Relazioni

Taiwan, l’ipotetica visita di Nancy Pelosi, la Cina e le parole di Joe Biden

È bastata l'ipotesi di questo viaggio a far scattare reazioni e contro-reazioni, come mai?
Sara Mauri
22.07.2022 14:30

Nancy Pelosi non si è ancora mossa verso Taiwan, ma è bastata l’ipotesi di questo viaggio a far scattare reazioni e contro-reazioni. Se la Cina ha reagito con rabbia, mettendo in guardia gli Stati Uniti, anche le parole del presidente Biden sono state emblematiche. Il 20 luglio, scendendo dall’Air Force One, Biden ha detto che nei prossimi 10 giorni parlerà con Xi Jinping. Inoltre, ha dichiarato che «i militari» ritengono che «non sia una buona idea» che Nancy Pelosi visiti Taiwan in questo momento. Fino a ieri, infatti, Nancy Pelosi aveva in programma di visitare l’isola di Taiwan, come svelato dal Financial Times. Il viaggio era previsto per agosto, come parte di un più ampio tour dell'Asia. Taiwan, come sappiamo, sta subendo forti pressioni dalla Cina. La notizia del viaggio di Pelosi arriva mentre Xi Jinping e Joe Biden si preparano per un incontro virtuale. Quello di Nancy Pelosi sarebbe il primo viaggio a Taiwan di uno speaker di presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti dopo ben 25 anni, da quando il repubblicano Newt Gingrich aveva visitato il Paese nel 1997. Una visita di Pelosi era già stata annullata ad aprile per condizioni di salute. Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato, il 19 luglio aveva affermato che il viaggio non era stato annunciato e che rimaneva «ipotetico», dicendo «credo che il ministero degli Esteri stesse valutando un'ipotesi». Chissà se ora questo viaggio si farà. 

La reazione della Cina

Già ad aprile, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi aveva affermato che una visita di Pelosi sarebbe stata vista come «una provocazione dannosa». 

La Pelosi, infatti, aveva già programmato di guidare una delegazione del Congresso degli Stati Uniti a Taiwan ad aprile, ma il viaggio era stato posticipato dopo che era risultata positiva al coronavirus.

E anche stavolta, la Cina non ha reagito bene. Zhao Lijian, vicedirettore del dipartimento dell’informazione del ministero degli Esteri cinese, martedì ha detto che se la visita si farà, la Cina «dovrà adottare misure decise e energiche per salvaguardare fermamente la sovranità nazionale e l'integrità territoriale». Ha anche aggiunto che tale mossa avrebbe «un grave impatto negativo sulle basi politiche delle relazioni Cina-USA e invierà un segnale gravemente sbagliato alle forze separatiste dell'indipendenza di Taiwan». Zhao ha detto che il Congresso, come parte del governo degli Stati Uniti, dovrebbe attenersi alla politica «One China», riferendosi alla posizione prestabilita per cui gli Stati Uniti riconoscono «una sola Cina» (e non Taiwan).

La notizia è arrivata in un periodo delicato per la Cina: il primo agosto si terrà l’anniversario della fondazione dell’Esercito Popolare di liberazione, mentre il Partito comunista cinese aprirà al suo ventesimo congresso entro la fine dell’anno.

La portavoce del ministero degli Esteri di Taiwan, Joanne Ou, ha affermato che la sua agenzia non ha ricevuto informazioni relative ai rapporti sulla visita di Pelosi. L’ufficio di Pelosi, tramite Drew Hammill, vicecapo del suo, ha dichiarato: «Non confermiamo né neghiamo in anticipo i viaggi internazionali a causa di protocolli di sicurezza di lunga data». 

Quando i rapporti tra Cina e USA non sono proprio dei migliori, la Cina probabilmente vede questo viaggio come una strategia americana per fornire supporto all’indipendenza dell’isola. Il territorio, ormai, è una delle «zone calde» del mondo. Mentre la Cina aumenta le difese aeree e Taiwan si scalda, l’ingerenza americana nell’area è vista come un affronto. A giugno c’è persino stata un’iterazione tra un C-130 americano e un aereo caccia cinese. Negli ultimi anni, Taiwan ha assistito a diverse visite di delegazioni americane, soprattutto dopo che il Taiwan Travel Act è stato convertito in legge nel marzo 2018 dall'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Già l’8 luglio, durante un incontro virtuale tra capi di stato maggiore, il generale Li Zuocheng ha detto al generale Mark Milley che la Cina «non ha spazio per compromessi» su questioni che riguardano i suoi «interessi fondamentali», che includono Taiwan: «La Cina chiede agli Stati Uniti... di cessare di invertire la storia, di cessare la collusione militare USA-Taiwan.» A maggio, per il suo primo viaggio ufficiale come Presidente in Asia, Biden aveva manifestato una posizione più conflittuale verso la Cina, esprimendosi contro un potenziale attacco verso Taiwan.

