Libano

Nasrallah nel mirino di Israele

Le condizioni del leader sciita, dopo l'attacco a Beirut, non sono chiare – Si registra «un gran numero di morti»
© KEYSTONE (EPA/WAEL HAMZEH)
27.09.2024 23:18

Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, è stato l’obiettivo di un attacco duro, massiccio, secondo i media il più pesante lanciato da Israele nell’ultimo anno, che ha squarciato Beirut. Bombe pesantissime, di oltre una tonnellata, capaci anche di sventrare i bunker, sono state sganciate sul quartiere di Dahiyeh, la principale roccaforte di Hezbollah nella capitale del Paese dei cedri. Le condizioni del leader sciita non sono chiare. Fonti di Hezbollah dicono che è vivo ed è al sicuro, altre parlano di un ferimento. I militari israeliani riferiscono comunque di aver ucciso Hashim Safi al-Din, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah e considerato il numero due del gruppo, cugino e successore designato del leader. Anche per lui, fonti di Hezbollah smentiscono la morte. Hassan Nasrallah e i suoi più stretti collaboratori, secondo alcuni, stavano «facendo una rapida visita» al quartiere generale del gruppo, in un bunker sotto palazzi civili nel quartiere a sud della capitale libanese quando è partito l’attacco.

Diversi edifici, si parla di sei, sarebbero stati completamente distrutti. Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha affermato che a seguito dell’attacco israeliano si registra «un gran numero di morti». Dal luogo del raid, le immagini rimandano distruzione, fumo, ambulanze che fanno la spola con gli ospedali già messi sotto pressione. L’esplosione è stata avvertita anche a decine di chilometri di distanza.

Il premier era a New York

L’attacco è stato autorizzato da Netanyahu mentre si trovava a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ed è giallo su quando l’alleato americano sia stato informato del raid. Quello odierno è solo l’ultimo degli attacchi israeliani sulle roccaforti di Hezbollah da quando, l’8 ottobre, in solidarietà con Hamas, il gruppo sciita ha cominciato a lanciare razzi contro Israele. Secondo fonti militari, i raid israeliani stanno togliendo a Hezbollah le capacità che aveva accumulato in vent’anni, il che a sua volta sta impedendo di arrecare maggiori danni al fronte interno israeliano.

Del resto, che l’intenzione di Israele fosse quella di andare avanti lo ha detto anche chiaramente il premier israeliano nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. «Non ci fermeremo finché i nostri cittadini non torneranno sani e salvi nelle loro case». Netanyahu ha detto che Israele sconfiggerà Hezbollah, sottolineando come questa organizzazione rappresenti una minaccia globale e non solo per Israele. «Ha tentacoli nei cinque continenti e ha ucciso più americani e francesi di qualsiasi altro gruppo terroristico, eccetto quello di Osama bin Laden», ha detto Bibi, che poi ha parlato dei 60.000 residenti nel nord di Israele che sono diventati rifugiati nel loro stesso Paese, sfollati a causa degli attacchi di Hezbollah. «Hezbollah – ha continuato il premier – si rifiuta da diciotto anni, sfacciatamente, di rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e lancia un missile in ogni cucina, un razzo in ogni garage, mettendo in pericolo anche il proprio popolo». Netanyahu non ha risparmiato le sue critiche all’ONU, che definisce «una palude di bile antisemita». «Sì, ci stiamo difendendo da un nemico comune», e ha accusato l’Iran di finanziare i manifestanti statunitensi contro Israele. «Se ci attaccate, vi colpiremo», ha aggiunto il premier riferendosi all’Iran.

Il premier, ringraziando i soldati per il loro coraggio, ha ricordato che Israele sta combattendo su sette diversi fronti: Gaza, il Libano, la Siria, la Cisgiordania, l’Iraq, lo Yemen e l’Iran. Parole anche per la necessità di far tornare gli ostaggi da Gaza, dove continua la guerriglia anche se, secondo Israele, Hamas non è più una organizzazione militare (anche se sopravvivono ancora cellule terroristiche sparse che ci vorrà ancora tempo per smantellare del tutto). Se la guerra a Gaza ancora non è chiusa, dice chiaramente Netanyahu, «è solo colpa di Hamas». Tutto, ha spiegato, potrebbe finire se il gruppo palestinese deponesse le armi e restituisse gli ostaggi ancora nelle sue mani.

In una dichiarazione successiva, Hamas ha sottolineato, dal canto suo, che Netanyahu «ha continuato la sua serie di palesi bugie e ha intensificato le sue minacce contro i popoli della regione, mentre ha ampliato la sua cerchia di crimini».

Se Hezbollah rappresenta per Israele la preoccupazione maggiore, non si sottovalutano gli attacchi degli altri gruppi, parte dell’«asse della resistenza», come gli Houthi dello Yemen, che hanno rivendicato l’attacco contro le città di Tel Aviv e Ashkelon con un missile balistico e un drone nella notte tra giovedì e venerdì. Il portavoce militare degli Houthi ha affermato che le loro operazioni non si fermeranno finché non saranno terminate le offensive israeliane a Gaza e in Libano. E la situazione in Libano desta grandi preoccupazioni. L’ONU ha condannato l’escalation degli attacchi aerei israeliani contro le infrastrutture di Hezbollah, definendola «catastrofica» e avvertendo che il Paese sta affrontando il suo periodo più nero da anni. E nella prospettiva di un possibile attacco di terra, molti temono che questo sia solo l’inizio.

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