Molotov, proiettili, incendi: gli attacchi ai Cybertruck e alle Tesla negli Stati Uniti

Cybertruck e Tesla in fiamme. Proiettili e, addirittura, molotov contro gli showroom del marchio di Elon Musk. Sì, l’azienda di veicoli elettrici del miliardario nonché alleato di Donald Trump, negli Stati Uniti, ma non solo, è sotto attacco. Un attacco che, appunto, ha preso di mira le automobili, le stazioni di ricarica, gli showroom come detto. Della serie: ovunque ci sia una Tesla o qualcosa che richiami il marchio del citato Musk, si verifica un attacco.
Gli episodi hanno subito una vera e propria impennata da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca e, parallelamente, ha dato a Elon Musk il controllo del nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE). Gli esperti, scrive al riguardo Associated Press, al momento non si sono sbilanciati né, tantomeno, hanno detto se questa ondata si prolungherà nel tempo.
Durante il primo mandato di Trump, le proprietà del tycoon a New York, Washington e altrove erano diventate luoghi di protesta, anche accesa. Ora, questo ruolo sembrerebbe essere stato «assunto» suo malgrado da Tesla. Un bersaglio «facile», ha spiegato sempre ad Associated Press il sociologo Randy Blazak, esperto di violenza politica. Facile perché parliamo di veicoli che circolano con frequenza nelle strade americane. Per tacere dei concessionari.
I critici di Musk (e di Trump) hanno organizzato decine di manifestazioni pacifiche presso le concessionarie e le fabbriche di Tesla in Nordamerica e in Europa. In molti, in aperto contrasto con le politiche trumpiane, hanno giurato di voler vendere le loro vetture per distanziarsi da Musk. Più facile a dirsi che a farsi, come abbiamo visto, anche in Svizzera.
Gli attacchi, aumentati dicevamo in maniera vertiginosa, stanno occupando e non poco le autorità statunitensi. Lo scorso mese, ad esempio, una donna è stata accusata di aver compiuto una serie di attacchi ai concessionari Tesla in Colorado, con tanto di lancio di molotov. La donna ha pure scritto, con lo spray, «auto naziste» sull’edificio.
La scorsa settimana, invece, gli agenti federali della Carolina del Sud hanno arrestato un uomo che, hanno spiegato, avrebbe dato fuoco alle stazioni di ricarica Tesla vicino a Charleston. Un agente del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives ha scritto in un affidavit che le autorità hanno trovato scritti critici nei confronti del governo e del DOGE nella sua camera da letto e nel suo portafoglio.
Alcuni degli incidenti più importanti, ribadisce Associated Press, sono stati segnalati in città di sinistra del Pacifico nord-occidentale, come Portland e Seattle, dove il sentimento anti-Trump e anti-Musk è piuttosto forte. Un uomo dell’Oregon, a tal proposito, è accusato di aver lanciato diverse molotov contro un negozio Tesla a Salem, per poi tornare un altro giorno e sparare alle finestre. In un sobborgo di Portland, Tigard, la scorsa settimana sono stati sparati più di una dozzina di proiettili contro uno showroom Tesla, con danni a veicoli e vetrine: parliamo della seconda volta in una settimana che il negozio è stato preso di mira.
All’inizio del mese, ancora, quattro Cybertruck sono stati incendiati in un lotto Tesla a Seattle. Venerdì scorso, alcuni testimoni hanno riferito che un uomo ha versato della benzina su una Tesla Model S non occupata e ha appiccato il fuoco in una strada di Seattle.
A Las Vegas, diversi veicoli Tesla sono stati incendiati, martedì, fuori da un centro di assistenza Tesla. Centro oramai caratterizzato dalla parola «resistere» dipinta in rosso sulle porte d’ingresso dell'edificio. Le autorità hanno dichiarato che almeno una persona ha lanciato molotov e ha sparato diversi colpi di arma da fuoco contro i veicoli.
«Si trattava di terrorismo? Era qualcos'altro? Certamente ha alcuni dei tratti distintivi che potremmo associare al terrorismo, come le scritte sul muro, un potenziale programma politico, un atto di violenza» ha detto Spencer Evans, l’agente speciale a capo dell’ufficio dell'FBI di Las Vegas, in una conferenza stampa.
Un tempo, Tesla era un marchio vicino alla sinistra americana. Grazie a un prestito federale di 465 milioni di dollari concesso durante l’amministrazione Obama, l’azienda ha reso popolari i veicoli elettrici e ha dimostrato, nonostante la loro reputazione iniziale, che non dovevano essere per forza piccoli, rigidi, poco potenti e con un’autonomia limitata.
