’inizio della guerra in Ucraina, ha visto la sua popolarità diminuire. Del resto, era convinto che Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina e ha continuato a difenderlo, per fare poi retromarcia condannando l’invasione. Da candidato alle elezioni ha incrementato la retorica razziale, ma questo sembra abbia favorito Le Pen.

Mélenchon
Anche l’estrema sinistra ha un suo candidato parecchio attivo. Mélenchon, 70 anni, è attualmente al terzo posto in vista del primo turno. Veterano, ha partecipato a tre elezioni presidenziali. Nato a Tangeri, in Marocco, da cittadini francesi di origine algerina, Mélenchon lasciò il Nord Africa per la Francia con la sua famiglia nel 1962 all'età di 10 anni. Abile oratore e fan degli ologrammi, ha completato la sua campagna tenendo una manifestazione in 12 posti contemporaneamente, apparendo olograficamente in 11 città in tutta la Francia.
I problemi
Una delle cose che più preoccupano l’elettorato francese è l’aumentato costo della vita. Di fronte alle ricadute economiche della pandemia, alla guerra in Ucraina e agli alti prezzi dell'energia, nonostante il sostegno del governo, gli elettori stanno guardando ai costi quotidiani. I candidati hanno parlato molto di questioni internazionali, di sovranità, di difesa. Molti elettori potrebbero vedere delle risposte in politici nazionalisti, nascondendo l’estremismo e il populismo di alcuni candidati. Il conflitto in Ucraina è sicuramente nella mente degli elettori.
I sondaggi
Il favorito, però, resta sempre Emmanuel Macron. La guerra in Ucraina, fa sembrare quasi inevitabile la sua rielezione, anche in qualsiasi combinazione dei sondaggi per il ballottaggio del 24 aprile. In questo momento di crisi, un argomento che altri candidati possono addurre contro Emmanuel Macron è che sia troppo preoccupato per questioni esterne per scendere nell'arena nazionale.
Se nessun candidato prevarrà nell’elezione del 10 aprile, si andrà al secondo turno. I primi due candidati che emergeranno dal primo turno andranno al ballottaggio del 24 aprile. Ed è quasi certo che sarà così. Nei sondaggi di Politico, per il primo giro del 10 aprile, gli sfidanti principali appaiono Macron e Le Pen, rispettivamente con il 27% e il 22% dei voti. A seguire, Mélenchon con il 16%, Hidalgo con il 2%, Zemmour con il 10%, Jadot con il 5% e Roussel con il 3%. Sempre secondo il sondaggio di Politico, al secondo turno si avrebbero Macron-Le Pen con rispettivamente 54% e 46%, Macron-Pécresse con il 64% e il 36% e Macron-Mélencon con il 60% e 40%. Negli ultimi sondaggi per il primo turno, la leader del Fronte nazionale francese (FN) Marine Le Pen ha guadagnato terreno contro il presidente in carica Emmanuel Macron. La candidatura di Éric Zemmour, considerata ancora più a destra di Le Pen, ha aiutato la Le Pen ad apparire un'opzione più moderata di quanto percepito in precedenza, diventando così più appetibile per porzioni del centrodestra disilluse da Macron. Anche l'ultimo sondaggio di Ipsos attribuisce a Macron il 27% dei voti al primo turno, contro il 22% di Le Pen. Mentre Mélenchon è al 17%. A seguire, Zemmour con l’8,5%, Valérie Pécresse con l’8%, Jadot con il 6%, Roussel con il 3,5%, Lassalle con il 2,5%, Hidalgo con il 2%, Dupont-Aignan con il 2%, Poutou con l’1% e Arthaud con lo 0,5%. Pare che gli elettori si stiano concentrando sui candidati che hanno maggiori possibilità di passare al ballottaggio.

Gli altri candidati
Valérie Pécresse
Revisore dei conti
presso il Consiglio di Stato francese prima di entrare come consulente a far
parte dell'Eliseo sotto il presidente Jacques Chirac nel 1998, ha servito come ministro
dell'istruzione superiore, portavoce del governo e ministro del bilancio sotto Nicolas Sarkozy.
Yannick Jadot
Candidato dei
Verdi, una laurea in sociologia dello sviluppo, è stato direttore delle
campagne per Greenpeace France. Si è unito ai Verdi francesi nel 1999 e ha
lavorato alla campagna presidenziale del partito nel 2002. È stato portavoce
della candidata presidenziale del suo partito nel 2012. La sua sfida, ora, è cercare di unire gli
elettori di sinistra e gli ex sostenitori di Macron delusi dalle promesse
ambientali.
Fabien Roussel
Dopo una prima carriera come giornalista,
Roussel è entrato nel Partito Comunista Francese (PCF). Sostenuto dal Partito
Comunista Francese (PCF), dal Movimento Repubblicano e Cittadino, dal Partito
della Sinistra Radicale e dalla Nuova Sinistra Socialista, è stato Deputato per
il Nord e Segretario generale del PCF.
Jean Lassalle
Nel 1977, a 21 anni
è stato eletto sindaco per la prima volta della sua piccola Lourdios-Ichère
(Pirenei Atlantici). Ha mantenuto la carica di sindaco dal 1977 al 2017.
Deputato per i Pirenei Atlantici, ha creato il suo movimento Résistons nel 2016
e si è candidato due volte alle Presidenziali francesi, nel 2017 e nel 2022.
Anne Hidalgo
Emigrata dalla
Spagna franchista, a 14 anni è naturalizzata cittadina francese. Eletta nel
consiglio comunale di Parigi nel 2001, diventa la prima vice del sindaco
socialista Bertrand Delanöe. Ex sindaca di Parigi, è membro del partito
Socialista.
Nicolas
Dupont-Aignan
La sua candidatura
alla presidenza è la terza dopo quella del 2012 (in cui ha ottenuto l'1,79% dei
voti) e nel 2017 (dove ha preso il 4,7%). Cinque anni fa,
dopo aver perso al primo turno, si era alleato con Marine Le Pen per il
ballottaggio. Ex conservatore, si
definisce come un’alternativa al conservatorismo francese classico.
Philippe Poutou
Lavorava presso la
fabbrica Ford di Blanquefort. È sostenuto dal
nuovo Partito anticapitalista.
Nathalie Artaud
Consigliere comunale di Vaulx-en-Velin (dal
2008 al 2014), insegnante, membro della direzione di Lutte Ouvrière, attivista
per le lotte dei lavoratori.