Tensioni

Taiwan, la guerra e lo spettro della Cina continentale

Ciò che succede in Ucraina ha fatto scattare il campanello d'allarme sull'isola: il governo taiwanese, infatti, sta pensando di prolungare la leva militare obbligatoria
Sara Mauri
25.03.2022 10:00

Ciò che è successo in Ucraina, con le conseguenze che ben conosciamo, sta impattando anche sulla situazione di altri Stati e Paesi. Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Qui, quello che sta succedendo non è un battito d’ali: è già un uragano. E allora è meglio guardare anche da altre parti, fuori dall’Europa, un po’ più lontano. Sì, perché̀ a est c'è un'isola che si chiama Taiwan, che si trova a meno di 200 chilometri dalla costa sud-orientale della Cina. Un'isola importante, a livello economico e strategico. Un'isola che guarda a ovest, ma che geograficamente si trova in Asia: Taiwan, Taipei, Repubblica di Cina. Anche prima che la Russia lanciasse il suo attacco non provocato all'Ucraina, i timori che Pechino potesse prendersi Taiwan con la forza stavano già crescendo.

Taiwan pensa di prolungare la leva obbligatoria

Il governo di Taiwan sta pensando a prolungare la leva militare obbligatoria. Questo significa che l’isola sta cercando di potenziare l’esercito in vista di un’ipotetica difesa.

Attualmente la leva è di quattro mesi, mentre in passato era di due anni. Il periodo di leva era stato precedentemente ridotto quando l’idea di un’azione cinese veniva percepita come remota e quando le tensioni si erano allentate, dando l’impressione di una tregua nei rapporti tra Taipei e Pechino: allora si era passati a una forza militare professionale composta prevalentemente da volontari. Mercoledì, Chiu Kuo-cheng, il ministro della Difesa di Taiwan, ha affermato di voler allungare questo periodo di leva oltre i quattro mesi. Il tutto mentre la guerra in Ucraina sta fornendo un esempio su come riuscire a rispondere a ipotetiche manovre cinesi. Il parallelismo è questo: il conflitto ucraino sta mostrando un esempio tangibile di ciò che potrebbe accadere ed è difficile non fare paragoni con le relazioni controverse tra Cina e Taiwan.

Se Xi Jinping stava pensando a Taiwan, la resistenza ucraina potrebbe dissuaderlo, anche se gli aumenti di addestramenti militari di Taiwan non saranno certo sufficienti per respingere un potenziale assalto della potenza dell’esercito cinese. L’uso della forza militare però – come visto in Ucraina – comporta rischi considerevoli, sia in termini di sanzioni, sia per il dispendio di energie. A differenza dell'Ucraina, Taiwan è un'isola, il che implicherebbe che Pechino -se volesse prendersi Taiwan- dovrebbe probabilmente lanciare un potentissimo assalto anfibio.

La Cina e la difesa di Taiwan

Le mire della Cina sull’isola si stanno facendo sempre più pressanti e hanno stimolato un dibattito interno sul rafforzamento della difesa di Taiwan. Negli ultimi due anni la Cina ha intensificato le sue attività militari nei pressi dell’isola, nel tentativo di spingere Taiwan ad accettare le pretese di sovranità cinesi. La Cina, infatti, non riconosce il governo democratico di Taipei.

Il 7 marzo, al National People Congress, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva affermato che «Taiwan alla fine tornerà nell'abbraccio della madrepatria».

La difesa di Taiwan non si basa, però, sul numero dei militari, ma sui modernissimi armamenti americani forniti all’isola. In base al Taiwan Defence Act, gli USA garantiscono all’isola capacità di difesa, anche se riconoscono formalmente Il governo di Pechino. A differenza dell’Ucraina, qui, la situazione è differente: Taiwan non è riconosciuta a livello globale come Paese indipendente, neanche dagli Stati Uniti. I parallelismi sono innegabili, ma questo spiega perché la situazione di Taiwan è profondamente diversa da quella dell’Ucraina. Taiwan non si aspetta certamente di poter sconfiggere l’enorme esercito cinese con i propri mezzi senza l'aiuto diretto degli Stati Uniti, ma l’obiettivo e il parallelismo con l’Ucraina è quello di dissuadere la Cina rendendo un’ipotetica invasione più difficile, sconveniente e costosa per la Cina (anche in virtù delle ipotetiche sanzioni occidentali che ne potrebbero derivare).

