Quanto sono determinati gli Houthi?
Le forze armate statunitensi e britanniche, dunque, hanno lanciato attacchi aerei contro obiettivi Houthi nello Yemen. Una dimostrazione di forza imponente e importante, secondo gli analisti. Che, tuttavia, potrebbe avviare un conflitto lungo e prolungato. Contro, peraltro, un avversario determinato. Basti pensare, d'altronde, all'escalation di attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso e alla preparazione militare dei miliziani sciiti. Questa settimana, un rapporto del Royal United Services Institute di Londra, citato dal Telegraph, ha avvertito che, per l'Occidente, potrebbe risultare complicato «degradare efficacemente le capacità degli Houthi».
In vista degli attacchi di giovedì, Abdul-Malik al-Houthi, il leader del gruppo sostenuto dall'Iran, ha minacciato che «qualsiasi attacco americano non rimarrà senza risposta». Dichiarazioni muscolari, figlie però delle capacità effettive dei miliziani. Soprattutto in termini di attacchi marittimi. Secondo quanto dichiarato dalle forze armate statunitensi, ieri gli Houthi hanno effettuato il ventisettesimo attacco dal 19 novembre a oggi. Attacchi perpetrati (anche) usando missili balistici antinave.
Il 30 dicembre, al riguardo, la USS Gravely, un cacciatorpediniere americano, si è vista costretta ad abbattere due di questi missili nel rispondere alla richiesta di soccorso della Maersk Hangzhou. Nel rapporto del Royal United Services Institute, si parla di «grave preoccupazione» per il fatto che un attore non statale sia in possesso di armi simili. Detto dei missili, gli Houthi dispongono altresì di droni e imbarcazioni kamikaze senza equipaggio.
Tornando ai missili, quello antinave più sofisticato dovrebbe essere l'Asef: trasporta una testata da 500 chilogrammi e ha una portata di 400 chilometri. Si ritiene sia basato sull'iraniano Kahlij Fars e utilizzi un mirino elettro-ottico per individuare il bersaglio. I ribelli dal 2016 hanno a disposizione anche l'Al-Mandeb 2, una copia del C-802 cinese venduto all'Iran negli anni Novanta. Washington, in questo senso, più volte ha accusato l'Iran di aver fornito armi agli Houthi o aver contribuito alla loro costruzione. Sempre il Royal United Services Institute: «Il principale punto di forza dell'arsenale missilistico degli Houthi è l'esperienza. L'aviazione saudita conduce attacchi in Yemen dal 2015, il che significa che gli Houthi sono diventati abili nel minimizzare i danni che causano».
Le capacità di attacco marittimo degli Houthi, secondo gli esperti, avrebbero tuttavia una debolezza cruciale: la mancanza di strumenti di puntamento efficaci, sebbene si ritiene che gli iraniani abbiano colmato anche questa lacuna fornendo informazioni dalla loro nave di sorveglianza MV Behshad. I primi attacchi congiunti anglo-americani avrebbero colpito siti controllati dagli Houthi in Yemen, tra cui depositi di armi e strutture per il lancio di droni.
Il Royal United Services Institute, infine, ha chiarito che qualsiasi operazione contro forze Houthi per garantire la sicurezza della navigazione commerciale nel Mar Rosso richiederà, probabilmente, uno «sforzo sproporzionato e ad alta intensità di risorse». E ancora: «Uno dei principali problemi che la Coalizione deve affrontare non è la difficoltà di intercettare i missili e i droni degli Houthi in sé, ma piuttosto il costo di farlo e lo squilibrio tra efficacia tattica e strategica. Gli Houthi sono un avversario persistente e determinato, ed è improbabile che interrompano i loro attacchi semplicemente perché sono inefficaci».