Perché l'hashtag #RIPTwitter è in tendenza?
Per alcuni utenti di Twitter quello di questa mattina è stato un risveglio traumatico. Tra le tendenze, anche in Svizzera, è comparso un temutissimo hashtag: «#RIPTwitter». Riposa in pace, Twitter. Neanche a dirlo, il primo pensiero di tantissimi users è stato quello di dover dire addio all'amatissimo social network, passato nelle mani di Elon Musk nelle scorse settimane. E chi l'avrebbe mai detto: dietro a questo hashtag allarmista c'è proprio lui. L'uomo più ricco del mondo ha, ancora una volta, colpito. Ma ecco cos'è successo.
Un po' come due settimane fa
Non molte ore fa, Twitter ha annunciato la chiusura temporanea dei suoi uffici, dopo che Elon Musk ha dato un ultimatum ai suoi dipendenti. Come si legge su Bloomberg, il messaggio era chiaro. «O rimanete in azienda, lavorando per molte ore ad alta intensità, o vi licenziate, con tre mesi di indennità di licenziamento». Un ultimatum arrivato già mercoledì sera, quando il 51.enne a capo dell'azienda ha inviato a tutti i dipendenti un modulo di Google in cui chiedeva loro disponibilità per continuare a lavorare per Twitter, fornendo un impegno che avrebbe comportato, appunto, «lunghe ore di lavoro ad alta intensità». Chi non avrebbe risposto «sì», fra l'altro unica opzione possibile sul formulario, sarebbe stato, come anticipato, licenziato. Ma come si evince dall'improvvisa chiusura degli uffici, la maggior parte dei dipendenti ha preferito proprio quest'ultima opzione. Di qui, il delirio. Questa decisione - citiamo ancora Bloomberg - avrebbe creato, chiaramente, confusione. Chi potrà ancora accedere agli uffici, nonostante abbia scelto di licenziarsi? Chi non potrà farlo? Una situazione simile a quella vissuta solamente due settimane fa, quando Musk aveva annunciato, da un giorno all'altro, di aver licenziato metà della forza lavoro dell'azienda. Senza preavviso e via mail. Salvo poi ritornare sui suoi passi, e ricontattare alcuni dei dipendenti licenziati chiedendo loro di tornare in ufficio e continuare a lavorare sui progetti già in corso.
Ma questa volta, le cose - almeno in un primo momento - sono andate diversamente. Nella mail inviata ieri sera (questa notte in Svizzera) ai dipendenti per annunciare la chiusura degli uffici, si leggeva quanto segue: «Salve, con effetto immediato, stiamo chiudendo temporaneamente i nostri uffici e tutti gli accessi con i badge saranno sospesi. Gli uffici riapriranno lunedì 21 novembre. Vi ringraziamo per la vostra flessibilità. Vi preghiamo di continuare a rispettare la politica aziendale astenendovi dal discutere informazioni aziendali riservate sui social media, con la stampa o altrove. Non vediamo l'ora di lavorare con voi all'entusiasmante futuro di Twitter». Firmato, Twitter.
Se i dipendenti preferiscono licenziarsi
Ma come siamo arrivati dall'annuncio di Musk all'hashtag #RIPTwitter? Dopo essere stati messi di fronte a un bivio, molti membri del personale hanno deciso di comunicare le loro intenzioni proprio sul social network, utilizzando i loro profili interni e calpestando la richiesta dell'azienda di non commentare quanto accaduto sui social. Si tratta però di un numero di dipendenti molto più alto di quello che ci si aspettava. Il che mette seriamente in difficoltà le operazioni di Twitter, che in caso di malfunzionamenti non disporrebbe delle forze necessarie per risolvere i problemi. In men che non si dica, quindi, la notizia ha fatto il giro degli Stati Uniti e del mondo, portando alcuni utenti allarmati a condividere cinguettii con l'hashtag #RIPTwitter. Ma non solo. Tra le tendenze sono finiti anche «44 miliardi di dollari» - il prezzo pagato dal patron di Tesla per acquistare il social network - o «Apparently Twitter». In Svizzera, tra le parole chiave più utilizzate questa mattina, attorno alle 7.00, oltre all'hashtag della morte di Twitter, c'erano anche «Elon Musk» e «Mastodon», il nuovo social network distribuito del programmatore tedesco Eugen Rochko, che vanta di essere una valida alternativa qualora gli utenti decidessero di spostarsi e cambiare piattaforma. Soluzione che, come si legge proprio nei vari cinguettii, molti utenti hanno già considerato.
