Il caso

«Non ho mai avuto alcuna fiducia nel Titan»

Nel secondo giorno d'udienza per la tragedia del sommergibile prende la parola David Lochridge, ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate: «Avevo parlato a ogni direttore delle preoccupazioni che avevo»
© OceanGate Expeditions via AP, File
Federica Serrao
17.09.2024 19:45

A Charleston, nel South Carolina, anche oggi si parla della tragedia del Titan. Nel secondo giorno dell'udienza volta a scoprire «i fatti relativi all'incidente» e lo sviluppo di «raccomandazioni per prevenire simili tragedie in futuro» ha fatto la sua comparsa in aula David Lochridge. Ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate. Ma anche la persona che, già tempo prima che il Titan implodesse nel profondo dell'Oceano Atlantico, aveva lanciato l'allarme sui problemi di sicurezza del sottomarino. 

«Non voglio fare la Cassandra della situazione, ma sono molto preoccupato che Stockton Rush possa uccidere se stesso e altri nel tentativo di appagare il suo ego», aveva scritto Lochridge in una mail indirizzata a un ex socio della compagnia, Rob McCallum. 

Le preoccupazioni di Lochridge, insomma, non erano infondate. Nel corso dell'udienza, l'ex direttore delle operazioni marittime ha innanzitutto descritto il suo percorso professionale e le qualifiche ottenute prima di entrare a far parte del team di OceanGate. Elencando anche le numerose esperienze nel salvataggio di sommergibili a cui ha preso parte. 

Lochridge, dunque, ha confessato di aver lavorato con tre agenzie di sicurezza principali: l'American Bureau of Shipping (ABS), la DNV (un'organizzazione di accreditamento globale con sede in Norvegia) e il Lloyd's Register. E, a tal proposito, ha rivelato quanto segue. «L'unico sommergibile che non è stato completamente classificato da queste agenzie è stato il Cyclops». Cyclops, ossia il Titan. Il sottomarino che, difatti, è imploso. 

«Sembrava una buona occasione»

Ma prima di parlare dell'incidente, nello specifico, Lochridge ha ripercorso dall'inizio la sua esperienza con OceanGate, dove è approdato nel 2015 grazie a un annuncio di lavoro trovato dalla moglie. «Sembrava una buona occasione», ha dichiarato Lochridge, ricordando che a quei tempi lavorava al largo del Mare del Nord. Fece una chiamata e nel maggio del 2015 volò dall'altra parte del mondo per un incontro con la società. Società che, fin dall'inizio, gli spiegò il loro obiettivo: andare negli abissi, per vedere da vicino il relitto del Titanic. 

Un obiettivo, fin dal primo momento, piuttosto sproporzionato. «OcenGate voleva essere in grado di qualificare un pilota in un giorno. Qualcuno che non era mai stato seduto su un sommergibile», ha spiegato Lochridge. «Un enorme campanello d'allarme». Nello specifico, non era previsto alcun addestramento specifico per il pilota selezionato per questo compito. Di più, nessuno tra di loro era qualificato per effettuare immersioni nel sottomarino. 

Lochridge, dunque, ha descritto l'immersione che lui stesso aveva eseguito sul relitto dell'Andrea Doria, naufragato nel 1956 al largo di Nantucket. Anche in quell'occasione, come accaduto con il viaggio alla scoperta del Titanic, Lochridge era salito a bordo di un sottomarino in compagnia di alcuni clienti e del CEO Stockton Rush. Tra le attrezzature utilizzate c'erano anche il tanto discusso controller della PlayStation. Utilizzato per azionare il sottomarino. 

Nel corso dell'udienza, l'ex direttore delle operazioni marittime non ha perso occasione per criticare Stockton Rush e la sua «scarsa professionalità», durante quel viaggio alla scoperta del relitto dell'Andrea Doria. A tal proposito, Renata Rojas, una delle passeggere presenti a bordo quel giorno, testimonierà nell'udienza prevista giovedì. 

«Ero considerato il piantagrane»

Ma non finisce qui. Tornando a parlare del Titan, Lochridge ha dichiarato che il Cyclops One «non era stato ispezionato e dunque non aveva alcun certificato di ispezione rilasciato dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti». Il motivo? Semplice. A detta di Lochridge, l'obiettivo principale della OceanGate era quello di «fare soldi». Senza curarsi della scienza, ma puntando tutto sui social media. «Dietro di loro c'era un team social molto forte che avrebbe potuto vendere l'azienda ai clienti paganti, per farli partecipare ai viaggi». 

Lochridge, dunque, è passato a parlare del suo rapporto con Stockton Rush. «Il mio rapporto con l'azienda si è "rotto" nel 2016. Ero visto come un piantagrane, perché ero molto schietto su diverse questioni». Il licenziamento avverrà due anni più tardi, nel 2018. Al tempo stesso, però, anche altri membri del suo team hanno piano piano cominciato ad abbandonare la OceanGate perché «non erano soddisfatti delle condizioni e del trattamento riservato loro dai dirigenti». 

«A Stockton piaceva fare le cose a basso costo»

Poi, durante l'udienza, è arrivata la fatidica domanda. «Lochridge, lei si fidava del modo in cui è stato costruito il Titan?». Assolutamente no. «Non avevo alcuna fiducia nel Titan», ha rivelato, aggiungendo di aver parlato «a ogni direttore delle sue preoccupazioni sulla sicurezza del sommergibile». Solo uno di loro, Bonnie Carl, direttore finanziario, appoggiò le perplessità di Lochridge. «Bisogna avere fiducia al 100% nel pilotare un sommergibile e nel riportare a galla le persone in sicurezza. Bisogna farlo senza doversi preoccupare che le componenti si possano guastare. Se non hai fiducia in ciò che fai, non lo fai. Ecco tutto», ha sottolineato Lochridge. «A Stockton piaceva fare le cose a basso costo», ha quindi aggiunto, dimostrando – una volta di più – di avere ancora diversi sassolini nella scarpa. 

Lochridge ha quindi mostrato un'immagine in cui si vede il materiale con cui era stato realizzato il Titan. Materiale di scarsa qualità, che si è deteriorato ancor di più a causa delle immersioni in profondità. Diventano più debole discesa dopo discesa negli abissi. 

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