Stati Uniti

Quando inizieranno, davvero, i processi contro Donald Trump?

L'ultimo slittamento riguarda il caso Stormy Daniels, ma sembra sempre più improbabile che il tycoon venga processato prima delle elezioni di novembre
© AP
Marcello Pelizzari
16.03.2024 10:30

Donald Trump verrà processato prima delle presidenziali di novembre? Probabilmente no. A maggior ragione dopo gli ultimi sviluppi. Il tycoon – oramai certo della nomination repubblicana per la Casa Bianca – è coinvolto in quattro processi penali. Venerdì, un giudice di New York ha rimandato di almeno 30 giorni l’inizio del procedimento riguardante il presunto pagamento di 130 mila dollari alla pornostar Stormy Daniels. Pagamento che Trump avrebbe effettuato nel 2016 attraverso la sua azienda e il suo avvocato, Michael Cohen, allo scopo di comprare il silenzio dell'attrice in merito a un rapporto sessuale avuto una decina di anni prima. Come va letto questo rinvio? E gli altri tre processi? Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Caso Stormy Daniels

Inizialmente, l'inizio del processo per frode commerciale e per violazione delle leggi federali sul finanziamento delle campagne elettorali – per tutti, semplicemente, il caso Stormy Daniels – era stato fissato per il 25 marzo. Inizialmente, appunto. Negli ultimi giorni, infatti, sono emerse quasi 90 mila pagine di nuovi documenti con informazioni sul caso. Circa 73 mila sono state appena consegnate dal Dipartimento di Giustizia alla controparte, che aveva chiesto un rinvio di 90 giorni per potere studiare l'incarto, altre 15 mila sono ancora attese. La Procura di Manhattan, infine, aveva proposto un rinvio di 30 giorni. Quest'ultima richiesta è stata accolta.

John Coffee, professore alla Columbia University, fra i massimi esperti di legge, ha dichiarato alla BBC che c'è stato qualche inciampo. Di più, ai suoi occhi la confusione e i ritardi nella produzione della documentazione lascerebbero pensare a un litigio fra il Dipartimento di Giustizia e l'Ufficio del procuratore distrettuale di New York. 

Gli avvocati di Trump, ora, hanno chiesto un'udienza per capire come mai questi nuovi documenti, che includono interviste ai testimoni, hanno richiesto tutto questo tempo per essere prodotti. L'obiettivo della difesa è ottenere, come minimo, un altro rinvio e, in ultima istanza, un'archiviazione totale del caso. 

Quella relazione sentimentale...

Altro giro, altro processo. Trump, in questo caso, è accusato di aver cercato di sovvertire i risultati ufficiali delle presidenziali del 2020 nello Stato della Georgia. Con l'obiettivo di ribaltarne il risultato generale. Dopo giorni di udienze piuttosto tese e concitate, il giudice che presiede questo processo contro l'ex presidente e 18 co-imputati ha deciso che sì, il procuratore distrettuale della Contea di Fulton, Fani Willis, può rimanere a capo dell'accusa. A patto che Nathan Wade, il procuratore speciale assunto proprio da Willis per istruire il caso e con cui aveva una relazione sentimentale, si faccia da parte. Cosa che Wade ha fatto venerdì.

Scott McAfee, il giudice, ha spiegato di non ritenere che la passata relazione tra i due rappresenti un conflitto di interessi, aggiungendo tuttavia che da questo rapporto sarebbe potuta nascere «una parvenza di scorrettezza» in grado di inficiare sull’accusa. Parole, queste, che potrebbero «armare» Trump e il suo team legale in un'altra aula: quella, immensa, dei social e dell'opinione pubblica. 

L'annuncio di McAfee è caduto pochi giorni dopo aver respinto tre delle 13 accuse contro l'ex presidente, poiché ritenute troppo vaghe. 

Quanto a un possibile inizio del processo, beh, l'accusa ha proposto il 5 agosto.

Mar-a-Lago, a che punto siamo?

Dalla Georgia alla Florida, dove Donald Trump è accusato di aver conservato alcuni documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida. Il giudice Aileen Cannon, venendo agli ultimi sviluppi, ha esaminato una serie di richieste formulate dal team legale di Trump di far archiviare il procedimento federale contro l'ex presidente per ostruzione alla giustizia e cattiva gestione di documenti riservati. Giovedì, Cannon ha respinto una delle mozioni mentre deve chinarsi sulle altre sei. La BBC e altri media, al riguardo, hanno sottolineato che la stessa Cannon non sembra intenzionata a muoversi in fretta su questo fronte.

Al momento, l'inizio del processo è stato agendato per il 20 maggio. Sia l'accusa sia, soprattutto, gli avvocati di Trump hanno suggerito di posticipare l'inizio del dibattimento. Cannon, che a suo tempo venne nominata giudice federale dal tycoon, sta pure valutando come gestire la divulgazione delle migliaia di documenti riservati su cui si basa una parte di questo caso. Qualsiasi decisione e qualsiasi, conseguente appello potrebbero comportare ulteriori ritardi.

Il procuratore speciale Jack Smith, l'osso duro – come lo definiscono i colleghi – incaricato di supervisionare le indagini penali sulle azioni di Donald Trump in merito all'attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021 nonché sulla gestione e conservazione, da parte dell'ex presidente, di documenti governativi, compresi quelli classificati nella sua tenuta in Florida, ha proposto come nuova data l'8 luglio. Gli avvocati di Trump, che puntano a spostare l'inizio dopo le elezioni, hanno dichiarato che, in ogni caso, non sarebbero pronti prima di agosto.

Quell'attacco al Congresso

Infine, il caso più importante. Quello che riguarda il tentativo di sovvertire l'esito delle presidenziali del 2020, la «grande bugia» che, poi, si tradusse nell'attacco al Congresso consumatosi il 6 gennaio 2021. Quattro i (pesantissimi) capi d'accusa: associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni degli Stati Uniti; cospirazione per ostacolare un procedimento ufficiale; ostruzione e tentativo di ostruzione di un procedimento ufficiale; cospirazione per privare un cittadino dei diritti garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti.

Prima che il processo possa continuare, però, è necessario attendere il verdetto della Corte Suprema. Che, dal canto suo, valuterà – citiamo – «se e in che misura un ex presidente goda dell’immunità presidenziale da azioni penali per comportamenti che si presume coinvolgano atti ufficiali durante il suo mandato». Tradotto: Trump può o non può essere processato per azioni penali intraprese quando era alla Casa Bianca? La Corte Suprema, in questo senso, ha già stabilito che i presidenti sono immuni da responsabilità civile per gli atti ufficiali. Gli avvocati di Trump, tuttavia, da mesi sostengono che una simile protezione andrebbe estesa anche alle azioni penali.

Ammesso e non concesso che la Corte non dica che Trump è immune, il giudice che presiede il processo ha stimato che ci vorranno quasi 90 giorni per prepararsi al dibattimento. Per la cronaca: la Corte Suprema dovrebbe pronunciarsi alla fine di giugno.

Ritardi, questi, che evidentemente fanno il gioco del team legale del tycoon. La cui strategia, sin dal principio, è stata quella di rimandare ogni procedimento il più a lungo possibile e, preferibilmente, oltre le elezioni di novembre.