L’anno scorso, la pressione tra Cina e Taiwan è cresciuta. Nel 2021 il numero di aerei militari cinesi segnalati nei cieli di Taiwan ha iniziato ad aumentare. Spesso, infatti, leggiamo di incursioni di aerei di guerra sui cieli di Taiwan. Ma stando sul leggero, le tensioni tra Cina e Taiwan hanno trovato sbocco anche sulla rivendicazione del salvataggio di alcuni marinai della Papua Nuova Guinea. Entrambi i governi rivendicano infatti la responsabilità del gesto.

I nostri militari sono impegnati a difendere la nostra patria e i nostri partner globali stanno contribuendo alla sicurezza della nostra regione, dando forte fiducia nella sicurezza di Taiwan
Tasi Ing-Wen, presidente di Taiwan

Taiwan come Paese indipendente

La Cina vede Taiwan come una provincia separatista che presto farà ancora parte dello Stato centrale, ma Taiwan si vede come Paese separato e democratico. Taiwan è l’unico Paese asiatico a consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso e crede molto nella democrazia e nell’indipendenza. L’Ucraina rimane per Cina e Taiwan un punto di osservazione per guardare cosa potrebbe accadere. Anche se, con Putin che sta devastando l'Ucraina, adesso un attacco a Taiwan rischierebbe di apparire coordinato con Mosca. Ma non solo i fatti legati all’Ucraina sono importanti per l’equilibrio precario dei rapporti sino-taiwanesi. Anche gli eventi ad Hong Kong, che hanno visto la Cina reprimere le proteste nate a causa della legge sull’estradizione e della maggiore influenza sulla città stato potrebbero incoraggiare Xi Jinping a muoversi su Taiwan. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, aveva affermato che la questione di Taiwan è diversa dalla crisi ucraina, ribadendo che si tratterebbe di «un affare puramente interno», non di un affare tra due Paesi come la guerra russo-ucraina.

Ma anche Tsai Ing-wen, la presidente di Taiwan, ha contestato apertamente l’accostamento tra Kiev e Taipei. La Presidente ha aggiunto: «I nostri militari sono impegnati a difendere la nostra patria» e «i nostri partner globali stanno contribuendo alla sicurezza della nostra regione, dando forte fiducia nella sicurezza di Taiwan. Siamo pronti per rispondere a ogni evenienza».

Ma da dove nasce la divisione tra Cina e Taiwan?

La Cina ha cercato a lungo la riunificazione con Taiwan, sin da quando l’isola si è separata dalla Cina continentale. Perché la Cina vede l’isola come un suo territorio e perché Taiwan si vede come Stato indipendente? Per leggere i fatti bisogna partire dalla storia, ovvero almeno dalla Seconda guerra mondiale.

Dopo la Seconda guerra mondiale, c’erano parecchi attriti tra le forze governative nazionaliste e il Partito Comunista Cinese. Quando i comunisti vinsero la guerra civile e Mao Zedong prese il controllo a Pechino nel 1949, gli esponenti del partito nazionalista Kuomintang fuggirono a Taiwan. Il leader Chiang Kai-shek guidò il partito Kuomintang dopo la fuga a Taiwan. Da allora il Kuomintang è stato uno dei partiti politici più importanti di Taiwan. I proclami su un’ipotetica futura invasione di Taiwan sono moltissimi. Alla fine, Pechino ha minacciato l’indipendenza dell’isola fin da quando l’ex governo nazionalista è fuggito dalla Cina continentale alla fine della guerra civile. Nel 2015, il presidente Xi Jinping e l’omologo taiwanese Ma Ying-jeou si erano incontrati a Singapore: un vertice storico, la prima volta dal 1949 in cui i leader di Cina e Taiwan si incontravano ufficialmente. Sembra che da allora sia passato un secolo.

Da anni si rincorrono previsioni allarmistiche su Taiwan, ma la Cina, che in pratica avrebbe potuto già riprendersi Taiwan da molto tempo e che da anni dice di volere che l’isola diventi cinese (addirittura si parlava di 2050), non l’ha mai fatto davvero e la situazione è sempre rimasta congelata. Ora la maggior parte degli abitanti dell’isola si riconosce come taiwanese e non come cinese. Dal 1971 Taiwan non è più riconosciuta dall’Assemblea Generale dell’ONU. Dopo l’addio del Nicaragua a Taiwan, solo 13 Paesi (più il Vaticano) riconoscono l’isola come Paese sovrano e la Cina esercita pressioni diplomatiche affinché Taiwan non venga riconosciuto come Stato.

E il Giappone?

Dopo un incontro virtuale tra l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe e la a presidente taiwanese Tsai Ing-wen, Pechino ha intimato al Giappone di non immischiarsi e di evitare di intrattenere rapporti con Taiwan. Secondo un sondaggio recente di Kyodo News, tre giapponesi su quattro temono che la Cina possa intraprendere un’azione militare contro Taiwan oppure verso una delle isole contese nel Mar Cinese meridionale e l’86% ha sostenuto la decisione del Giappone di imporre sanzioni economiche alla Russia.

