La storia

Quel Boeing 747 parcheggiato a Basilea per quasi dieci anni

Inizialmente destinato a un principe ereditario saudita, il velivolo è rimasto fermo a EuroAirport in cerca di un nuovo inizio – Lo scorso aprile è stato mandato al «cimitero» degli aerei in Arizona
© KEYSTONE
Marcello Pelizzari
15.02.2023 21:00

Sedici voli, trenta ore di servizio. E poi? Il nulla. Tant’è che, alcuni mesi fa, il Boeing 747 – configurato come jet privato – è volato verso la sua ultima destinazione: la demolizione. Ahia. L’aereo, in origine, era destinato a un reale saudita. Per quasi dieci anni è rimasto a terra, parcheggiato all’EuroAirport di Basilea, Mulhouse e Friburgo. In attesa di essere dotato di interni sontuosi. Le cose, però, non sono andate secondo i piani. E così, dopo l’ennesimo tentativo (fallito) di trovare un nuovo acquirente, l’aereo è stato spedito in Arizona, al Pinal Airpark, un cimitero per jumbo e affini.     

E il principe?

L’aereo, tecnicamente, è un BBJ. Acronimo di Boeing Business Jet, ovvero velivoli modificati rispetto alle versioni commerciali e destinati a governi o clienti facoltosi. Si tratta di uno dei (relativamente) pochi B 747-8 prodotti, l’ultima versione del maxi-aereo introdotta sul mercato nel 2010 ma dallo scarso, scarsissimo successo. La lunga, lunghissima produzione del 747, la Regina dei Cieli, si è conclusa pochi mesi fa mentre l’ultimo esemplare è stato consegnato alla compagnia cargo Atlas Air. Restano, negli hangar della Boeing, i due futuri Air Force One degli Stati Uniti.

Boeing, tornando a noi, ha venduto oltre 250 BBJ fino ad oggi. Molti, però, erano 737. Velivoli più piccoli. L’azienda, girando la questione, ha avuto molti più problemi a vendere versioni personalizzate della sua ammiraglia, il 747. L’ultima versione, il 747-8, si è fermata a dieci esemplari BBJ. Quello parcheggiato a Basilea era il primo ritirato. Era destinato al governo dell’Arabia Saudita e, nello specifico, al principe ereditario Sultan bin Abdulaziz Al-Saud. Principe che, però, è deceduto nel 2011, pochi mesi prima della consegna prevista. L’aereo, per contro, ha volato per la prima volta nel maggio 2012 ed è stato consegnato ufficialmente il mese successivo. A dicembre dello stesso anno è atterrato a Basilea. Dove, appunto, avrebbe dovuto essere rifinito con interni lussuosi. Ma dove, a quanto pare, è rimasto per tutto questo tempo. Fermo, fermissimo. Immobile.

Nessuno lo voleva

Nel 2017, sfumata oramai la possibilità di essere preso in consegna dai sauditi, l’aereo è stato rimesso in vendita per «appena» 95 milioni di dollari. Un prezzo parecchio scontato rispetto ai 350 milioni di listino. Nessuno, tuttavia, si è fatto avanti. Anche perché nessuno, oggi come oggi, comprerebbe un aereo a uso personale con quattro motori. Tanto più se, dopo averlo acquistato, deve rimetterci mano per completare gli interni.

Boeing, diciamo sconsolata, ha deciso di riacquistare l’aeroplano nel 2022. Il proprietario era una società che commercia in aeromobili, chiamata Aircraft Finance Germany. L’aereo è volato in Arizona il 15 aprile dello scorso anno, mettendo a registro altre dieci ore in aria per un totale, come detto, di trenta ore circa da quando è uscito dagli hangar di Everett. Il suo ultimo decollo da Basilea è stato immortalato e pubblicato su YouTube.

Al Pinal Airpark i tecnici stanno ancora lavorando allo smontaggio dell’aereo, spogliato delle parti più preziose. I motori, nuovi di zecca, valgono ancora parecchi soldi: 20 milioni di dollari, circa, a motore.

Altri nove 747-8 in versione BBJ sono in dotazione ai governi di Egitto, Kuwait, Marocco, Oman, Qatar e Turchia. Considerando che la durata media di un gigante del genere va dai 25 ai 30 anni, il modello appena ritirato potrà fornire parti di ricambio agli altri «fratelli». Certo, parlare di spreco per un aereo praticamente mai utilizzato e già condannato a morte è un eufemismo.

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