Più recentemente, però, Musk si è alleato con la destra. Ha acquistato il social network Twitter, lo ha ribattezzato X e ha eliminato le restrizioni che avevano fatto infuriare i conservatori. Ha speso circa 250 milioni di dollari per promuovere la campagna elettorale di Trump per il 2024, diventando di gran lunga il suo più grande benefattore.
Musk, che continua a gestire Tesla così come X e il costruttore di razzi SpaceX, come detto è diventato un consigliere di Trump. Le azioni Tesla hanno raddoppiato il loro valore nelle settimane successive all’elezione di Trump, ma da allora hanno perso tutti i guadagni. Trump, visto il crollo in Borsa, ha dato una spinta all’azienda trasformando il vialetto della Casa Bianca in uno showroom di veicoli elettrici. Il presidente ha promosso i veicoli e ha dichiarato che avrebbe acquistato una Model S da 80.000 dollari, abbandonando così le sue aspre critiche passate ai veicoli elettrici.
Musk ha affrontato brevemente gli atti di vandalismo, lunedì, durante un’apparizione nel podcast del senatore Ted Cruz, dicendo che «almeno una parte di essi è organizzata e pagata» da «organizzazioni di sinistra in America, finanziate da miliardari di sinistra». Ieri, invece, il patron di Tesla ha condiviso su X un video che mostra una Tesla in fiamme e ha scritto: «Questo livello di violenza è folle e profondamente sbagliato. Tesla produce solo auto elettriche e non ha fatto nulla per meritare questi attacchi malvagi».
Il gruppo progressista Indivisible, che ha pubblicato una guida per organizzare le proteste «Musk Or Us» in tutto il Paese, ha preso le distanze da quanto sta accadendo. In un comunicato, il gruppo ha ribadito di incoraggiare «la protesta pacifica» e ha condannato «qualsiasi atto di violenza o vandalismo».
Alcuni proprietari di Tesla, nel frattempo, hanno fatto ricorso ad adesivi per paraurti nel tentativo di prendere le distanze dal nuovo stigma del loro veicolo e, verosimilmente, per scoraggiare eventuali vandali. Gli adesivi riportano frasi ironiche, come «L’ho comprata prima che sapessimo che Elon era pazzo» o «Volevo solo un’auto elettrica. Scusate ragazzi».
I prezzi dei Cybertruck usati, il prodotto più caratteristico di Tesla, in America sono scesi di quasi l’8% da quando Trump è entrato in carica, secondo CarGurus, che aggrega gli annunci di veicoli usati. Il mercato nel suo complesso è rimasto stabile nel periodo.
La Casa Bianca, fronte politico, ha mostrato una volta di più vicinanza a Musk. Trump ha detto che il vandalismo di Tesla equivale a «terrorismo domestico» e ha annunciato punizioni severe. In particolare, il presidente degli Stati Uniti ha avvertito che coloro che prendono di mira l’azienda «passeranno l’inferno». La procuratrice generale Pam Bondi dal canto suo ha dichiarato di aver aperto un’indagine «per capire chi c’è dietro». E ancora: «Se avete intenzione di toccare una Tesla, di andare in un concessionario, di fare qualsiasi cosa, fareste meglio a stare attenti perché vi daremo la caccia» ha detto Bondi a Fox Business. In una dichiarazione di ieri, martedì, la procuratrice ha promesso di «continuare le indagini che impongono severe conseguenze», anche per «coloro che operano dietro le quinte per coordinare e finanziare questi crimini».
Colin Clarke, ricercatore senior del Soufan Center, ha affermato ad Associated Press che la violenza politica di sinistra tende a colpire le proprietà piuttosto che le persone. E che, di riflesso, non bisognerebbe dare troppo peso a questi attacchi: «Non è il tipo di azione a cui darei priorità. Non in questo momento, rispetto a tutte le altre minacce che ci sono in giro».
Theresa Ramsdell, presidente del Tesla Owners of Washington State, un club di appassionati di Tesla, ha detto: «Odiate Elon e Trump quanto volete: va bene, è una vostra scelta. Ma non giustifica il fatto di rovinare la proprietà di qualcuno, di vandalizzarla, di distruggerla, di darle fuoco. Ci sono altri modi più efficaci per far sentire la propria voce». Recentemente, qualcuno ha apposto un adesivo «no Elon» sul portellone posteriore del suo Cybertruck, ma lei ha detto che non intende smettere di guidare le sue Tesla. Altri membri del club hanno preso una posizione simile, ha detto. «Amo la mia auto. È l’auto più sicura. Non lascerò che qualcun altro mi giudichi per l’auto che guido».