Il punto

Perché queste accuse a Donald Trump sono più gravi delle altre?

Principalmente perché sono legate a fatti accaduti quando il tycoon era ancora presidente degli Stati Uniti e poi perché, secondo l'atto d'accusa, sono stati minati gli ideali della democrazia americana
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Marcello Pelizzari
02.08.2023 16:45

Sì, l'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è stato «alimentato da bugie». Lo ha detto, martedì, il procuratore speciale Jack Smith durante la sua breve, brevissima conferenza stampa nella quale ha annunciato i capi d'accusa, quattro, formulati nei confronti di Donald Trump. Al centro, gli sforzi del tycoon per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 e, appunto, le sue bugie che, come benzina, diedero una spinta significativa agli eventi di Capitol Hill. Disonestà, nelle 45 pagine dell'atto d'accusa, è una parola ripetuta più volte. Di più, Trump sapeva che le teorie sui brogli elettorali erano false. 

Alcuni esperti, al netto dell'eco mediatica generata dall'incriminazione di Trump, la seconda a livello federale e la terza in termini assoluti, hanno detto che il caso, in realtà, non sarebbe così forte. Di qui la sensazione che non necessariamente si arriverà a una condanna. Le accuse, tuttavia, queste accuse volendo essere specifici, sono indubbiamente le più gravi. E il motivo è presto detto: sono legate a fatti accaduti quando Trump era ancora presidente degli Stati Uniti.

Se a contare è il «quando»

Proprio così. La causa di New York riguarda una frode commerciale e, per la precisione, un pagamento a una pornostar, Stormy Daniels, affinché tacesse sulla loro relazione. Fatti avvenuti prima che Trump entrasse alla Casa Bianca. La causa federale con, al centro, i documenti classificati di Mar-a-Lago, riguarda eventi accaduti dopo aver lasciato l'incarico di presidente. Queste ultime accuse, invece, sono carne viva. Vivissima. Perché il tentativo di ribaltare i risultati delle presidenziali 2020 è stato perpetrato quando Donald Trump abitava al 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington DC. Alla Casa Bianca, già. Secondo l'accusa, Trump avrebbe ripetutamente mentito al popolo americano.

Non finisce qui: sebbene Smith non abbia accusato, direttamente, Trump di aver istigato la folla che, il 6 gennaio 2021, scatenò il caos al Campidoglio, il procuratore speciale è stato chiaro, chiarissimo circa il nesso fra le bugie di Trump e quella sommossa popolare. A pesare, però, sarebbe anche una sorta di minaccia: la condotta di Trump, stando all'atto di accusa, ha minato gli ideali alla base della democrazia e, molto più prosaicamente, degli Stati Uniti.

Che cosa c'entra la democrazia?

Peter Barker, sul New York Times, ad esempio ha scritto che mai nella storia della nazione un presidente uscente è stato accusato di aver complottato per mantenere il potere. Portando avanti uno schema elaborato di inganni e intimidazione che, in seguito, è sfociato in pura violenza all'interno del Congresso. Per quanto gravi possano essere i soldi dati a Stormy Daniels e i documenti sottratti alla Casa Bianca, ha ribadito Barker, questa terza incriminazione in quattro mesi punta dritto al cuore del Paese. Pensieri, questi, condivisi (pur con sfumature differenti) da Smith nell'atto d'accusa.

Detto della gravità delle accuse, il cosiddetto Paese reale rimane diviso, polarizzato e combattuto. Tradotto: non c'è unanimità circa l'operato di Donald Trump, proprio come a livello politico. Il che, come abbiamo già spiegato, si traduce in nuova benzina elettorale per il tycoon. Normale, verrebbe da dire, visto che una buona parte di cittadini crede, sinceramente, che Trump nel 2020 abbia davvero ottenuto più voti di Joe Biden. E che quelle elezioni, di conseguenza, siano state truccate. La domanda, quindi, è la seguente: come reagirà l'elettorato del MAGA, da Make America Great Again, quando l'accusa esporrà le prove contro Trump in tribunale? La loro fede nell'uomo e nel politico, insomma, vacillerà? Sì e no, nella misura in cui la destra americana ritiene che il tycoon sia vittima del giustizialismo. E di un Dipartimento, quello della Giustizia, «manovrato» da Biden.

Il paradosso

Smith, dal canto suo, ha ribadito di voler esercitare pressione per un processo rapido. Processo che, quindi, potrebbe tenersi nel bel mezzo delle prossime presidenziali. Con Trump che, ad oggi, è il favorito per assumere il ruolo di candidato presidenziale del Partito Repubblicano. Nonostante le bugie, proprio così, e le tante, tantissime vicende con la giustizia che stanno provocando uno scandalo nello scandalo: il dirottamento dei fondi per la sua campagna per sostenere le spese legali. E, sempre nel bel mezzo delle prossime presidenziali, gli elettori, tanto i trumpisti quanto i Repubblicani moderati e gli indipendenti, conosceranno in dettaglio le accuse di «disonestà, frode e inganno» legate a questo caso. Il tutto, beh, mentre Trump potrebbe chiedere al Paese di dargli fiducia. Come nel 2016.

Di certo, è paradossale che un candidato alla presidenza degli Stati Uniti, attualmente in campagna, sia stato incriminato per aver cercato di sovvertire i risultati delle ultime elezioni. Nemmeno gli sceneggiatori di Black Mirror avrebbero saputo inventare una trama migliore per una delle loro puntate distopiche.