Il Giappone si trova a circa 100 chilometri da Taiwan.

Ancora un po’ di storia

Taiwan, anche Repubblica di Cina o isola di Formosa, perse il suo seggio alle Nazioni Unite nel 1971, sostituita dalla Repubblica Popolare cinese, ovvero il territorio che riconosciamo come Cina. La maggior parte degli Stati ha spostato il riconoscimento alla Repubblica Popolare Cinese, ritenendola la sola rappresentante della Cina. Ma in passato, era Taiwan che rivendicava di essere l’unico governo legittimo dell’intero Paese. Vediamo un po’ il tutto, onde evitare confusione. Nel 1949, la vittoria dei comunisti di Mao obbliga il governo cinese con il partito nazionalista Kuomintang a trasferirsi sull’isola. Nel settembre del 1949 Taipei viene riconosciuta capitale del governo della Repubblica di Cina in esilio. Nel 1945, Taiwan era tornata alla Cina dopo 50 anni di controllo giapponese (questo è uno dei motivi per cui i giapponesi sono legati a Taiwan). In passato, la Cina aveva ceduto Taiwan al Giappone. Questo accadeva durante la dinastia Qing. Il dominio giapponese sull’isola è durato fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando le potenze alleate fecero restituire i territori alla Repubblica di Cina. Chiaramente la Cina continentale ritiene che la Repubblica di Cina appartenga al suo territorio sin dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, ovvero dal 1949, mentre la Repubblica di Cina (Taiwan) si pensa come Stato indipendente. Il rapporto degli Stati del mondo con Taiwan è controverso: da un lato l’isola viene considerata come un’entità autonoma, dall’altro molti Stati evitano di appoggiare deliberatamente il suo governo.

Perché l’America arma Taiwan?

La ragione è sempre da ricercare nella storia.

Il trattato di mutua difesa tra gli Stati Uniti e la Repubblica di Cina (Taiwan), firmato nel 1954 ed efficace dal 1955 al 1980 era un patto stipulato per difendere l’isola da un’ipotetica invasione da parte della Repubblica Popolare di Cina in un’ottica di guerra fredda (l’obiettivo era proteggere il sud est asiatico dalla potenziale diffusione del comunismo). Dopo che gli USA hanno riconosciuto la Repubblica Popolare di Cina nel 1979, il trattato di mutua difesa è stato sostituito dal Taiwan relations Act.

Gli Stati Uniti mantengono ora una linea deliberatamente vaga su un’ipotetica difesa di Taiwan: da un lato vendono e forniscono armi difensive all’isola, dall’altro non riconoscono esplicitamente Taiwan come Stato. L’ambiguità lascia uno spazio di manovra all’America, anche se all’inizio di marzo Mike Mullen ha incontrato a Taipei il presidente di Taiwan Tsai Ing-wen. La presenza della delegazione americana a Taiwan ha suscitato, chiaramente, malumori a Pechino. L’ex segretario di Stato americano Mike Pompeo, che il 3 marzo aveva visitato l’isola, aveva dichiarato che Taiwan non soffrirà il destino dell’Ucraina.

Perché Taiwan è importante?

Il successo economico di Taiwan si basa sul principio di un’economia di libero mercato e questo nonostante il suo ridotto riconoscimento diplomatico. L’invasione russa dell’Ucraina ha accresciuto le preoccupazioni per il rischio che la Cina possa aumentare la sua forza militare contro Taiwan e questo ha influito anche nei rapporti di affari.

L’economia di Taiwan è importante per le forniture globali di chip per apparecchiature elettroniche. In particolare, una singola azienda taiwanese detiene oltre la metà del mercato globale. Si tratta della Taiwan Semiconductor Manufacturing Company o TSMC, un’azienda che produce chip per clienti consumer e militari. Un’eventuale acquisizione cinese di questa azienda potrebbe dare a Pechino un controllo abbastanza fondamentale in uno dei mercati più importanti del mondo. Il settore elettronico di Taiwan, infatti, attrae molti investimenti esteri. Gran parte della catena di fornitura mondiale di semiconduttori dipende da Taiwan. I chip sono necessari per alimentare qualsiasi oggetto elettronico: si va dai computer agli smartphone, alle automobili e alle macchine industriali. Ma anche le economie di Cina e Taiwan sono profondamente legate: la Cina è il principale partner di esportazione di Taiwan. Un eventuale attacco cinese a Taiwan potrebbe avere delle risposte di Paesi terzi anche per il peso globale che Taipei riveste in questo settore.

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