Aviazione

Russia chiusa? Passiamo dal Polo Nord

Finnair sta utilizzando la rotta artica per la tratta Helsinki-Tokyo: un corridoio affascinante, ma dispendioso in termini di tempo e carburante
Marcello Pelizzari
21.03.2022 11:07

Indovinello: sorvola il Polo Nord e non è Babbo Natale, chi è? Anzi, che cos’è? Bravi, è un A350 di Finnair. La compagnia di bandiera finlandese, complice la chiusura dello spazio aereo russo, ha optato per una soluzione apparentemente estrema: andare a Est passando dall’Artico. L’arte di arrangiarsi, già.

Un corridoio lunghissimo

In tempi normali, la Russia era un lungo, lunghissimo corridoio utilizzato per collegare l’Europa a il Sudest asiatico. Finnair, in particolare, grazie alla posizione di Helsinki garantiva connessioni rapidissime con diversi Paesi: Corea del Sud, Singapore, Thailandia, Giappone. Prima della pandemia, il vettore serviva diciannove destinazioni in Asia. Valevano il 44% delle vendite totali di biglietti. 

L’Helsinki-Tokyo, prima che Mosca reagisse al blocco dei cieli imposto dall’Occidente, chiudendo a sua volta ogni varco, era emblematico di quanto i finlandesi dipendessero dalla Russia: poco dopo il decollo, infatti, l’equipaggio effettuava una virata ed entrava nel vastissimo spazio aereo del vicino. Vi restava per oltre tremila miglia, quindi volava sopra la Cina, salutava la Mongolia, rientrava in Russia vicino a Vladivostok e, infine, virava verso Narita sorvolando il Mar del Giappone. La durata? Poco meno di nove ore, da passare mangiando, bevendo e godendosi l’intrattenimento di bordo.

Le cose, nel frattempo, sono cambiate. E pure parecchio.

+40% di carburante

In realtà, Finnair aveva letto le tensioni con un certo anticipo. Riku Kohvakka, il responsabile della pianificazione dei voli presso la compagnia, ha rivelato alla CNN che la compagnia stava lavorando alle alternative da almeno due settimane.

Alla fine, ha vinto il Polar Express. Pazienza se, invero, tanto express (nel senso di veloce) non è: decollo, rotta sulle Svalbard, attraversamento del Polo Nord, Alaska e via verso il Giappone, con particolare attenzione a costeggiare lo spazio aereo russo senza invaderlo. La durata? Oltre tredici ore, con un +40% alla voce carburante.

L’alternativa, a sud della Russia, toccando un’infinita di Paesi dal Baltico alla Corea, è ancora più lunga. Può essere usata, ma necessita di condizioni di vento favorevoli per competere con la rotta polare in termini di tempo.

La rotta artica. © Flightradar24
La rotta artica. © Flightradar24

Nuove certificazioni

Decidere di cambiare rotta e, soprattutto, sfruttare il Polo Nord non è esattamente una passeggiata di salute. Di più, affinché una compagnia possa utilizzare un determinato corridoio è necessario soddisfare diversi regolamenti in materia di sicurezza. 

Con ETOPS, nello specifico, si intendono le regole aeronautiche applicate a tutti i voli di lungo raggio effettuati con aerei bimotori commerciali, come l’A350, sopra zone con scarsa presenza di aeroporti adeguati agli atterraggi di emergenza.

Finnair, fino a poche settimane fa, operava secondo la regola ETOPS 180. Tradotto: ogni suo aereo bimotore poteva trovarsi, in qualsiasi momento, a tre ore di distanza dall’aeroporto più vicino. La scelta di volare sull’Artico, tuttavia, ha costretto il vettore a richiedere la certificazione ETOPS 300. Altra traduzione: l’A350 diretto a Tokyo può trovarsi, in qualsiasi momento, fino a cinque ore di distanza dall’aeroporto più vicino. Fa un certo effetto, lo sappiamo.

La rotta, prima della guerra, veniva coperta con tre piloti. Ora, per contro, ne servono quattro. I passeggeri, però, sembrano apprezzare il cambiamento obbligato. «Ci chiedono a che ora passiamo sopra il Polo Nord e se vedranno l’aurora boreale» ha raccontato, sempre alla CNN, Aleksi Kuosmanen, vice-capo pilota della flotta Finnair. Gli stessi passeggeri, a fine volo, ricevono un diploma che certifica il sorvolo dell’Artico.

L’operazione, in ogni caso, a livello finanziario rimane un azzardo. E anche sul fronte ambientale il santo non vale la candela. Volare da Helsinki a Tokyo, facendo il giro lungo, richiede 20 tonnellate di cherosene in più. Finnair, con un certo pragmatismo, offre solo 50 posti a tratta invece dei 330 abituali. Il resto dell’aereo viene sfruttato per le operazioni cargo.

Curiosamente, per la compagnia finlandese si tratta di un ritorno alle origini: quando lanciò il servizio su Tokyo nel 1983, infatti, Finnair come quasi tutte le compagnie europee non utilizzava lo spazio aereo russo, pardon sovietico. D’altronde, eravamo in piena Guerra Fredda.

Ma la rotta è sicura?

Altro giro, altra domanda: ma è sicuro volare in una zona così estrema del mondo? O, meglio, così fredda? Kuosmanen, in questo senso, ha garantito che sorvolare il Polo Nord non è così diverso rispetto a sorvolare alcune aree della Russia. L’A350, poi, resiste perfettamente alle temperature basse, per non dire bassissime, e lo stesso dicasi per il carburante. Certo, la bussola magnetica rischia di andare in tilt mentre si attraversa il Polo Nord magnetico. Ma, per dirla sempre con il citato Kuosmanen, «se uno è ben preparato alla fine si tratta solo di un altro giorno in ufficio». Un giorno da Babbo Natale. Su un Airbus a lungo raggio.

Il diploma consegnato ai passeggeri. © Flightradar24
Il diploma consegnato ai passeggeri. © Flightradar24
In questo articolo:
Correlati
Aeroflot, Finnair e gli altri: la nuova «pandemia» dell’aviazione
Il balletto delle sanzioni fra Occidente e Mosca ha scatenato il caos nei cieli – Mentre i vettori russi non possono più contare sui pezzi di ricambio di Airbus e Boeing, quelli europei non possono «usare» la Russia per raggiungere l’Asia – E compagnie come quella finlandese rischiano perdite importanti sul lungo periodo