Il punto

Perché la Russia non è più una potenza spaziale?

Il successo dell'India con la sua sonda lunare rilancia la questione: Mosca, da anni oramai, non sembra più capace di garantire un programma spaziale sicuro e affidabile – Colpa della guerra, certo, ma anche dei tagli ai finanziamenti, delle accuse di corruzione e della politicizzazione di Roscosmos
© Roscosmos
Red. Online
23.08.2023 18:15

Prestigio. Al netto delle questioni scientifiche, tecnologiche e, se vogliamo, filosofiche, conquistare lo spazio o, meglio, la Luna è un discorso (anche) di prestigio. È stato proprio questo concetto a spingere, oggi, la sonda indiana ad allunare. Un momento che, di per sé, segna positivamente la storia della nazione e il suo destino quale possibile potenza spaziale. Anche perché, nel frattempo, Nuova Delhi ha fatto capire di non voler badare a spese per l'esplorazione del cosmo.

Sembra passata un'eternità da quando, all'alba della lunga, lunghissima corsa, l'Unione Sovietica lanciò con successo lo Sputnik, il primo satellite artificiale. Era il 1957 e quella parola, Sputnik, alla lettera significava «compagno di viaggio». All'epoca, quell'affare trasmetteva solo e soltanto un banale segnale acustico. Ma le implicazioni e le conseguenze della missione furono, manco a dirlo, grandissime. Anzi, enormi. L'URSS, infatti, si era garantita un vantaggio militare notevole. Rimanendo allo spazio, anche negli anni a seguire i sovietici furono i primi in tante cose: a lanciare un animale in orbita, la povera Laika, e poi un essere umano, Yuri Gagarin, nel 1961. Di qui la reazione, scientificamente furiosa, degli Stati Uniti. Che, infine, sulla Luna portarono degli uomini. Ricordate l'Apollo 11 nel 1969? Ecco.

La Russia, venendo al presente, o quantomeno al mondo post-sovietico, è un esempio concreto e plastico di come lo spazio possa riflettere la grandeur della nazione. Vladimir Putin, questa settimana, confidava nel successo della missione Luna-25 per riaffermare la potenza di Mosca non soltanto lassù, nel cosmo, ma anche sulla Terra. Non a caso, Roscosmos aveva programmato il viaggio con alcuni giorni di anticipo rispetto al rivale indiano, Chandrayaan-3.

E gli astronauti? Presto

La sonda, però, si è schiantata. A riprova che no, al momento la Russia non può ambire ad alcunché. Al contrario, i programmi spaziali asiatici – in particolare quello cinese e indiano – sono in crescita. Lo dimostra, fra le altre cose, il fatto che la Cina abbia una propria costellazione di satelliti di navigazione. L'India, dal canto suo, conta di inviare i propri astronauti sulla superficie lunare nel 2030.

Anche l'Occidente, nell'ambito della collaborazione attorno alla Stazione Spaziale Internazionale, continua a portare avanti il suo programma. La missione Artemis I, a regia NASA, è stata finalmente lanciata lo scorso anno mentre l'equipaggio di Artemis II, la missione che il prossimo anno sorvolerà la Luna, è stato nominato da tempo e comprende un astronauta canadese. L'Agenzia spaziale statunitense prevede di (ri)portare donne e uomini sulla superficie lunare nei prossimi anni. L'ultima volta fu nel 1972, con il programma Apollo. L'Occidente, e gli Stati Uniti in particolare, ha pure avviato una collaborazione, di per sé interessante, fra pubblico e privato. Si pensi a SpaceX, da anni oramai partner della NASA.

Programma in declino

E la Russia? Al di là della guerra in Ucraina e delle inevitabili sanzioni, che hanno colpito anche il settore aerospaziale, il suo programma è in declino da tempo. La spirale negativa – avviata dopo la caduta dell'URSS, con il cosmonauta Sergei Krikalev rimasto bloccato sulla Mir per quasi un anno a causa del caos che seguì – ha subito una brusca accelerazione in seguito allo scoppio del conflitto. Furono gli americani, di fatto, a salvare il programma russo. Da un lato sostenendo la Mir negli ultimi anni che le rimanevano, dall'altro coinvolgendo Mosca nel programma della nuova Stazione Spaziale Internazionale.

Un sostegno che, nei fatti, si tradusse in una ritrovata vitalità per Mosca. Che, fra le altre cose, garantì il trasporto di equipaggi e merci una volta che gli Shuttle statunitensi vennero pensionati. Detto ciò, se fino a poco tempo fa Mosca era un partner sicuro e affidabile, ora più che mai il futuro del programma spaziale russo è in forte dubbio. Tagli ai finanziamenti, accuse di corruzione, eccessiva politicizzazione di Roscomos a immagine di Dmitry Rogozin, mancanza di ricambio a livello di personale. Luna-25 è soltanto l'ultimo di molti fallimenti recenti.

Se il successo di una missione o più in generale di un programma spaziale aiutano a riaffermare lo status di potenza, le difficoltà incontrate ultimamente dalla Russia sono, in effetti, lo specchio di una nazione in netta difficoltà. Non sorprende, in questo senso, che tanto attorno alla Luna quanto sulla Terra, dove l'esercito russo sta faticando e non poco in Ucraina, Mosca ha lanciato inequivocabili segnali di declino.

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