Cosa dice Elon Musk?
Ma c'è una domanda. In mezzo alla confusione generata dal fuggi-fuggi di moltissimi dipendenti, e alla conseguente eco sui social che ha portato gli utenti a credere che fosse giunta la fine del social network, come ha reagito Elon Musk? In un primo momento, il patron di Tesla ha cercato di convincere quanti più lavoratori possibili a non lasciare l'azienda. Secondo quanto riferito a Bloomberg da persone vicine all'azienda, il 51.enne è stato immediatamente coinvolto in riunioni dedicate alle proposte sul futuro del social network. E non solo. Dopo essersi sempre dichiarato assolutamente contrario al lavoro a distanza, ha fatto un passo indietro sulla questione, ammorbidendo i toni e inviando una mail ai dipendenti in cui sosteneva che tutto ciò che Twitter richiede per l'approvazione è che «il vostro manager si assuma la responsabilità di garantire che stiate dando un contributo eccellente». Aggiungendo che gli incontri di persona con i colleghi dovrebbero avvenire non meno di una volta al mese.
Dall'orchestra del Titanic alle lapidi
Come previsto, gli utenti più affezionati (e sono molti!) hanno subito cominciato a condividere cinguettii con l'hashtag #RIPTwitter. C'è chi è confuso, chi chiede spiegazioni. Chi «minaccia» Musk di non toccare il proprio social network preferito. Chi critica - ancora una volta - la decisione dell'eccentrico miliardario: «Ci ha messo meno di un mese a sfasciarlo». Qualcuno l'ha presa sul ridere e ha deciso di sdrammatizzare: è il caso di un utente che ha postato un'immagine dell'iconica orchestra del Titanic, scrivendo: «È stato un piacere twittare con tutti voi». E così, centinaia e centina di commenti. Qualcuno addirittura disperato. «Non posso vivere senza Twitter», scrive una ragazza. Altri condividono la foto di una lapide, su cui viene inciso «Twitter. 2006 - 2022. Ucciso da Elon Musk. RIP». E proprio parlando di tombe ed epitaffi, chiudiamo con quello che è stato il commento social di Elon Musk, proprio sul suo social network. Anche il proprietario di Twitter ha condiviso un cinguettio alquanto discutibile: una tomba, su cui è posizionato il logo di Twitter, con un uomo in posa, davanti, con a sua volta il simbolo dell'uccellino azzurro stampato sul volto. Un meme, tra l'altro, rubato a un altro utente, che riconoscendo il proprio contenuto non si è trattenuto dal commentare. «Signore, questo è il mio meme. Può confermare che implementerà misure per evitare il furto di meme su Twitter 2.0?». Musk, ovviamente, non ha risposto, ma ha prontamente condiviso un altro meme, in cui si legge: «Aiutateci, Ligma e Johnson, siete la nostra unica speranza». I due ragazzi sono stati ripescati dall'azienda negli scorsi giorni, dopo essere stati vittime del licenziamento di massa delle scorse settimane. Per l'occasione, Musk aveva condiviso uno scatto con i due, scrivendo: «È importante ammettere quando si sbaglia. E licenziarli è stato davvero uno dei miei più grandi errori». Anche se, osservando il corso degli eventi, non sembra proprio che Musk stia imparando dai suoi errori.