Togli i dazi, rimetti i dazi (ma altrove): smartphone e computer verranno inclusi nelle tariffe sui semiconduttori

La mannaia dei dazi statunitensi, giorni fa, ha risparmiato smartphone, computer e altri dispositivi elettronici. Un «piccolo passo» verso una normalizzazione dei rapporti fra Pechino e Washington, per dirla con la Cina. Un passo, però, temporaneo come ha precisato il segretario al Commercio americano, Howard Lutnick, intervenuto a This Week sulla ABC. Detto in altri termini: Donald Trump intende comunque tassare il settore Tech e, soprattutto, spingere l’America a fare da sola.
L’idea di Lutnick e dell’amministrazione Trump, al riguardo, è semplice: far rientrare questi prodotti nell’ampio campo dei semiconduttori. Semiconduttori che, presto, «avranno una tariffa speciale». Di nuovo il segretario al Commercio: «Non possiamo fare affidamento sulla Cina per le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno».
In sostanza, le esenzioni pubblicate venerdì in un documento della US Customs and Border Protection sono propedeutiche a un’altra tassazione o, meglio, a uno spostamento di questi prodotti verso un altro settore. Quello dei semiconduttori per i quali, appunto, Trump ha più volte minacciato dazi.
Venerdì, in ogni caso, Apple ha approfittato del rilassamento su smartphone e computer importati dall’estero: il colosso di Cupertino, come noto, dipende in gran parte dalle industrie cinesi per assemblare i suoi prodotti. Pechino, dal canto suo, ha reagito positivamente alla notizia e, come detto, chiesto a Washington di continuare su questa strada. «Questo è un piccolo passo da parte degli Stati Uniti verso la correzione della loro azione illecita di tariffe reciproche unilaterali» ha dichiarato il Ministero del Commercio cinese domenica sul suo account ufficiale WeChat. Il Ministero ha esortato gli Stati Uniti a «fare un grande passo avanti nell’abolire completamente l’azione illecita e tornare sulla strada corretta per risolvere le differenze attraverso un dialogo paritario basato sul rispetto reciproco».
Lutnick e altri membri dell’amministrazione Trump, per contro, hanno subito ribadito che queste esenzioni, in realtà, rappresentano una sorta di pausa di transizione. Nell’attesa, dicevamo, che smartphone, computer e altri dispositivi vengano nuovamente tassati sotto un’altra categoria, sebbene difficilmente subiranno il massimo della tariffa. «Quello che stiamo dicendo è che questi prodotti sono esentati dai dazi reciproci ma possono essere inclusi in quelli per i semiconduttori, che arriveranno in un mese o due» ha chiarito Lutnick.
Le ultime esenzioni di Trump, scrive Bloomberg, coprono quasi 390 miliardi di dollari di importazioni statunitensi sulla base delle statistiche commerciali ufficiali degli Stati Uniti del 2024, inclusi oltre 101 miliardi di dollari dalla Cina, secondo i dati compilati da Gerard DiPippo, direttore associato del Rand China Research Center.
Bene, o male a seconda dei punti di vista. Ma quando arriveranno i dazi sui semiconduttori, dunque? «Entro un mese o due» ha ripetuto Lutnick. Questa settimana, ha aggiunto il segretario, verrà pubblicato un avviso nel registro federale relativo ai semiconduttori. Donald Trump, parallelamente, ha lasciato intendere che su questo fronte potrebbero esserci novità già domani. «Saremo molto specifici lunedì» ha detto il presidente ai giornalisti presenti sull’Air Force One. «Stiamo incassando un sacco di soldi; come Paese stiamo prendendo un sacco di soldi».
Con l’esenzione annunciata venerdì, per la prima volta l’amministrazione Trump ha fatto capire quali prodotti rientrerebbero nell’ambito dei semiconduttori. Resta da capire, invece, quale sarà la percentuale che applicheranno gli Stati Uniti: Bloomberg ritiene che sarà del 25%.