Francia

Sarà Macron o Le Pen?

Al ballottaggio del 24 aprile si scontreranno di nuovo l’attuale presidente e la sua avversaria – Si sono già formati due blocchi, con i candidati eliminati (a cominciare dal deludente Zemmour) che hanno preso posizione in favore dell’uno o dell’altra
Danilo Ceccarelli
10.04.2022 23:12

La sfida sarà ancora una volta tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, come in uno strano déjà-vu. Ma a differenza di quanto previsto nei giorni precedenti, i due eterni rivali accedono al ballottaggio del 24 aprile con uno scarto di voti più ampio. Secondo le proiezioni diffuse subito dopo la chiusura delle urne, il presidente francese ha ottenuto il 27,60%, davanti alla rivale dell’estrema destra, attestatasi in tarda serata al 23%. Un margine che fa tirare un sospiro di sollievo all’inquilino dell’Eliseo, sebbene non basti per fargli cantare vittoria già da ora.

L'Unione Europea

Nelle prossime due settimane il capo dello Stato dovrà accelerare per consolidare il vantaggio di questo primo turno e costruire il più rapidamente possibile il “fronte repubblicano”, bestia nera dell’estrema destra francese. Adesso, l’importante è tenere alta la guardia: «Niente è deciso», ha riconosciuto Macron tra gli applausi e i cori da stadio dei suoi, riuniti a Porte de Versailles, a sud-ovest di Parigi. Parole confermate anche dal sondaggio di Ipsos-Sopra Steria pubblicato poche ore dopo la chiusura delle urne, che dà Macron vincente solamente con il 54%, contro il 66% di cinque anni fa. Il presidente ha promesso un «grande movimento di unità e di azione», dicendosi pronto a «inventare qualcosa di nuovo per riunire le diverse sensibilità». L’obiettivo è una Francia «indipendente» e più forte, ovviamente all’interno di un’ottica europeista.

In questo senso l’Unione europea si conferma suo grande cavallo di battaglia: «Voglio una Francia che si inserisca in un’Europa forte, non una Francia che, uscita dall’Europa, avrebbe come alleati l’internazionale dei populisti e degli xenofobi». Il riferimento è alle posizioni anti-europeiste della rivale, sebbene non sia più a favore di un’uscita dall’Unione.

I due fronti

Dal canto suo, Marine Le Pen ha lanciato un appello «a tutti coloro che non hanno votato per Emmanuel Macron» ad unirsi a lei in nome «dell’indipendenza nazionale». La candidata del Rassemblement National promette di «rimettere in ordine la Francia in cinque anni» e di risanare le «fratture sociali, territoriali, istituzionali». Il primo a rispondere presente, nonostante i “disaccordi”, è stato l’ultraconservatore Eric Zemmour, crollato a circa il 7%. L’importante, secondo l’ex giornalista conosciuto per le sue posizioni estremiste, è «fermare un uomo che non ha detto nulla su sicurezza e immigrazione».

Ma il presidente francese può contare su uno sbarramento più solido di quanto inizialmente si pensasse. La repubblicana Valérie Pécresse, protagonista di una storica débâcle con neanche il 5% dei voti, è tornata sui suoi passi rispetto a quanto dichiarato nei giorni scorsi e ha dato il suo sostegno al presidente uscente. Stessa tendenza in quasi tutta la sinistra, dove i risultati non sono certo migliori. La socialista Anne Hidalgo, al di sotto del 2%, e l’ambientalista Yannick Jadot, a poco più del 4%, hanno lanciato immediatamente un appello a sbarrare la strada della Le Pen verso l’Eliseo. Più ambiguo Jean-Luc Mélenchon, sul quale riposavano tutte le speranze della gauche d’oltralpe. «Non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen», ha tuonato il tribuno della France Insoumise, terzo a poco più del 20%, senza però chiedere apertamente ai suoi di votare per Macron. Il presidente li ha ringraziati tutti, nominandoli uno per uno.

Ma oltre a creare una diga per arginare la vittoria dell’estrema destra, l’inquilino dell’Eliseo dovrà convincere i francesi a recarsi alle urne. In questa prima tornata elettorale l’astensione è arrivata a poco più del 26%, un dato inferiore rispetto al record raggiunto nel 2002 quando si superò il 28% ma comunque preoccupante per tutti.

Il faccia a faccia in Tv

Dopo averla schivata grazie al suo impegno diplomatico nella crisi ucraina, Macron sarà costretto a entrare in campagna elettorale per consolidare il vantaggio. Al capo dello Stato non basterà continuare a sventolare lo spauracchio dell’estrema destra per convincere l’elettorato. «Voglio tendere la mano a tutti quelli che vogliono lavorare per la Francia», ha detto il presidente, promettendo di «inventare qualcosa di nuovo per il Paese». Cruciale sarà il faccia a faccia televisivo del 20 aprile, che a distanza di cinque anni vedrà ancora opposti gli stessi protagonisti. La figuraccia del 2017 è sicuramente servita da lezione a Marine Le Pen, che si è presentata a queste elezioni con un volto nuovo, da destra moderata e conservatrice. Le sue posizioni più radicali restano, ma nascoste da un programma di stampo sociale, alla portata di quell’elettorato di centro-destra intransigente, ma anche delle classi modeste che rappresentano la sua base. Il cavallo di battaglia in queste elezioni resta il potere d’acquisto, il grande tema sociale che le ha permesso di salire nei sondaggi fino a confermarsi come principale sfidante.

Due campi contrapposti uno dinnanzi all’altro, rappresentanti di una nuova opposizione andata al di là del binomi destra-sinistra. Almeno su questo Macron ha mantenuto la sua promessa.

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