Pelosi e Taiwan

Pelosi, che è stata spesso molto critica sulla posizione cinese, a gennaio aveva parlato virtualmente con William Lai Ching-te, il vicepresidente di Taiwan. Il presidente di Taiwan, allora, aveva twittato: «Ho avuto il piacere di incontrare Nancy Pelosi, una sostenitrice dei diritti umani e una vera amica di Taiwan». 

A marzo, Nancy Pelosi aveva twittato: «il TAIPEI Act celebra e sostiene l'impegno di Taiwan per la democrazia, preservando e promuovendo la sua posizione sulla scena internazionale. Oggi e in tutti i giorni, il Congresso continua a inviare un messaggio al mondo che l'America è con Taiwan».

Al centro di una partita geopolitica

Da tempo, nonostante la Cina non abbia mai governato l’isola, il governo di Pechino rivendica Taiwan come parte del suo territorio e ha dichiarato più volte di voler riunire l’isola con la Cina. Pechino ha spesso utilizzato voli militari sopra Taiwan per manifestare dissenso e ventilare una minaccia di attacco verso l’isola. Come già sappiamo e abbiamo spiegato in questo articolo, Taiwan è al centro di un difficilissimo equilibrio geopolitico tra due potenze. L’ultima notizia, del 18 luglio, riguarda una vendita di armamenti da parte degli USA a Taiwan. Mentre la Cina chiede la cancellazione di un accordo USA-Taiwan sulla vendita di armi per il valore di 108 milioni di dollari, il Dipartimento di Stato americano ha sostenuto che gli Stati Uniti hanno l’obbligo di fornire a Taiwan gli articoli militari di cui necessita. Washington, infatti, mantiene una politica di «ambiguità» strategica sulla difesa di Taiwan, in conflitto con la Cina.

Da un lato, gli USA mantengono relazioni non ufficiali con Taiwan, dall’altro lato l’America è il più forte alleato politico dell’isola. Per anni, gli Stati Uniti hanno camminato su una linea sottile, non prendendo posizione sullo stato della sovranità di Taiwan ma affermando di opporsi con forza a qualsiasi modifica unilaterale dello stato di fatto. Le relazioni degli Stati Uniti con Taiwan sono state a lungo regolate dal Taiwan Relations Act del 1979, che impegna gli Stati Uniti a fornire a Taipei le risorse di cui ha bisogno per difendersi da un attacco. Il governo statunitense tratta tutte le minacce all'isola come questioni che comportano «grave preoccupazione», tuttavia non è certo il fatto che le forze armate statunitensi difenderebbero militarmente Taiwan se venissero attaccate dalla Cina (il Taiwan Relations Act non lo prevede).

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Biden aveva inviato una delegazione non ufficiale a Taiwan, per dimostrare all’isola un impegno solido degli Stati Uniti. A febbraio, Tsai Ing-wen, il presidente di Taiwan, aveva accolto una delegazione di ex funzionari statunitensi. Tra questi funzionari c’erano l'ammiraglio in pensione Mike Mullen e Michele Flournoy, ex sottosegretario alla Difesa nell'amministrazione Obama. Anche Mike Pompeo, ex Segretario di Stato, aveva visitato l’isola a marzo.

Poco fa, William Burns, il direttore della CIA, all’Aspen Securiuty Forum, ha avvertito del rischio di un attacco cinese a Taiwan. Secondo Burns, il pericolo è reale e potrebbe verificarsi nel giro di pochi anni: secondo gli analisti della sua agenzia non è questione di se, ma è una questione di quando. 

Torniamo alla storia di Taiwan

La Cina afferma che Taiwan è parte del suo territorio e che non ha diritto al riconoscimento come stato indipendente. Da quando il presidente taiwanese Tsai Ing-wen è entrato in carica nel 2016, Pechino ha rifiutato tutti i contatti con il suo governo. Taiwan ha vissuto sotto la minaccia militare di Pechino da quando le forze comuniste sconfissero i nazionalisti nella guerra civile cinese nel 1949, spingendo i nazionalisti a fuggire a Taiwan e istituire un governo rivale.Taiwan si separò, quindi, dalla Cina nel 1949 quando Mao Zedong stabilì uno stato comunista sulla terraferma e i nazionalisti, guidati da Chiang Kai-shek, fuggirono a Taiwan. Chiang trasferì, dunque, il suo governo sull'isola mentre i comunisti di Mao Zedong presero il potere sulla terraferma.La Cina considera Taiwan una «provincia separatista», ma Taipei ha mantenuto la sua indipendenza sin dal 1949.