Titan, quante domande (ancora) senza risposta

Doveva essere un viaggio di otto-dieci ore. Per vedere da vicino ciò che resta del Titanic. È andata diversamente. Tutti e cinque i membri dell'equipaggio del sommergibile Titan, hanno spiegato le autorità, sono morti a causa di un'implosione catastrofica. Detto che, rispetto a quanto comunicato dalla Guardia Costiera statunitense, la Marina avrebbe rilevato suoni compatibili a un'implosione poco dopo l'inizio della missione, sono ancora diverse le domande cui dare risposta. Proviamo a fare chiarezza.
Che cos'è un'implosione?
Per implosione catastrofica o, meglio, implosione subacquea – riporta la CNN – si intende un collasso improvviso, verso l'interno, del sommergibile. Il mezzo, evidentemente, è stato sottoposto all'enorme pressione tipica delle profondità marine. Non è chiaro, al momento, quando e dove si è verificata l'implosione. Il relitto del Titanic si trova a 3.800 metri di profondità, mentre il sommergibile aveva quasi completato la sua discesa di due ore quando ha perso ogni contatto con la nave d'appoggio.
Un'implosione catastrofica è «incredibilmente rapida», ha dichiarato Aileen Maria Marty, ex ufficiale della Marina e docente alla Florida International University, avendo luogo in una frazione di millisecondo. Significa che la struttura è crollata ancor prima che le persone, all'interno, potessero rendersi conto di che cosa stava succedendo.
La Guardia Costiera, giovedì, ha dichiarato che continuerà le ricerche nel tentativo di recuperare elementi in grado di definire, con chiarezza, il quadro dell'incidente. La stessa Guardia Costiera, tuttavia, ha avvertito la stampa che le operazioni avvengono in «un ambiente incredibilmente spietato, laggiù, sul fondo del mare».
I prossimi passi
Oltre a cercare i corpi dei passeggeri, le autorità come detto continueranno a perlustrare il fondale marino nella speranza di scoprire ulteriori informazioni sulle cause dell'implosione. Ci vorrà parecchio tempo per mettere insieme una linea temporale specifica degli eventi, ha dichiarato giovedì la Guardia Costiera, definendo l'ambiente sottomarino «incredibilmente complesso».
Finora sono stati localizzati il cono di ogiva del Titan e un'estremità dello scafo a pressione in un grande campo di detriti, oltre all'altra estremità dello scafo a pressione in un secondo campo di detriti più piccolo. Come di fronte a briciole di un biscotto, ha detto Tom Maddox, amministratore delegato di Underwater Forensic Investigators, società che partecipò a una spedizione al relitto del Titanic nel 2005, si tratta ora di trovare tracce che permettano appunto di ricostruire la catena.
La catena degli eventi
La spedizione di OceanGate è partita da Terranova, in Canada, lo scorso 16 giugno, con la nave d'appoggio Polar Prince deputata a trasportare i partecipanti e il sommergibile nella zona del relitto. L'immersione vera e propria è cominciata domenica 18 giugno, quando i passeggeri a bordo del Titan hanno lasciato la superficie alle 9 del mattino ora locale. L'ultima comunicazione con la Polar Prince è avvenuta alle 11.47. La riemersione era prevista alle 18.10. Appurato che il mezzo non era stato avvistato da nessuna parte nei pressi della nave, alle 18.35 è stato lanciato l'allarme alle autorità.
Per quanto disperata sembrasse la situazione, un briciolo di speranza ha fatto breccia martedì, quando le squadre di ricerca hanno sentito dei colpi regolari, provenienti dai fondali marini, ogni trenta minuti. Il sommergibile, tuttavia, era stato equipaggiato con sole 96 ore di ossigeno. Scatenando una vera e propria corsa contro il tempo nella speranza di ritrovare il batiscafo. Una speranza comunque vana, dato che l'implosione stando alla Marina era già avvenuta. Nella conferenza stampa di giovedì, non a caso, le autorità hanno spiegato che non sembrerebbe esserci un nesso fra i rumori registrati e il luogo in cui sono stati ritrovati i detriti.
Non è ancora chiaro, dicevamo, quando – esattamente – il sommergibile sia imploso. La Marina ha rilevato un suono «coerente» con un'implosione domenica, ma in quel momento è stato determinato come «non definitivo» ed è per questo che la ricerca di sopravvissuti o di resti è comunque continuata.
La Guardia Costiera degli Stati Uniti, dal canto suo, ha dichiarato giovedì di aver posizionato boe sonar in acqua da lunedì in avanti, ma di non aver registrato alcun segno di implosione.
Chi c'era a bordo?
Tra i cinque uomini a bordo c'erano l'amministratore delegato di OceanGate Expeditions, Stockton Rush, un uomo d'affari britannico, Hamish Harding, un rinomato sommozzatore ed esperto di acque profonde francese, Paul-Henri Nargeolet, un miliardario pakistano e suo figlio, ovvero Shahzada e Suleman Dawood.
OceanGate Expeditions, l'operatore del Titan, ha dichiarato giovedì di ritenere che l'amministratore delegato Stockton Rush e gli altri passeggeri fossero «dispersi», aggiungendo che i dipendenti della società erano «esausti e profondamente addolorati per questa perdita».
Rush, 61 anni, ha fondato OceanGate nel 2009 allo scopo di «aumentare l'accesso all'oceano profondo attraverso l'innovazione». In una serie di interviste, Rush a suo tempo aveva detto di essere profondamente convinto che il mare, piuttosto che il cielo, offra all'umanità la migliore possibilità di sopravvivenza quando la superficie terrestre diventerà inabitabile.
In qualità di amministratore delegato, Rush, laureatosi a Princeton nel 1984 con una laurea in ingegneria aerospaziale, ha supervisionato le «strategie finanziarie e ingegneristiche» dell'azienda e ha fornito una «visione per lo sviluppo» di sommergibili con equipaggio, secondo la sua biografia.
Ma nella sua smania di esplorare, Rush è spesso sembrato scettico, se non addirittura contrario, alle normative. Un vero e proprio freno, a suo dire, all'innovazione.
A bordo c'era anche l'uomo d'affari e avventuriero britannico Hamish Harding. Con sede negli Emirati Arabi Uniti, era il presidente di Action Aviation, un'agenzia di intermediazione aeronautica, ma era meglio conosciuto per le sue varie spedizioni. Ha fatto parte dell'equipaggio di un volo che ha battuto il record mondiale per la più veloce circumnavigazione del globo attraverso entrambi i poli; è stato uno dei primi a immergersi nel Challenger Deep nell'Oceano Pacifico, ritenuto il punto più profondo degli oceani del mondo; è andato nello spazio con Blue Origin e ha partecipato a due viaggi da record al Polo Sud.
L'esperienza di Nargeolet
Il francese Paul-Henri Nargeolet aveva decenni di esperienza nell'esplorazione del Titanic. È stato direttore della ricerca subacquea presso la RMS Titanic Inc, la società che si era garantita i diritti esclusivi per il recupero dei manufatti della nave. Secondo la sua biografia, Nargeolet ha completato 35 immersioni al relitto del Titanic e ha supervisionato il recupero di 5.000 reperti. In passato, ha pure trascorso 22 anni nella Marina francese.
In un comunicato, la sua famiglia lo ha definito uno dei più grandi esploratori di acque profonde della storia, aggiungendo: «Ma ciò che ricorderemo di più è il suo grande cuore, il suo incredibile senso dell'umorismo e quanto amasse la sua famiglia».